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Milei: perché i trader lo capiscono meglio degli economisti?

by La Redazione
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In un mondo sempre più governato da illusioni monetarie, giustificazioni stataliste e paura del rischio, l’esperimento economico argentino rappresenta una frattura simbolica. Javier Milei, da mesi al potere, non ha solo promesso riforme liberali: le ha iniziate, senza compromessi e con un linguaggio che ha spezzato il lessico consunto dell’economia politica contemporanea. Il bilancio, ancora in costruzione, mostra segnali concreti: calo dell’inflazione, ripresa del peso, primi segnali di fiducia sui mercati esteri. Ma ciò che conta davvero è il principio in gioco: ripristinare i segnali di prezzo, limitare l’emissione monetaria, rimettere la realtà al centro del discorso economico.

Questo approccio è perfettamente comprensibile per chi fa trading online. Chi si espone quotidianamente ai mercati sa che la realtà è una forza inarrestabile. Non si negozia. Non si manipola senza conseguenze. Quando il trader decide di aprire una posizione, scommette sulla coerenza tra prezzo e valore, sull’informazione che il mercato incorpora, sulla libertà di reagire. E lo fa sapendo che non esiste paracadute: il rischio è reale, il guadagno non è garantito, ma la responsabilità è sua.

Il trading come diretto discendente della scuola austriaca

Il trading inteso nel senso contemporaneo è diretto discendente della scuola austriaca, con la sua critica alla pianificazione e la sua fiducia nel calcolo economico libero, ne è il fondamento filosofico. La scuola monetarista, con il suo rifiuto dell’intervento statale nella gestione della moneta, ne è l’ossatura macro. E il realismo della scuola di Chicago – che riconosce l’efficienza informativa dei mercati quando non vengono distorti – fornisce al trader il quadro operativo.

Non è un caso che molti investitori che operano in autonomia comprendano meglio di tanti analisti il senso della riforma di Milei. Laddove l’accademia si interroga su quanto “socialmente sostenibile” sia il taglio della spesa, chi vive di mercati sa che non esiste sostenibilità senza disciplina. Dove la politica teme il calo dei consumi, chi fa trading sa che la domanda drogata dalla moneta falsa è solo una bolla in attesa di scoppiare. Il mercato non è democratico, ma è giusto. Premia chi capisce, punisce chi finge. E in questo, il trader ha più strumenti per capire l’Argentina di quanto ne abbia un funzionario del FMI.

Certo, l’Argentina è ancora lontana dall’equilibrio. I nodi sociali sono enormi. Le resistenze interne sono feroci. Ma per la prima volta in decenni, il paese ha un governo che parla il linguaggio del mercato invece di combatterlo. A volte basta il segnale.

Il ruolo dell’intervento pubblico

L’intervento pubblico ha reso opaco ciò che dovrebbe essere trasparente. Ha reso artificali tassi, prezzi, salari e aspettative. Il trader lo sa perché lo vive ogni giorno: quando l’intervento finisce, resta la realtà. E’ questione di credi filosofici oppure trova conforto nella realtà dei fatti che restituendo spazio alla libertà economica si potrà evitare il collasso sistemico? Una domanda la cui risposta dovrebbe essere lasciata alla verità dei fatti, se non fosse che il piano contemporaneo attuale è troppo dominato da vecchi dogmi ideologici travestiti da nuove tendenze dei pensiero: il marxismo trasformato in ideologia woke ne è il più lucido esempio.

Il mercato, se lasciato libero, non è la fine della civiltà, ma il suo inizio.

Milei e le riforme economiche in Argentina

Le riforme economiche di Javier Milei in Argentina rappresentano un esperimento audace in un contesto di crisi cronica. Eletto nel 2023, Milei ha affrontato un’inflazione al 211% e una povertà al 41,7% con misure radicali: tagli alla spesa pubblica, deregolamentazione e stabilizzazione monetaria. Ad agosto 2025, i risultati sono misti ma significativi. L’inflazione mensile è scesa al 1,5% a maggio, la più bassa in cinque anni, e l’annuale è calata a circa 43,5% da 300% nel 2024. Il peso si è apprezzato, ma resta ipervalutato, con rischi di svalutazione post-elezioni di ottobre 2025. La crescita del PIL ha raggiunto il 7,7% ad aprile, trainata da agricoltura e deregolamentazione, ma la disoccupazione è salita all’8% e la povertà, pur ridotta al 38,1%, resta alta. La fiducia dei mercati è in aumento, con un accordo IMF da 20 miliardi, ma la rimozione dei controlli valutari è rinviata. Le resistenze sociali e politiche, con scioperi e un Congresso ostile, minacciano la sostenibilità delle riforme. L’Argentina di Milei riflette la realtà del mercato: disciplina e rischio sono inevitabili per evitare il collasso.

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