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Dalla Luna a Marte: così l’Italia entra nella corsa allo spazio

by Sergio Filacchioni
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Italia

Roma, 19 ago – Con la firma del contratto tra Thales Alenia Space Italy e l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) prende ufficialmente avvio la progettazione del Multi-Purpose Habitation module (MPH), il primo avamposto umano permanente destinato alla superficie lunare. Si tratta di un tassello cruciale della roadmap Artemis, che non solo punta a riportare astronauti sulla Luna, ma a trasformarla in una piattaforma di sperimentazione per le future missioni verso Marte.

Il ruolo dell’Italia nella nuova corsa allo spazio

L’MPH è più di un semplice modulo abitativo: rappresenta la proiezione dell’Italia in una dimensione geopolitica e industriale che oggi si gioca tra Stati Uniti, Cina e le grandi agenzie spaziali. La partecipazione italiana, resa possibile dalla sinergia tra Thales Alenia Space, Altec e un ampio tessuto di industrie nazionali, dimostra la capacità del nostro Paese di ritagliarsi un ruolo di primo piano nella costruzione di infrastrutture spaziali di lungo termine. Il presidente dell’ASI Teodoro Valente ha sottolineato come questo progetto si inserisca in una visione di investimento di lungo periodo, resa ancora più significativa dal recente varo della prima “Space Law” italiana, segnale concreto della volontà del governo di sostenere la nascente Space Economy. Parliamo di una legge-quadro che regola governance, autorizzazioni e responsabilità delle attività spaziali. Non è un dettaglio tecnico: significa dotarsi di uno strumento per attrarre investimenti privati e garantire certezza giuridica ai partner internazionali. In questo modo l’Italia non è più solo subfornitrice, ma si accredita come attore centrale nella nuova corsa allo spazio, capace di legare competenze industriali, ambizione geopolitica e cornice normativa.

Un habitat multifunzionale per dieci anni di missioni

Il modulo, progettato per resistere almeno dieci anni alle condizioni estreme della superficie lunare – forti escursioni termiche, radiazioni, polvere abrasiva, micrometeoriti e bassa gravità – avrà una duplice natura: rifugio abitativo e rover mobile. In grado di ospitare astronauti in missione, supportare le operazioni scientifiche e muoversi sulla superficie, l’MPH diventerà un vero laboratorio “orbitoterrestre”. Anche in assenza di equipaggio, il modulo potrà proseguire attività sperimentali automatiche, garantendo così continuità alla ricerca e aprendo la strada a una presenza stabile e autonoma dell’uomo sulla Luna. Thales Alenia Space vanta una lunga esperienza nella realizzazione di infrastrutture pressurizzate per la Stazione Spaziale Internazionale e per il Gateway lunare. L’MPH rappresenta dunque l’evoluzione naturale di un know-how che ha già reso l’Italia protagonista della costruzione di ambienti abitabili nello spazio. Secondo Giampiero Di Paolo, Deputy CEO di Thales Alenia Space, la firma del contratto rappresenta “un’opportunità unica per guidare il progresso scientifico e tecnologico europeo, realizzando il primo avamposto umano italiano sulla superficie lunare”.

Dall’Italia alla Luna e Marte: la traiettoria futura

L’obiettivo ultimo di Artemis è chiaro: utilizzare la Luna come banco di prova per la colonizzazione di Marte. L’Italia, grazie a questo contratto, entra di diritto nel cuore di questa sfida. L’MPH non è soltanto un progetto tecnologico, ma un tassello geopolitico che segna il ritorno delle nazioni europee come attori della nuova competizione spaziale. Se fino a oggi l’Italia era vista come partner tecnologico di secondo piano, con l’MPH si colloca invece tra i paesi fondatori della futura presenza umana nello spazio profondo. Una sfida che non riguarda solo gli astronauti, ma la ridefinizione della sovranità tecnologica e industriale nel XXI secolo.

Sergio Filacchioni

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