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Il sole dell’Impero, un romanzo di formazione

by Marco Battistini
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Roma, 27 lug – Proviamo a immaginare che il Sacro Romano Impero sia sopravvissuto al Medioevo. Cerchiamo di pensare a un’Europa – o almeno, alla parte centrale di essa – politicamente riunita sotto un’unica insegna, alimentata al suo interno dalle vive differenze nazionali. Caliamoci quindi – tra misteri ancestrali e rivoluzionarie ricerche scientifiche – in un diverso corso della storia dove, ancora una volta, l’origine sembra chiamare a sé il Vecchio Continente. Tutto (r)inizia da Roma, tra i grattacieli futuristici dell’Eur: siamo nel pieno degli anni ‘30 del secolo scorso e iniziano a scorrere le pagine de “Il Sole dell’Impero”.

Imperi e imperialismi

Uscito nove anni fa per Idrovolante Edizioni e ristampato nel 2022 dai tipi di Passaggio al Bosco, vale la pena riprendere in mano la prima fatica di Carlomanno Adinolfi – autore invece per Altaforte di altri due componimenti narrativi dei quali si consiglia caldamente la lettura: “L’occhio del Vate” e “Roma o morte” – risulta essere a tutti gli effetti un vero e proprio romanzo di formazione. Più attuale che mai, oltretutto. Il perché è presto detto e lo ritroviamo in primo luogo nelle pieghe dell’attualità geopolitica che rispecchiano le logiche dello scritto.

Storie intrecciate di imperi – dal nostro continente a quello asiatico – e di imperialismi (americani e sovietici, ovvero di chi ancora oggi nella realtà lavora per disarticolare la centralità storica dei popoli europei). Nel what if dello scrittore romano l’evolversi del racconto ci dettaglia, nelle peculiarità caratteriali e nei dialoghi tra i personaggi, una netta distinzione tra questi ultimi e i primi. Ovvero tra i prodotti della fase suprema del capitalismo, di grandezze territoriali ed economiche che mirano a sfruttamento, sottomissione e appiattimento di altre realtà e i figli di un principio spirituale storicamente incarnato in un’ottica di potenza.

Il sole dell’Impero: i protagonisti

Un’etica superiore che appunto si rispecchia nei protagonisti. Nella vivacità dell’arguto Andrea Alcis, agitatore culturale che nel “tempo libero” si mantiene con la cattedra di Fisica Matematica Superiore, così come nella caparbietà di Arianna Almadeni, intraprendente giornalista istituzionale del governo italiano. Dal pensiero all’azione: ecco l’enigmatico eroe di guerra Federico Vertrago, capitano dell’esercito imperiale. 

E ancora Ivard von Hähe, spigoloso teutone dalle mille vite vissute. Senza dimenticare il professor Théodore de Dauphin Foncé, esperto di fisica quantistica, spedito nella Città Eterna con uno Zeppelin direttamente dal governo francese – nell’ucronia adinolfiana l’Hexagone, a differenza di Italia, Germania e Fiandre, non fa parte dell’Impero. La vicenda inizia proprio al suo arrivo nell’Urbe: il tempo di prendersi un Campari, uscire dall’hotel e ritrovarsi nel bel mezzo di un attentato (ufficialmente derubricato a regolamento di conti). E, seppur in maniera diversa, anche gli altri quattro rimangono coinvolti sul luogo del misfatto. 

Nel puzzle che va a comporsi capitolo dopo capitolo anche la scomparsa nel nulla di un secondo uomo di scienza, avanguardia di una teoria destinata a cambiare radicalmente l’idea che ha l’uomo del mondo. Da Roma a Parigi, quindi nel complesso archeologico di Giza, dove entra in gioco un prezioso ciondolo forgiato in un’antica lega metallica, fino alle sconosciute vie dell’Asia centrale. 

Un mito da rifondare

Virtù da mettere al servizio della causa e debolezze da superare, unità imperiali – magari anche a loro insaputa – accomunate da un’invisibile tangibilità, da un crescente senso del sacro vissuto in prima persona. Dalla personalità di ognuno il lettore potrà apprendere qualcosa di formativo, altra particolarità del romanzo – non così scontata altrove – che merita la nostra attenzione. 

Tra la dinamicità di scene d’azione degne di una pellicola cinematografica e ampi ritratti descrittivi che calano direttamente il lettore ora tra i palazzi delle capitali europee, ora in amene località poste dall’altra parte del mondo, si percepisce l’onere e l’onore di servire millenni di storia (carico che – come fa notare un dialogo del libro – certi popoli proprio non possono conoscere). 

Ma talvolta, rinnovare non basta. Come un nemico che prima o poi va affrontato – anche a costo di avere la peggio – il mito, qui impersonato dal percorso dei cinque personaggi principali, può essere rifondato. “Il sole dell’impero”, un romanzo di formazione, dicevamo: per far brillare ancora quella luce, affinché quella musica continui a vibrare.

Marco Battistini

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