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Regionali in Toscana, Vannacci non sfonda: a rischio il trono di Salvini?

by La Redazione
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Vannacci

Roma, 16 ott – Dopo un risultato del genere ci sarebbe a prima vista poco da dire: il Carroccio a guida Salvini-Vannacci alle elezioni regionali toscane si ferma al 4,4%. Addirittura sotto – sebbene di poco – alla lista “Toscana rossa” della signora che vorrebbe “smantellare la bianchezza”.

Una Lega agonizzante

Il tracollo è evidente se si considera che i voti per il Carroccio in Toscana si sono praticamente dimezzati rispetto ad appena un anno e mezzo fa. Ed è ancora più evidente se si pensa al 21% raggiunto nel 2020 dall’allora candidata leghista Susanna Ceccardi. Ma il risultato delle regionali in Toscana mette in luce un altro fatto: la Lega già agonizza e la “strategia Vannacci” le ha dato il colpo di grazia. Sia chiaro, non di certo per le posizioni “estremiste” del generale – fortemente voluto da Matteo Salvini come vicesegretario della Lega – che, anzi, sono forse l’unica cosa che ha garantito ancora un minimo di appoggio da parte dell’elettorato più “arrabbiato”.

Dopo il primo shock, verificatosi con l’irruzione di Vannacci nel dibattito pubblico, che ha dato i suoi frutti alle elezioni europee del 2024 – consentendo alla Lega di restare attorno al 9%, in linea con le elezioni politiche del 2022 – l’abile strategia comunicativa, gli va riconosciuto, del generale ha lasciato posto alle buffonate che gli hanno progressivamente tolto credibilità (e forse non solo a lui, come diremo più avanti).

Vannacci in bilico

Dai video per fare il simpatico con le cernie ai richiami più o meno “nostalgici” – che forse sono più un insulto a chi per il Fascismo ha versato il proprio sangue – la linea “umoristica” di Vannacci non ha pagato. Anzi, ora c’è anche chi nel Carroccio chiede l’estromissione del generale da ogni ruolo dirigenziale nel partito.

Tra questi, ci è andato pesante il consigliere regionale uscente della Lega Massimiliano Baldini che ha parlato di “candidature occupate da personaggi non riconosciuti dalle comunità in cui vivono e che avevano l’unico pregio di presentarsi come amici-camerieri del generale”. Aggiungendo che “se la Lega vuole evitare di scendere ulteriormente ai minimi storici, il generale deve essere immediatamente congedato dai ruoli di guida del partito”. Proprio Baldini, da consigliere uscente, non si è ricandidato a questa tornata elettorale esplicitamente in segno di protesta contro Vannacci.

Al di là però dell’evidente debâcle leghista e del “boomerang-Vannacci”, resta un interrogativo: quali conseguenze avrà questo fatto per chi ha tanto insistito per farlo diventare vicesegretario della Lega. Insomma, quali ripercussioni avrà il disastro toscano su Matteo Salvini, visto che è quello che lì ha posizionato il generale?

Traballa (anche) il trono di Salvini

Come abbiamo accennato all’inizio, l’intento del segretario leghista era abbastanza chiaro: cercare di replicare il pieno di voti portati da Vannacci alle elezioni europee del 2024. Ma forse, guardando le cose più in profondità, si potrebbe anche ipotizzare un “test” per scegliere la linea da adottare. Ovvero: partito dedito ai localismi regionali e alla rappresentanza sul territorio o partito nazionale con una radicata componente “ideologica”? Che è poi in sostanza il dilemma che il Carroccio si porta dietro dal crollo delle ultime elezioni politiche.

Anche tra i fedelissimi del segretario i dubbi, per usare un eufemismo, non mancano. E i più forti naturalmente arrivano dalla regione che più è scontenta dell’operato di Salvini a livello nazionale: il Veneto. Dove il “doge” Luca Zaia ha usato parole al vetriolo (a proposito del veto sul suo cognome nel simbolo elettorale in vista delle regionali), che dicono tutto senza dire nulla di esplicito: “Forse io e il mio cognome siamo un problema per qualcuno. Se sono un problema vedrò di renderlo tale e mi organizzerò per rappresentare fino in fondo i veneti”.

Diciamo che queste parole, sommate all’ottimo rapporto che il Presidente uscente del Veneto ha con il Presidente del Consiglio Meloni (a differenza, a quanto pare, del segretario leghista), fanno legittimamente sospettare che il “trono” di Salvini sia quantomeno traballante. Ma per avere una risposta definitiva bisognerà aspettare la fine delle regionali venete del 23 e 24 novembre.

Enrico Colonna

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