Roma, 23 lug – La Russia mette al bando Benito Mussolini. È quanto stabilisce una legge approvata dalla Duma, che entrerà in vigore nel settembre 2025. Il provvedimento prevede sanzioni per chi, anche tramite VPN, accede a contenuti ritenuti “estremisti”.
La Russia censurato Mussolini
Tra questi, figurano le opere dei leader dell’Italia fascista. Per la prima volta, in modo esplicito, Mussolini viene equiparato ad Adolf Hitler anche nel contesto legislativo russo. Un fatto che fa notizia non solo per il peso simbolico, ma per le sue implicazioni geopolitiche e culturali. La Russia, fino a ieri percepita da molti ambienti alternativi come baluardo della sovranità, della tradizione e dell’identità, adotta ora le stesse categorie dell’antifascismo globalista.
Il dissenso rossobruno si scopre diviso
Ma la vicenda ha effetti anche in Italia, dove da tempo esiste un’area variegata – spesso definita “rossobruna” o sovranista – che mescola posizioni sovraniste, identitarie, filorusse e in parte anche nostalgiche. A far esplodere le contraddizioni interne ci ha pensato Francesco Toscano, leader di Ancora Italia, che in un post pubblico ha attaccato duramente Roberto Vannacci. Il generale, oggi candidato con la Lega, sarebbe a suo dire un avvelenatore dei pozzi del dissenso con dichiarazioni ambigue: da un lato dichiarandosi a favore di Putin contro Zelensky, dall’altro affermando che Mussolini “ha fatto anche cose buone”. Secondo Toscano, si tratterebbe di pura manipolazione. In sostanza, l’accusa è quella di voler infilare il Fascismo nel campo del dissenso filorusso senza prendersi la responsabilità politica e culturale che questo comporterebbe.
La trappola del doppio binario
Il caso evidenzia una contraddizione di fondo: una parte del dissenso italiano esalta la Russia come alternativa al mondialismo, ma finge di non vedere quando proprio Mosca si allinea apertamente alla narrativa antifascista dominante. La censura verso Mussolini, da parte della Russia, non è solo un fatto tecnico. È un messaggio politico: non c’è spazio per chi contesta il mondialismo in nome della Terza Posizione. Il dissenso è accettabile solo se liberal, progressista, conservatore ma comunque controllato. In questo contesto, la linea di Vannacci appare doppiamente ambigua: cerca consensi tra i patrioti senza mai affondare sul piano storico e dottrinario. Allo stesso tempo, Toscano lo accusa proprio per questo, perché continua a difendere Putin, cioè colui che oggi firma la messa al bando di Mussolini.
Una crisi di senso
Anche altre figure come Marco Rizzo, ex comunista ora in area sovranista, restano impantanate nella stessa ambiguità. Si denuncia la NATO, si difende la Russia, ma ci si rifugia sempre nella comfort zone dell’antifascismo d’ordinanza, senza mai riconoscere il ruolo storico e rivoluzionario del fascismo come terza via al sistema. Alla prova dei fatti, il “dissenso filorusso” si rivela incapace di fornire una sintesi culturale autentica. Parla di sovranità, ma senza radici. Parla di resistenza, ma contro cosa? E in nome di chi?
Mussolini non fa parte del problema
In un’epoca dove tutto è contaminato, anche l’opposizione al sistema sembra aver perso i suoi anticorpi. La censura a Mussolini da parte della Russia mostra quello che ripetiamo da tempo calamitando l’odio del mondo filorusso. Non esistono scorciatoie geopolitiche: nessun salvatore esterno ci restituirà l’identità. E chi nel nome del “dissenso” accetta i codici culturali del nemico – sia a sinistra che a destra – non fa che rinforzare il disordine mondiale. La verità è che serve una nuova élite, lucida e formata, che non si nasconda dietro slogan vuoti o retoriche mimetiche. Un dissenso che sia davvero tale deve partire dalla verità storica: Mussolini non è stato il problema. È stato il tentativo di una soluzione.
Sergio Filacchioni