Home » Anemia nei bambini: quali sono i campanelli d’allarme e cosa fare

Anemia nei bambini: quali sono i campanelli d’allarme e cosa fare

by La Redazione
0 commento
children s team building on green grassland

Pallore, stanchezza persistente, irritabilità: sintomi che molti genitori attribuiscono alla crescita o ai ritmi scolastici intensi possono in realtà nascondere un problema di anemia. Riconoscere i segnali e intervenire tempestivamente è fondamentale per la salute e lo sviluppo dei più piccoli.

Cos’è l’anemia e perché colpisce anche i bambini

L’anemia è una condizione caratterizzata da una riduzione dell’emoglobina nel sangue, la proteina contenuta nei globuli rossi responsabile del trasporto dell’ossigeno dai polmoni a tutti i tessuti dell’organismo. Quando i livelli di emoglobina scendono sotto i valori normali per l’età, gli organi e i tessuti non ricevono ossigeno a sufficienza, compromettendo il loro funzionamento ottimale. Nei bambini questa condizione è più comune di quanto si pensi e può avere conseguenze significative sulla crescita fisica e sullo sviluppo cognitivo.

Le cause di anemia in età pediatrica sono molteplici. La più frequente è l’anemia sideropenica, cioè da carenza di ferro, che rappresenta circa il 90% dei casi. Il ferro è essenziale per la produzione dell’emoglobina e i bambini hanno fabbisogni elevati di questo minerale per sostenere la crescita rapida, soprattutto in alcune fasi: il primo anno di vita, l’età prescolare e l’adolescenza. La carenza può derivare da un’alimentazione povera di ferro (diete sbilanciate, scarso consumo di carne, pesce e legumi), da un aumentato fabbisogno non adeguatamente coperto, da malassorbimento intestinale o, più raramente, da perdite ematiche occulte.

Altre forme di anemia includono quelle da carenza vitaminica (vitamina B12 e acido folico), fondamentali per la produzione dei globuli rossi. Queste sono più rare ma possono verificarsi in bambini con diete molto restrittive, problemi di assorbimento o condizioni genetiche specifiche. Esistono poi anemie ereditarie come la talassemia (particolarmente diffusa nelle popolazioni mediterranee) o l’anemia falciforme, che richiedono gestione specialistica. Infezioni croniche, malattie infiammatorie intestinali, celiachia non diagnosticata possono contribuire all’insorgenza di anemia.

I dati epidemiologici evidenziano che l’anemia colpisce circa il 20-25% dei bambini in età prescolare a livello globale, con percentuali variabili a seconda del contesto socioeconomico. Anche nei paesi sviluppati come l’Italia, dove la malnutrizione grave è rara, l’anemia da carenza di ferro rimane un problema di salute pubblica significativo, spesso sottostimato perché i sintomi iniziali possono essere sfumati e facilmente attribuiti ad altre cause.

Le conseguenze dell’anemia non trattata possono essere serie. Nel breve termine si osservano ridotta capacità di concentrazione, difficoltà di apprendimento, ritardo nello sviluppo psicomotorio, maggiore suscettibilità alle infezioni. Nel lungo termine, un’anemia protratta durante l’infanzia può compromettere lo sviluppo cognitivo in modo potenzialmente irreversibile, influenzando negativamente il rendimento scolastico e le capacità cognitive future. Per questo è fondamentale che genitori e pediatri prestino attenzione ai segnali che il corpo del bambino invia.

I sintomi da non sottovalutare: quando il pallore non è solo questione di carnagione

Riconoscere l’anemia nei bambini non è sempre immediato perché alcuni sintomi si sviluppano gradualmente e possono essere scambiati per caratteristiche temperamentali o conseguenze di stili di vita frenetici. Tuttavia, esistono segnali caratteristici che dovrebbero far scattare un campanello d’allarme e spingere a consultare il pediatra.

Il pallore è il sintomo più visibile e caratteristico. Non si tratta semplicemente di avere una carnagione chiara, ma di una perdita evidente di colorito, particolarmente visibile nelle mucose: gengive, interno delle palpebre, labbra appaiono più chiari del normale, quasi biancastri. Le unghie possono diventare pallide e fragili. Alcuni genitori riferiscono che il bambino sembra “spento”, come se avesse perso vivacità nel volto. Tuttavia, nelle forme lievi o a insorgenza molto graduale, anche questo segno può passare inosservato se non si presta attenzione specifica.

La stanchezza e astenia rappresentano sintomi centrali ma spesso sottovalutati. Il bambino anemico mostra scarsa energia, si affatica facilmente durante attività che prima svolgeva senza problemi, ha bisogno di riposare frequentemente. A scuola può apparire disattento, sonnolento, poco partecipe. Durante l’attività sportiva ha performance ridotte, si stanca prima dei compagni. Questa stanchezza cronica nei bambini non dovrebbe mai essere normalizzata o attribuita semplicemente ai “troppi impegni”: può essere il segnale di un problema che merita approfondimento medico.

L’irritabilità e i cambiamenti comportamentali sono manifestazioni frequenti ma meno riconosciute dell’anemia. Il bambino diventa capriccioso, piagnucoloso, nervoso senza motivo apparente. Ha sbalzi d’umore, reagisce in modo eccessivo a frustrazioni minime, fatica a regolare le emozioni. Questi cambiamenti sono dovuti alla ridotta ossigenazione del cervello e alla sensazione di malessere generale che il bambino prova ma non sempre sa verbalizzare. I genitori spesso interpretano questi comportamenti come “fasi” o problemi educativi, senza pensare che possano avere una base organica.

Altri sintomi fisici possono includere mal di testa frequenti, vertigini o sensazione di “testa leggera”, soprattutto quando il bambino si alza rapidamente. Può comparire tachicardia (battito cardiaco accelerato) anche a riposo o per sforzi minimi, perché il cuore cerca di compensare la ridotta capacità di trasporto dell’ossigeno aumentando la frequenza di pompaggio. Alcuni bambini sviluppano difficoltà respiratorie o respiro corto durante l’attività fisica. Nei casi più severi può manifestarsi pica, cioè il desiderio di mangiare sostanze non alimentari come ghiaccio, terra, gesso, carta: è un sintomo caratteristico della carenza di ferro.

Sul piano cognitivo, si possono osservare difficoltà di concentrazione e memoria, calo del rendimento scolastico, tempi di reazione rallentati. Il bambino sembra “assente”, fa fatica a seguire le spiegazioni, dimentica facilmente, commette errori per disattenzione. Questi sintomi possono essere erroneamente attribuiti a disturbi dell’attenzione o difficoltà di apprendimento, quando invece derivano semplicemente dalla carenza di ossigeno al cervello dovuta all’anemia.

È importante sottolineare che non tutti i bambini anemici presentano tutti questi sintomi, e l’intensità varia a seconda della gravità dell’anemia e della velocità con cui si è instaurata. Forme lievi possono essere praticamente asintomatiche e venire scoperte solo con esami del sangue di routine. Quando si notano uno o più di questi segnali, soprattutto se persistenti o in peggioramento, è fondamentale consultare il pediatra per una valutazione completa.

La diagnosi e il percorso terapeutico: dal sospetto alla guarigione

Di fronte al sospetto di anemia, il primo passo diagnostico è un semplice esame del sangue: l’emocromo completo. Questo test misura i livelli di emoglobina, il numero e le caratteristiche dei globuli rossi, fornendo indicazioni precise sulla presenza e il tipo di anemia. I valori normali di emoglobina variano in base all’età: nei neonati sono più alti (14-20 g/dL), nei bambini da 1 a 6 anni si considerano normali valori tra 11 e 13 g/dL, mentre negli adolescenti si avvicinano a quelli degli adulti (12-16 g/dL per le femmine, 13-17 g/dL per i maschi).

Se l’emocromo conferma l’anemia, il pediatra prescriverà esami di approfondimento per identificarne la causa. Nel caso sospetto di carenza di ferro, si dosano la ferritina sierica (che indica le riserve di ferro nell’organismo), la sideremia (ferro circolante nel sangue) e la transferrina. Per escludere carenze vitaminiche si misurano vitamina B12 e acido folico. In alcuni casi possono essere necessari ulteriori accertamenti: test per la celiachia (causa frequente di malassorbimento), ricerca di sangue occulto nelle feci, esami per escludere talassemia o altre forme ereditarie.

Una volta confermata la diagnosi, il trattamento dipende dalla causa specifica dell’anemia. Nell’anemia sideropenica, che è la più comune, la terapia si basa sulla supplementazione di ferro. Il pediatra prescriverà un integratore di ferro (solitamente in forma liquida per i più piccoli, in compresse per i più grandi) da assumere per diversi mesi. Il dosaggio viene calcolato in base al peso del bambino e alla gravità della carenza. È importante seguire scrupolosamente le indicazioni mediche: il ferro va assunto a stomaco vuoto o con vitamina C (che ne migliora l’assorbimento), lontano da latte e derivati che invece ne riducono l’assorbimento.

Se l’anemia deriva da altre cause (carenza di B12, celiachia, malattie croniche), il trattamento sarà specifico per la condizione sottostante. Le anemie ereditarie richiedono gestione specialistica presso centri di riferimento. In tutti i casi, il follow-up regolare con il pediatra è essenziale per monitorare l’evoluzione, verificare l’efficacia della terapia, prevenire ricadute.

La prevenzione rimane l’arma più potente. Nei primi mesi di vita, l’allattamento al seno fornisce ferro facilmente assorbibile; se si usa latte formulato, scegliere quello arricchito con ferro. Durante lo svezzamento, introdurre precocemente alimenti ricchi di ferro. Nei bambini a rischio (nati prematuri, con basso peso alla nascita, da madri anemiche, con diete restrittive) il pediatra può consigliare una supplementazione preventiva. Educare le famiglie sull’importanza di un’alimentazione equilibrata è fondamentale.

L’anemia nei bambini non va né drammatizzata né sottovalutata. È una condizione comune, nella maggior parte dei casi facilmente trattabile, ma che richiede attenzione tempestiva per evitare conseguenze sullo sviluppo. La collaborazione tra genitori attenti ai segnali, pediatri preparati e, quando necessario, specialisti ematologi garantisce la migliore gestione possibile. Un bambino con livelli adeguati di emoglobina è un bambino che cresce meglio, impara meglio, gioca con più energia: investire nella diagnosi e cura dell’anemia significa investire nel suo futuro.

You may also like

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati