Fuck the pope fuck the queen (king),
Cuz we are the famous Aberdeen…
Roma, 6 set – Nella travagliata ma gloriosa storia del calcio scozzese, tutti gli appassionati seguono le vicende del celebre Old Firm, vale a dire il derby di Glasgow tra i protestanti Rangers ed i cattolici Celtic. Ma voglio occuparmi dei terzi incomodi. Coloro che in Europa hanno, incredibilmente, vinto più trofei delle due squadre largamente più blasonate, vale a dire l’Aberdeen.
La città di granito
Aberdeen, la vecchia Aberdonia, città che si affaccia sul Mare del Nord e famosa per la scoperta del petrolio negli anni settanta, è conosciuta come Città di Granito. I suoi storici vecchi edifici erano costruiti utilizzando appunto il granito grigio estratto dalla cave locali. Inoltre è rinomata per le sue Northern Lights, vale a dire la possibilità di ammirare l’Aurora boreale. Ma, oltre a tutto ciò, è una città che va matta per la propria squadra di calcio.
L’Aberdeen Football Club viene fondato nel 1903 dalla fusione tra l’Aberdeen, il Victoria United e l’Orion. Nel 1905 raggiunge la prima divisione, da dove non si schioderà mai più. Per alzare un trofeo però bisognerà attendere il 1947, con la prima delle otto Coppe di Scozia. Mentre il primo dei quattro campionati scozzesi arriverà nel 1955, mentre nel 1956 sarà il turno della prima delle sei Coppe di Lega.
L’avvento di Alex Ferguson
La storia del club però cambierà per sempre nel 1978, quando in panchina si siederà un certo Alex Ferguson. Grazie a giocatori del calibro di Jim Leighton, Willie Miller, Alex McLeish e Gordon Strachan nel giro di sette anni conquisterà sul territorio nazionale tre campionati, quattro Scottish Cup ed una League Cup. Il vero capolavoro comunque Fergie lo fece in campo europeo, con il favoloso cammino in Coppa delle Coppe nella stagione ’82/’83.
Dopo Sion, Dinamo Tirana e Lech Poznan, fu il turno dei fortissimi tedeschi del Bayern Monaco. Dopo due vere e proprie battaglie, passarono gli scozzesi. Archiviata la pratica dei belgi del Waterschei, in finale a Göteborg l’11 maggio 1983 affrontò il Real Madrid, allenato da Alfredo Di Stefano. Sotto una pioggia battente, circa diecimila tifosi spinsero i Dons alla vittoria per 2-1 ai supplementari, con la rete decisiva del subentrato John Hewitt. Fu l’ultima volta che il Real perse una finale in campo internazionale. Pochi mesi dopo, in un doppio confronto, sconfisse anche l’Amburgo campione d’Europa, per aggiudicarsi la Supercoppa. Nel 1985 arrivò un altro titolo nazionale, l’ultimo di una compagine non di Glasgow.
Nel 1986 Ferguson se ne andò al Manchester United ed il resto è leggenda. Mentre per la squadra di casa al Pittodrie Stadium iniziarono le vacche magre, anche perché la situazione economica del club divenne sempre meno florida. Arrivando ai giorni nostri, il 24 maggio 2025, sconfiggendo a sorpresa ai calci di rigore il Celtic, si aggiudica la Coppa di Scozia, primo trofeo dal 2014, conquistandosi il diritto di disputare le coppe europee.
Aberdeen, i primi casuals e il tifo all’italiana
Parlando dei tifosi, abbiamo a che fare con una delle più passionali tifoserie britanniche. E anche tra le più attive negli anni a livello hooligan. Gli storici Aberdeen Soccer Casuals (primo gruppo ad utilizzare nel nome il termine casual e primi a scrivere un libro di memorie, con Bloody Casuals di Jay Allan) sono stati particolarmente attivi negli anni ’80 e ’90. Mentre ora, sotto il nome di Aberdonia, alcuni di loro continuano a seguire la squadra. Anche se non più attivi dal punto di vista degli scontri. Intanto un gruppo di giovani si è affacciato sugli spalti con il nome di Ultras Aberdeen, adottando uno stile di tifo all’italiana. La rivalità storica è quella con i Rangers, mentre, nell’epoca d’oro casual, con la Capital City Service dell’Hibernian. A livello internazionale si hanno invece delle amicizie con il Tottenham, la Dynamo Berlino ed il Boavista.
Concludiamo con una curiosità. Il più grande calciatore scozzese di sempre (unico a vincere il Pallone d’oro nel 1964), Denis Law, è proprio nativo di Aberdeen, ma non ha mai giocato con i colori bianco rossi. Ciononostante è considerato una leggenda in città e alla sua morte, avvenuta nel 2025, è stato onorato con un enorme murale.
Roberto Johnny Bresso