Roma, 8 giu – Sabato scorso il Paris Saint-Germain si è laureato campione d’Europa per la prima volta nella sua storia. Ma, oltre ad essere indubbiamente in questo momento la miglior squadra del mondo, una cosa ha colpito: la netta predominanza di tifosi di origine africana (anche e soprattutto tra gli ultras, con tanto di donna velata in transenna) e le devastazioni avvenute a Parigi e in tutta la Francia durante i “festeggiamenti”. Il bilancio finale è di 2 morti, 192 feriti e 559 arresti. Mentre a Monaco di Baviera gli ultras in campo hanno cercato persino di rubare la Champions dalle mani dei giocatori, come nel finale del film Scuola di ladri! Sì, perché ormai il PSG è diventato la squadra ufficiosa degli immigrati africani in Europa di seconda e terza generazione. Del resto vediamo anche qui da noi in Italia tanti cosiddetti maranza indossarne la maglia. Ma vediamo come si è arrivati a tutto questo.
Dalla palla ovale alla sfera di cuoio
La Francia, e Parigi in particolare, fino agli anni ’80 non ha mai avuto una grande tradizione calcistica. Lo sport largamente più seguito dalla popolazione era il rugby. In questo desolante contesto, nel 1970 il club venne fondato dalla fusione del Paris FC e dello Stade Saint-Germain, per avere una compagine della capitale nella massima serie. Cosa che avvenne già nel 1971. Dal 1974 disputa le gare interne al Parco dei Principi e nel 1982 arrivò il primo titolo nazionale.
Inizialmente i tifosi più passionali si posizionavano nel Kop K, ma, visto l’aumento del costo dei biglietti, nel 1978 si trasferirono nel Virage Boulogne, dando vita al Kop of Boulogne.
Parigi e il Kop of Boulogne
Il nome è un tributo alla Kop del Liverpool ed il gruppo si caratterizza subito come ispirato al movimento inglese, portando tra le proprie fila anche anche molti ragazzi aderenti alle sottoculture, in particolar modo a quella skinhead. Il KOB assume anche quasi immediatamente una chiara linea politica di destra, esponendo sovente celtiche e persino svastiche.
Gli anni ’80 poi si caratterizzano dall’esplosione della violenza anche nel movimento ultras francese ed il gruppo si mostra subito tra i più attivi e decisi. Nasce quindi la grande rivalità con l’Olympique Marsiglia, che domina sul campo, ma ha anche una grossa tifoseria orientata a sinistra e già con parecchi immigrati tra le fila dei suoi ultras. Canal+, che possedeva il club all’epoca, nel tentativo di scoraggiare i giovani alla violenza, invitò i tifosi che non seguivano il KOB a trasferirsi nell’opposta Virage Auteil.
Il movimento ultras a Parigi
L’unica cosa che però ottennero fu il formarsi anche lì di gruppi ultras. Questa volta però orientati politicamente a sinistra, il principale dei quali era il Supras Auteil. Inutile dire che tra le due fazioni la cosa degenerò subito e gli scontri erano all’ordine del giorno. Con gli anni duemila la situazione si fa ormai insostenibile. Dopo PSG-Hapoel Tel Aviv del 23 novembre 2006, Julien Quemener, giovane ultras del KOB, viene ucciso da un colpo di proiettile sparato da un poliziotto di origine caraibica. Nel 2010 purtroppo Yann Lorence, sempre del KOB, rimane ucciso durante uno scontro tra le due fazioni rivali. A questo punto il PSG dice basta e caccia per sempre dallo stadio tutti gli ultras.
L’arrivo dei petrodollari
Nel 2011 il Paris Saint-Germain viene rilevato dalla Qatar Investment Authority, guidata da Nasser Al-Khelaifi, divenendo quindi uno dei club più ricchi e potenti al mondo. E di fatto il Qatar rimodella del tutto la tifoseria. Il suo dichiarato scopo è avere una base flessibile di consumatori ed un gruppo ultras autorizzato nel fare tifo e coreografie. Ecco che allora nel 2016 nasce il Collectif Ultras Paris, il cui gruppo, come detto prima, è composto principalmente dai cosiddetti “nuovi francesi”. E i vecchi gruppi? Il KOB rimane attivo nelle strade, soprattutto a difesa dell’identità francese ed europea, e viaggia nelle trasferte europee. Anche se non può avere accesso negli stadi, in quanto tutti i membri sono nella black list. Organizzano anche fight con altre tifoserie, come del resto quelli del Karsud, gruppo che è stato allontanato dal Collectif.
In buona sostanza la storia del tifo di Parigi è emblematica del rischio che vivono molte città d’Europa, quello di perdere totalmente la propria identità. Perché si parte sempre dagli stadi, storici laboratori sociali, per finire poi nelle strade.
Roberto Johnny Bresso