Roma, 12 giu – La sentenza del Tar del Lazio che ha annullato i Daspo inflitti a diversi militanti di CasaPound – tra cui Gianluca Iannone e Luca Marsella – per aver compiuto il saluto romano durante la commemorazione di Acca Larenzia, ha fatto esplodere il solito riflesso pavloviano della sinistra: isteria, appelli alla repressione e allarmi antifascisti da operetta.
Bonelli contro la sentenza del Tar
A guidare la crociata contro la decisione del tribunale amministrativo è Europa Verde, che in un comunicato ufficiale parla addirittura di “decisione pericolosa” che “legittima gesti di apologia del fascismo”. Il movimento ecologista, ormai più noto per la sua ossessione ideologica che per battaglie ambientali, ha invocato l’intervento del Ministero dell’Interno e chiesto riforme legislative per evitare che – testuali parole – “derive nostalgiche” vengano “normalizzate dalla giurisprudenza”. Ma di cosa stiamo parlando, in realtà? Il Tar ha semplicemente affermato che i Daspo “fuori contesto”, applicati a militanti che partecipavano a una commemorazione storica, sono giuridicamente infondati e amministrativamente impropri. Nessun gesto violento, nessuna minaccia all’ordine pubblico. Solo una commemorazione, come tante, che da anni si svolge in ricordo dei giovani uccisi ad Acca Larenzia, tragico simbolo degli anni di piombo.
Una doppia vittoria
CasaPound, nel suo comunicato, ha parlato di “una doppia vittoria, politica e giuridica”, sottolineando come si tratti dell’ennesimo caso di strumentalizzazione di strumenti amministrativi a fini di repressione ideologica. «Ancora una volta – si legge nella nota – ci troviamo di fronte all’uso distorto di provvedimenti nati per altri scopi. La memoria non si processa». Il punto, però, sembra sfuggire del tutto ai professionisti dell’allarme democratico. Non appena un tribunale riconosce i diritti anche a chi non la pensa come loro, ecco che partono le accuse di “fascismo legalizzato”. L’indignazione automatica della sinistra, alimentata da stampa compiacente e politici in cerca di visibilità, ha un solo scopo: delegittimare chiunque esca dalla cornice imposta dal pensiero unico.
Il diritto che non piace
In realtà, questa sentenza non legittima nulla di illegale. Ristabilisce semplicemente il principio che non tutto ciò che “dà fastidio” può essere represso con provvedimenti amministrativi arbitrari. E conferma che la libertà di commemorare i propri morti, anche se non sono quelli “giusti” per la sinistra, è un diritto garantito. Ma per certi ambienti, evidentemente, il diritto vale solo se si piega alle esigenze ideologiche del momento. E se un tribunale osa ricordarlo, allora diventa “pericoloso”.
Vincenzo Monti