Roma, 23 set – L’odio è un sentimento nobile e potente, la polarità opposta all’amore, espressione mentale del conflitto, spinta dal profondo essenziale per la vita. Come scrisse Eraclito il polemos è all’origine del tutto, nato dallo scontro degli opposti, principio cosmico che si incarna nella lotta, non distruzione, ma creazione dell’armonia.
Una morale falsa e irreale
Teorie psicologiche contemporanee lo classificano come disturbo dell’affettività, un’alterazione psichica clinicamente significativa, dimenticando che tutti odiamo. Odiarono Achille, Ettore e Ulisse e altri eroi dei poemi sacri della nostra civiltà, senza per altro essere soggetti disturbati, ma solamente uomini votati ad una missione divina.
Oggi invece l’odio viene vietato da una morale falsa e irreale, perché non si potrà mai impedire di amare ed odiare. A porre l’assurdo divieto sono le forze politiche che vivono di odio e fanno della violenza la loro strategia, i progressisti ed i radical chic, che discriminano e condannano sistematicamente gli avversari. Un corto circuito cerebrale figlio della paranoia degli eredi della violenza giacobina, responsabile dello sterminio della Vandea e degli stessi rivoluzionari dissenzienti.
Follia giustificata poi dalla teoria marxista che auspica la violenza rivoluzionaria provocata dall’odio di classe, esaltata nello stesso “Manifesto del Partito Comunista” di Marx ed Engels. Queste sciagurate tesi furono poi applicate nella pratica da Lenin, con gli effetti conosciuti e dai suoi tristi epigoni, provocando milioni di morti. La storia della violenza comunista è costellata dalla repressione delle rivolte ai tempi dell’Unione Sovietica, che soffocò nel sangue la voglia di libertà. La guerra civile in Italia, le foibe in Istria e Dalmazia, il terrorismo degli Anni di Piombo, fino alle violenze dei Centri Sociali ai nostri giorni.
L’odio sordo degli antifascisti
Azioni sempre spinte dall’odio scatenato dall’invidia per chi è rimasto coerente con le proprie idee, mentre i falsi rivoluzionari si sono svenduti al grande capitale. La rabbia sorda degli antifa è il prodotto dall’invidia e dell’ipocrisia, del senso di colpa del tradimento, essendo divenuti da socialisti rivoluzionari difensori del proletariato a servi sciocchi del capitalismo.
Proiettano sugli avversari i sentimenti e le pulsioni che non accettano inconsciamente e non possono integrare nella loro identità politica. La proiezione è un meccanismo psichico che può generare conflitto e ostilità e sfociare nella paranoia, infatti i progressisti vedono ovunque il pericolo fascista e vivono come una minaccia chi osa pensare diversamente da loro.
Non percepiscono un antagonista, ma un nemico, un mostro da distruggere, non essendo in grado di sviluppare una dialettica che permetta il confronto. La mancanza di ideologia e di un qualsiasi programma politico è sostituita dalla violenza che sfocia in attacchi vigliacchi ad avversari isolati come successe in Ungheria.
Quando la loro aggressività patologica è bloccata dalle Forze dell’Ordine piagnucolano e invocano la protezione politica. Ragazzini viziati e paurosi si fingono rivoluzionari con il permesso dei genitori, o vecchi arnesi del terrorismo riciclati come agitatori, ma sempre con la pretesa dell’immunità.
Una violenza mai sopita
I rivoltosi da operetta organizzano giocose crociere con la scusa di portare viveri e solidarietà ad un popolo che lotta per la Patria e pretendono la protezione dello Stato che fingono di combattere. Vietano l’espressione delle idee nelle università, assaltano le sedi dei nemici, ma se questi si difendono strepitano terrorizzati dalla violenza fascista. Le manifestazioni ed i cortei antifa sfociano regolarmente in devastazioni, aizzati e giustificati da sedicenti intellettuali democratici, che perdonano loro ogni atto criminoso come intemperanza giovanile. Alcuni Stati hanno messo fuori legge il movimento antifa come organizzazione terroristica internazionale, responsabile di omicidi e aggressioni violente.
La violenza antifascista che ha fatto centinaia di vittime negli Anni di Piombo non si è mai sopita, ritorna puntualmente con il suo carico d’odio moralmente accettato. Perché l’odio è vietato fuorché per chi ne detiene il monopolio, per chi uccide e aggredisce senza nulla rischiare, in quanto – per loro – la violenza è solo fascista. Ai servi della globalizzazione tutto è permesso, uccidere un fascista non è reato, come fare più rosse le loro bandiere con il sangue delle camicie nere.
Ma oggi i loro vessilli non sono più rossi, recano piuttosto il simbolo del dollaro. Gli “eroi” dell’antifascismo senza Fascismo dovrebbero organizzare una manifestazione per la Palestina a Gaza, non nel centro delle nostre città dove non si rischia nulla. E i sindacati indire una giornata di lavoro da devolvere ai profughi palestinesi, senza scioperare contro i cittadini. Non lo faranno mai, non ne hanno il coraggio, meglio aggredire in gruppo un nemico isolato e poi scappare a nascondersi sotto le sottane del Sistema.
Roberto Giacomelli