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Italia-Moldova, vittoria depressa per una Nazionale svuotata

by Marco Battistini
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Roma, 10 giu – Senza gioco, senza orgoglio. Senza eccellenze, senza leader. E dal triplice fischio dello svizzero Schnyder pure senza commissario tecnico. Italia-Moldova, seconda partita di qualificazione al mondiale 2026 è l’istantanea di un sistema depresso, che non ha saputo né trarre insegnamento dai ripetuti fallimenti dell’ultimo ventennio né trattenere la linfa vitale irrorata dell’ormai lontano successo di Euro 2021.

Un ambiente depresso

C’è chi ha definito l’ultima di Luciano Spalletti sulla panchina azzurra come una prova grigia. Eppure per una volta i fatti del rettangolo verde passano in secondo piano anche nei ragionamenti “a caldo” del post partita. Alzi la mano chi ha esultato per le reti di Raspadori e Cambiaso – spoiler, nessuno. 

Faremmo pure fatica a trovare chiavi di lettura accettabili per una gara dove un calciatore retrocesso nei dilettanti, un altro salvo ai play-out di Serie C e una giovane promessa del Torino hanno disputato novanta minuti alla pari con un campione d’Europa, due scudettati e tre finalisti di Champions League.

Nel silenzio assordante del Città del Tricolore di Reggio Emilia – il pubblico c’era ma non si è sentito (ah, dimenticavamo: senza entusiasmo) – l’Italia ha ripetuto, pari pari, lo spartito di venerdì sera. E no, non stiamo parlando solo di ritmo e di gioco. Ma soprattutto di atteggiamento.

Italia-Moldova: azzurri senza battito

Spiace constatarlo ma nel polso di questa Nazionale non c’è più battito. E non è una questione spallettiana: il tecnico di Certaldo ha le sue colpe ma, nel marasma generale, molte meno di quelle a lui imputate in questi giorni dai media come capro espiatorio di turno.

Le tre sberle di Oslo non hanno suonato la sveglia, l’esonero volante del cittì non ha punto nell’orgoglio nessuno degli azzurri scesi in campo nella serata di ieri. Particolari ben più pesanti di uno stop sbagliato, di un gol mancato o di un contrasto perso. Di carenze tecniche e inferiorità fisiche.

Un selezionatore, prego

Arriverà (forse) il momento della riflessioni sul lungo periodo. Anche se, con una buona dose di amaro realismo, potrebbe non bastare: figlio legittimo di questa Nazione il calcio italiano presenta a livello sistemico stessi tic, difetti e paranoie di politica, classe dirigente e società civile. 

Più intelligente, quindi, concentrarsi sul qui e ora. Per salvare il salvabile, per portare il più presto possibile a riva una nave che inizia a fare acqua da tutte le parti. Partendo da un presupposto: la Nazionale non è un club. Non servono generali dalla grande personalità, profeti del pallone o strateghi della lavagnetta tattica. 

Ma qualcuno che prima dell’ego, di proposte teoriche e moduli vari ed eventuali rimetta al centro il materiale umano a disposizione. Come uno chef costretto a tirar fuori in pochissimo tempo un buon piatto con quel che si ritrova in cucina. Un selezionatore, appunto: in bocca al lupo a chiunque sarà. Ce ne sarà bisogno, dopo Italia-Moldova il rischio è che la dispensa si sia svuotata del tutto.

Marco Battistini

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