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Sulle orme degli antenati: la montagna come tempio sacro

by Marco Battistini
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Roma, 30 lug – “Non lasciate trascorrere una settimana senza andare a camminare nella foresta o nella natura ancora quasi selvaggia, o perlomeno in un parco urbano non inquinato”. Nei sette consigli pratici con cui termina il suo breviario “Un samurai d’Occidente”, atto di accusa verso un continente che da tempo va perdendo la sua coscienza di culla delle civiltà umana, Dominique Venner pone l’accento sulla sintonia che l’uomo europeo dovrebbe avere nel rapporto con il suo mondo originario. Un legame profondo, oggi addormentato nel nostro inconscio, che – a proposito – anima le pagine del libro Sulle orme degli antenati, volume d’esordio di Marco Scarsini.

Ritorno all’essenziale

Se volessimo usare le parole dell’autore, l’agile opera potrebbe essere descritta come il frutto di una doppia storia d’amore: quello fisico per la montagna – ovvero le fatiche alle quali costringe – e quello intellettuale per storia e racconti mitologici. Ma sarebbe riduttivo.

Il volume si rivolge al lettore con lo stesso atteggiamento che si dovrebbe avere nei confronti delle nostre cime, spazi ancora fuori da ogni moda. Attenzione (nella descrizione dei particolari) e umiltà – di chi, formato dalla propria esperienza personale, ha qualcosa di diverso da raccontare. La pratica dell’escursionismo, riscoperta in questo caso come rottura della routine quotidiana – gli odori del bosco, i colori delle piante, la celata tranquillità degli animali – si è trasformata per il giovane veronese in un ritorno all’Essenziale: la prima e unica sfida da vincere non può essere che contro se stessi

Natura, eccellenza e bellezza

Lassù ci si può disintossicare, almeno per qualche ora, da quella tecnologia “spazzatura” che, tradendo le funzioni – anche prometeiche – della tecnica, ci indebolisce ogni giorno di più. Se l’uomo cerca di raggiungere la bellezza attraverso natura ed eccellenza, il libro – tra un’annotazione e un libero pensiero – ci ricorda come la massima espressione della prima possa trovare residenza proprio dove gli antichi hanno dato forma al divino

Inoltrarsi nel bosco, già custode della vegetazione e dei suoi figli, come incamminarsi all’interno di un tempio sacro. D’altronde furono i nostri antenati a erigere qui santuari per venerare nel contesto di una religiosità attiva le proprie divinità, spesso e volentieri cittadine delle alture. Come ricorda lo stesso Venner nel passaggio sopra citato, senza essere necessariamente credenti né tantomeno praticanti, anche un’antica chiesa – luogo di culto testimone del genio dei nostri popoli – può assumere in via del tutto eccezionale la stessa funzione di rottura della natura incontaminata.

Sulle orme degli antenati

Sulle orme degli antenati, ovvero di chi – ben prima di noi – ha calpestato questa terra che tutto intorno brulica di vita. C’è chi l’ha fatto per assicurarsi sostentamento, chi per tracciare vie eterne, chi per difendere fisicamente la propria Nazione. Estate, inverno, nella notte o in solitaria, Scarsini ci porta tra boschi e montagne, custodi della storia, spinto da un richiamo ancestrale, descrivendo questo microcosmo tanto camaleontico quanto gerarchico

Storie di contemplazione di fuochi sotto le stelle e di lucida accettazione del rischio (sì, anche della morte: ad alta quota d’altronde le leggi naturali – a differenza di quelle emanate dagli uomini – continuano a persistere). Ma soprattutto di misteri: “ogni ambiente selvaggio e naturale ti accetta al suo interno solo in virtù del fatto che ti sei avvicinato con rispetto e fame di arcaicità”. 

Insomma non serve necessariamente essere esperti alpinisti. Potrebbe bastare poco per risvegliare il nostro inconscio, anche solo – in mezzo a quei boschi, all’ombra delle nostre montagne – saper ascoltare il silenzio degli alberi.

Marco Battistini 

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