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Potenzaeuropa: gli atti del convegno per una nuova Europa-Stato

by Sergio Filacchioni
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Europa

Roma, 30 mag – È uscito oggi per Passaggio al Bosco Potenzaeuropa. Linee costituenti per costruire l’Europa, volume che raccoglie gli atti dell’omonimo convegno tenutosi a Roma il 22 febbraio 2025, promosso dal Centro Studi Kultureuropa. È un testo denso, articolato, politicamente programmatico e intellettualmente ambizioso, che si muove tra analisi geopolitica, proposta costituzionale e critica culturale. Al centro c’è un’idea forte e costante: costruire l’Europa come Stato federale sovrano, capace di agire nel mondo come potenza autonoma.

Europa Stato, una necessità storica

A risuonare fin dall’incipit è il fantasma dell’Europa stessa, come scrive l’editoriale introduttivo: un continente in cerca di autori, non individuali ma storici, sociali. Forze capaci di ricostruire una volontà di potenza europea, in uno scenario in cui Washington e Pechino dettano l’agenda globale. Le relazioni, firmate da studiosi, analisti e intellettuali militanti, ruotano attorno a un’idea di fondo: la crisi dell’Europa attuale è una crisi di forma politica. Solo uno Stato europeo, federale e sovrano, potrà essere all’altezza delle sfide del nostro tempo. Il Convegno parte quindi da una diagnosi severa: l’Europa è in declino. Sconfitta sul piano dell’approvvigionamento energetico, rallentata nella corsa tecnologica (chip, terre rare), marginalizzata nei teatri globali (Africa, Medio Oriente, Pacifico), è diventata una periferia dell’Occidente a guida americana. L’analisi di Carlomanno Adinolfi rimarca questo punto, denunciando il ritorno di logiche da “Yalta 2.0” e la perdita di sovranità interna ed esterna. Ma questa crisi è vista anche come occasione. Potrebbe, anzi dovrebbe, attivare un “risveglio titanico e prometeico”, un processo di riformulazione identitaria e statuale dell’Europa che superi la frammentazione attuale, ridando coesione a un continente che oggi soffre l’assenza di volontà politica comune. È su questo punto che convergono molti degli interventi raccolti nel volume: l’Europa deve smettere di essere un mercato e diventare uno Stato.

I contributi al volume

Questa necessità si scontra però con una realtà istituzionale nata per amministrare, non per governare. La governance europea – spiegano Marco Scatarzi e Giancarlo Ferrara – è figlia di una tecnocrazia senza anima, lontana dalla dimensione del conflitto politico e priva di una tensione costituente. Occorre politicizzare lo spazio europeo, riportare al centro la sovranità, definire un’identità forte e condivisa, in grado di orientare la trasformazione dei sistemi economici, scolastici, industriali e militari. Tra i nodi centrali emerge quello della cittadinanza: nel nostro intervento con Ferdinando Viola, denunciamo il fallimento della democrazia delegata, che ha prodotto disinteresse politico e disgregazione sociale. Per invertire la rotta, servono scuole identitarie, non più meri strumenti di istruzione tecnica, ma fucine di cittadini attivi, radicati nei valori europei: coraggio, bellezza, natura. Solo così potrà emergere una nuova élite, fisicamente e intellettualmente impegnata. Marco Massarini individua nei giovani europei la classe sociale più fragile: gravati dal debito pubblico, esclusi da un sistema finanziario elitario, penalizzati da una moneta pensata per svalutare. A ciò si aggiungono la pressione fiscale, la burocrazia e la mancanza di un mercato dei capitali maturo. Guarente, Passera e Rivabella offrono un’analisi impietosa del Welfare europeo: salari stagnanti, tutele ridotte, precarietà diffusa. La risposta? Una volontà politica comune, che rilanci investimenti pubblici, formazione e coesione sociale. Giuseppe Scalici richiama la necessità di una costituzione europea: l’UE resta oggi ostaggio delle logiche della Guerra Fredda, incapace di emanciparsi. Serve un soggetto politico in grado di trasformare la comune eredità culturale in forma statuale, come indicava Gentile. Infine, Joime e De Pedys evidenziano due emergenze strutturali: l’energia e la competitività industriale. L’Europa è dipendente da oligopoli fossili e dalla Cina per le materie critiche, mentre il Green Deal rischia di accentuare le disuguaglianze. Sul piano tecnologico, il divario con gli USA è drammatico, soprattutto negli investimenti strategici (AI, venture capital).

Fare dell’Europa una nazione storica

Chi potrà guidare la rinascita politica dell’Europa? Marco Scatarzi e Giancarlo Ferrara propongono la figura di un soggetto politico trasformativo, che sappia passare dal burocratismo alla decisione, dalla gestione alla visione. Un “nazionalismo europeo” capace di unificare i campi della sovranità: energetico, tecnologico, militare, produttivo. Solo così l’Europa potrà “bastare a sé stessa” e tornare protagonista della storia. Il volume si chiude su una visione chiara e ambiziosa: fare dell’Europa una nazione storica, culturale e politica, capace di unificare la propria frammentazione interna sotto una cornice statuale. E questo non per emulare gli altri – Stati Uniti o Cina – ma per essere finalmente sé stessa: erede di una civiltà millenaria, consapevole delle proprie radici, portatrice di un progetto autonomo. Non un’utopia, ma una chiamata all’azione: Europa-Stato federale, come recita il manifesto conclusivo. Gli atti del convegno Potenzaeuropa rappresentano oggi uno dei più compatti tentativi di dare una forma politica a questa visione. Non un trattato accademico, ma una proposta fondativa. Il tempo delle analisi è finito. Come ammonisce Nietzsche in esergo al volume, citando il Rigveda: “Ci sono ancora molte aurore che non hanno rifulso”. L’Europa può essere una di queste. Se lo vorrà.

Sergio Filacchioni

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