Roma, 25 ago – Se pensavamo di aver visto tutto con la legge (non uguale per tutti) sul femminicidio ci sbagliavamo di grosso. Se pensavamo che il punto di arrivo, il fondo, il punto più basso si era toccato facendo affermare ai tribunali che la vita di una donna vale più di quella di un uomo, sappiate che si è riusciti a sprofondare ancora di più in quella Italia una volta culla del Diritto e ormai sempre più sua tomba. Da oggi oltre al registro per i condannati che diventa una sorta di nuova lettera scarlatta, per evitare che tu sia riabilitato in quella Nazione in cui per costituzione il carcere non deve essere punitivo, ma correttivo, volto alla reintroduzione del soggetto nella società (in?)civile, si pensa addirittura al Tso per i denunciati. Avete letto bene: non per i condannati, ma per i denunciati. Un trattamento sanitario obbligatorio come punizione prima ancora dell’accertamento della colpa. Con psicologi che affiancano i giudici per prevenire già prima del processo.
Violenza sulle donne, il governo pensa al Tso per i denunciati
La proposta non arriva dal Pd della Boldrini, ma direttamente dalle forze di governo, dal senatore di Fratelli d’Italia Renato Ancorotti, coadiuvato dalla psicologa Roberta Bruzzone che non devono aver vissuto nell’Italia del Forteto e di Bibbiano almeno fino a quando tutto, compresi compromissioni e inquinamento delle prove di psicologi e assistenti sociali, è stato fatto passare come una marachella. Sarà per questo che è passato come poco più di un pettegolezzo da spiaggia, prima di far calare tatticamente il silenzio stampa, anche il (ancora) presunto tentativo di ricatto per i messaggini scambiati e rubati(?) a Raoul Bova e alla modella Martina Cerretti. Parola d’ordine: minimizzare. Per ottimizzare, evidentemente. Con l’uomo che, consigliato e difeso dall’avvocato matrimonialista ed ex suocera in quanto donna, la sola azione che ha intrapreso è quella di ricorrere all’ufficio brevetti per registrare perifrasi partorite direttamente dai neuroni quali “occhi spaccanti”. Almeno, se qualcuno dovesse volere usare le stesse espressioni infuocate, gli paga la difesa nel processo! Se non fosse tutto vero, ci sarebbe veramente da ridere.
Premesso che in questa triste storia non si salva nessuno, almeno dall’imbarazzo delle mosse e delle contromosse, se così avessero fatto anche Dante, Petrarca, Boccaccio, d’Annunzio, Bukowski senza le loro copulazioni intellettuali oggi non saremmo in grado di partorire pensieri buono nemmeno per il cartoccio dei Baci Perugina. Come avrebbero mai potuto vedere la vita testi che sono stati fatti diventare un inno (perché precettati dal) al femminismo come Quello che le donne non dicono portato al successo da Fiorella Mannoia, ma che solo un animo sensibile e sopraffino come quello di un uomo poteva concepire. Dalle macchine per noi i complimenti dei playboy è una chiara ammissione di cat-calling: il Tso non solo è d’obbligo, ma, forse, pure insufficiente. E Minuetto che tutti attribuiscono a Mia Martini, ma che è stato scritto da Franco Califano, uno che le donne le ha soprattutto amate?
Se i messaggini scambiati dai due vip non fossero esattamente stati rubati – e non è detta l’ultima – anche quest’ultimo caso non sarebbe diverso da quello che ha visto coinvolto la pseudo-imprenditrice Maria Rosaria Boccia che voleva inchiappettarsi, si fa per dire, l’ex ministro della Cul-tura Gennaro Sangiuliano. Anche qui non sono mancate rivelazioni imbarazzanti come quello di dover defecare con la porta del bagno aperta la cui colpa, però, non si può certo dare solo alla Boccia. Anzi, forze quasi per nulla. Piccole “onorevoli” ricattatrici crescono. Anche di numero. Dalle Alpi alle piramidi, dal Manzanarre al Reno e pure oltreoceano: si pensi, ad esempio, anche solo al caso dell’ex moglie del divo americano Johnny Depp accusato di violenza domestica dall’attrice Amber Heard e che, poi, è uscita perdente dalla tenzone.
Dall’uomo devirilizzato alla donna rieducata
Questi sono solo i casi “famosi” e nemmeno tutti, ma questo modus agendi, divenuto ormai un triste modo di essere di donne con la memoria a tempo che ricordano di amplessi consensuali e consenzienti che dopo vent’anni o il giorno dopo aver smaltito la sbronza della sera prima, magari dopo una qualche affermazione in qualche svariato campo dello scibile umano del pollo normotipo da spennare, magari dopo aver realizzato chi fosse il pesce lesso adescato magicamente si trasformano addirittura in violenza e stupri che crescono e si moltiplicano.
Tivvù e giornali non fanno minimamente cenno ai tanti anonimi padri separati che sono costretti a dormire in auto o a mangiare alla mensa dei poveri, dopo che l’amata di turno ha deciso di lasciarlo in mutande. Letteralmente. E non certo in vista di un nuovo atto d’amore. Se, allora, l’uomo rieducato è quello devirilizzato e piagnone, incapace di reagire agli schiaffi che la vita e i viventi rifilano, che arriva ad ammazzare perché non regge il rifiuto, in perfetto stile Turetta, esiste anche una donna rieducata, capricciosa e viziata, alla quale non si può e non si deve dire di no, che da mera arrampicatrice sociale che non è altro arriva persino a usare sé stessa pur di raggiungere un fine che è solo un mezzo per appagare ogni sfizio che gli passa per la mente?
Quale parità ha raggiunto, quale soddisfazione se il proprio successo dipende dalle (s)fortune di un altro che non si è disdegnato di usare?
Se questa è la parità tanto agognata, la vita che vale di più di quella dell’uomo-nuovo, allora l’emancipazione ha tutta l’aria di una corsia preferenziale, anzi, riservata e creata ad arte e in via di legalizzazione, per nulla rivoluzionaria sulla quale tante donne, per fortuna non tutte, si incamminano senza minimamente chiedersi il motivo di tanta facilitazione tutta colorato di rosa. Donne in quanto quote rosa che certificano un’inferiorità che estendono a tutte spacciandola per conquista della parità. Perfette discendenti di quella Leonilde Iotti che, per paura di perdere il Palmiro Togliatti conquistato, nascondeva le lettere dell’ex moglie indirizzate al suo ex marito con cui chiedeva solo pane per il loro figlio e lontane anni luce dal sesso debole delle Ausiliare del Servizio femminile che sono andate persino a fare la guerra, incarnando ben altri e alti valori e valore di cui sono degne solo le eroine. Antenate di quelle che ancora oggi non hanno paura dell’uomo e del suo approccio. Magari accolto anche a suon di ceffoni, ma che poi hanno dato luogo anche a famiglie. Azioni “correttive” e non isteriche vandee tese non a sostituire ciò che si può solo compensare e completare. Atti terapeutici e non punitivi, ma con appello. Provate voi domani dopo un Tso a dire che siete innocenti. Provate a fare capire alle pasionarie misandriche fatte con lo stampo che magari magistrati e periti si sono sbagliati e non per giustizia, ma nel loro nome. E senza una di meno.
Tony Fabrizio