
“Il fabbisogno (e conseguentemente l’aumento del debito) – sottolinea Via Nazionale – è stato contenuto dal parziale rimborso (2,1 miliardi) dei prestiti concessi alla Grecia ed erogati per il tramite dell’Efsf. Si tratta di un rimborso non programmato, connesso con risorse (finalizzate a interventi a favore del settore finanziario in Grecia) finora non utilizzate e che sono state temporaneamente riattribuite ai paesi contribuenti“.
Restano ferme invece le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato pari a 58 miliardi. Nei primi due mesi del 2015 le entrate sono state pari a 57,95 miliardi a fronte dei 58,21 dei primi due mesi 2014.
Sempre Bankitalia rileva che nel primo trimestre dell’anno è rimasta invariata la richiesta di prestiti delle imprese per gli gli investimenti fissi mentre aumenta quella per scorte/capitale circolante e ristrutturazione e rinegoziazione del debito.
Più ottimismo invece per i prestiti a famiglie e imprese. Secondo l’istituto, dopo un’indagine sul credito nell’eurozona, “nel primo trimestre del 2015 è proseguito l’allentamento dei criteri di offerta dei prestiti a imprese e famiglie“, sulla scorta di una “maggiore concorrenza tra le banche e al miglioramento della liquidità degli intermediari“.
I buoni propositi del governo esposti nei precedenti Def per l’ennesima volta si dimostrano fallaci. Secondo le promesse già a partire da quest’anno si dovrebbe assistere ad una diminuzione del debito pubblico dal 132,5% del 2015 al 123,4 del 2018.
Giuseppe Maneggio