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Meno Orwell, più Huxley: il “Mondo Nuovo” è già qui

by Enrico Colonna
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Roma, 22 ott – Siamo nel 1932, in Inghilterra. E uno scrittore sulla quarantina ha appena pubblicato un romanzo fantascientifico che, per il suo tempo, non poteva essere più inattuale. L’autore si chiamava Aldous Huxley e il suo romanzo era Brave New World, tradotto in genere come “Il Mondo Nuovo”.

L’amara satira di Orwell

Difatti, di lì a pochi anni, la letteratura fantascientifica e distopico-politica sarà quasi completamente egemonizzata da Eric Arthur Blair, alias George Orwell. Il perché del maggior successo, almeno al momento della pubblicazione, dei romanzi di Orwell rispetto a quello di Huxley – che pure era stato maestro di Orwell a Eton – è presto detto: Orwell tratteggia una satira amara del totalitarismo in un momento storico in cui è appena finito il secondo conflitto mondiale. Sono appena stati sconfitti i totalitarismi italiani e tedeschi e un altro – quello sovietico – è ancora vivo e vegeto. Vien da sé quindi che la distopia orwelliana fosse percepita come più “attuale”.

Al contrario, il suo maestro Aldous Huxley aveva pubblicato un romanzo che negli anni Trenta risultava estremamente inattuale. Paradossalmente però – tralasciando gli intenti “profetici” che probabilmente i due autori non avevano – oggi la situazione si è “ribaltata”: Orwell è rimasto confinato alla storia della letteratura, mentre Huxley e il suo romanzo Brave New World risultano inquietantemente profetici. A partire dal titolo: Brave in questo caso non vuol dire “coraggioso”, ma “eccellente”: l’Eccellente Mondo Nuovo. Il titolo è tratto dal quinto atto del dramma shakesperiano La Tempesta e nell’inglese di quell’epoca (a cavallo tra XVI e XVII secolo) “brave” assume questo significato.

Il Nuovo Mondo di Huxley

E, per molti versi, questo “eccellente” nuovo mondo è il nostro. Quello di Huxley non è un romanzo, ma un monito sulle storture del progresso e del consumismo (che ovviamente nel 1932 ancora non esisteva, o quantomeno non era ancora stato “diagnosticato”). Nelle pagine di Brave New World l’umanità è dipinta come un esperimento e la felicità come un farmaco prescritto. Huxley tratteggia un potere che, a differenza di quanto descritto da Orwell, non reprime il dissenso con la polizia segreta, ma attraverso il benessere. Un potere che fa nascere gli uomini in provetta, che li addestra a sorridere e che li tiene a bada con una sostanza psichedelica chiamata Soma, una droga calibrata alla perfezione per far sì che gli uomini non pensino mai abbastanza e non sentano più del dovuto. Il regime di Huxley non si regge sulla coercizione e la repressione poliziesca, bensì sul piacere programmato, sul dare agli uomini la loro “dose” di benessere a ritmo cadenzato.

E come non dare ragione a Huxley quando vediamo stormi di persone che riescono a trascorrere ore scrollando all’infinito su Instagram o TikTok, guardando contenuti che l’algoritmo ha selezionato per loro sulla base degli interessi manifestati in precedenza. E ad ogni contenuto gradito, ad ogni like, ad ogni commento, come conferma ormai la ricerca scientifica, il nostro cervello rilascia dopamina (neurotrasmettitore legato al piacere e alla ricompensa, lo stesso che si attiva quando mangiamo qualcosa che ci piace o quando consumiamo un rapporto sessuale). Non è bellissimo? Non è davvero “eccellente” questo nuovo mondo? Basta con metodi vecchi ed obsoleti come la repressione, le notti in questura, gli interrogatori e la polizia segreta. Ora il potere non deve più spiarti, basta sedurti. Non deve sorvegliarti, basta intrattenerti. Non gli serve punirti, basta “premiarti”. E se il potere è così e ti dà esattamente quello che vuoi quando vuoi, allora a cosa ti ribelli? Al benessere? Al piacere? Chi sarebbe tanto idiota da ribellarsi al “benessere” e al “piacere”?

Un particolare esperimento filosofico

Nel 1954, anni dopo la prima uscita del suo Brave New World, Aldous Huxley pubblicò un resoconto di un particolare esperimento filosofico. Per un certo periodo lo scrittore fece uso di mescalina, ma non come “rifugio” da un mondo moderno che tra conformismo e Guerra Fredda stava ormai prendendo la sua strada verso la deriva, bensì come esperimento volto ad esplorare la propria coscienza. La conclusione a cui giunse in questo resoconto dell’esperimento – intitolato “Le porte della percezione” – a leggerla oggi mette i brividi: “La mente è la grande esclusa della civiltà moderna”.

Ormai il suo “eccellente” Mondo Nuovo non è più materiale fantascientifico, è realtà di ogni giorno. Le nostre piccole dosi di piacere sono i reel di Instagram, le code per acquistare l’ultimo modello di iPhone, i contenuti graditi selezionati dall’algoritmo. Insomma, il Mondo Nuovo è già qui. È arrivato nella maniera più “dolce” e “indolore” che si potesse immaginare e, forse, tutto sommato ha anche attecchito bene. Perché – come abbiamo detto – chi si ribellerebbe mai al piacere e al benessere?

Enrico Colonna

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