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Lavrov e il woke alla russa: “Tutta colpa degli europei”

by Sergio Filacchioni
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Lavrov

Roma, 5 mar – Era difficile segnare un punto così alto sulla scala del woke: a riuscirci è stato il Ministro degli Esteri della Federazione Russa Sergej Viktorovič Lavrov. In un’intervista del 2 marzo con Krasnaja Zvezda (“Stella Rossa”) – maggiore organo di comunicazione del Ministero della difesa della Federazione Russa e, fino al 1991, di quello sovietico – il Ministro si è lasciato andare a delle considerazione anti-europee.

Lavrov e il woke alla Russa

Tutte le tragedie del mondo hanno avuto origine in Europa o sono accadute a causa delle politiche Europee. La colonizzazione, le Crociate, la Guerra di Crimea, Napoleone, la Prima guerra mondiale, Hitler…“. Non sono parole che arrivano da qualche no-global, o da qualche sigla woke occidentale che trova nel maschio bianco europeo la radice di ogni male. Sono dichiarazioni del Ministro degli esteri Russo Lavrov, che inaugura così il “woke alla russa“, che forse è anche peggio di quello “classico”: se per i movimenti progressisti tradizionali la denuncia investe il sistema occidentale nel suo complesso, quello battezzato dal Cremlino si concentra sulla critica al colonialismo, all’”eurocentrismo” e a ruolo delle potenze europee nella storia, salvando però gli Stati Uniti. Cortocircuito? Non proprio: “Se si guarda retrospettivamente la storia, gli americani non hanno giocato alcun ruolo di sedizione, e tanto meno destabilizzatore”. Parole veramente forti se non addirittura comiche, che ci danno la misura della rinnovata amicizia Russo-Americana, basata sul dichiararsi apertamente anti-Europa. Lo stesso Trump dopo tutto ha affermato che l’Unione Europea è nata per fregare gli Stati Uniti. Un woke ribaltato di segno, conservatore e filo-americano, che lascia in piedi solo l’odio per l’Europa e la sua storia.

Riscoprirsi europei

Evidentemente, volenti o nolenti, la percezione che il mondo ha di noi è quella di “Europei”: non italiani, non francesi, non polacchi. Chi oggi sta lavorando attivamente per la destabilizzazione del vecchio continente non è più propenso alle distinzioni poetiche: il male è la storia Europea in toto, Roma quanto Berlino, Napoleone quanto Bismark. Così come abbiamo sempre auspicato, è ora di rendere il loro incubo realtà: un’Europa unita, armata e indipendente; che combatta la wokeness in qualsiasi forma sopraggiunga a ripeterci il mantra del “complesso di colpa permanente” che vuole entrare a forza “nell’anima delle nazioni europee e a paralizzarne la volontà di lotta“.

Sergio Filacchioni

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