Londra, 3 giu – L’arrivo a Londra di Donald Trump si è fatto precedere, nei giorni scorsi, da una lunga intervista al Sunday Times in cui il presidente degli Stati Uniti non lesina su consigli e giudizi trincianti ad uso e consumo del governo britannico. Secondo il tycoon, infatti, la Gran Bretagna dovrebbe completare la Brexit entro la fine dell’anno senza stipulare accordi con la Ue e soprattutto senza pagare i 50 miliardi di uscita. Il premier perfetto? Boris Johnson, ma lasciando a Farage le trattative con Bruxelles. In tal caso gli Usa sarebbero subito pronti a firmare un accordo commerciale con gli inglesi. La posizione di Trump sulla Brexit non è mai stata un mistero. Il giorno del referendum la sostenne chiaramente e predisse che altri Paesi, come Italia e Francia, avrebbero dovuto seguire le orme britanniche.
“Alzatevi dal tavolo”
Trump non è mai stato favorevoli agli organismi multilaterali, in particolar modo alla Ue, considerata rea di limitare il potere degli Usa che vorrebbero essere liberi di stipulare trattati economici con i singoli Paesi membri. «La Gran Bretagna deve chiudere la questione, entro la fine dell’anno. Se non ottenete ciò che volete, alzatevi dal tavolo», ha dichiarato al Sunday Times: «Fossi in voi, non pagherei i 50 miliardi». Ha poi proseguito apprezzando il lavoro di Farage: «Nigel mi piace molto. Ha tanto da offrire, è una persona assai intelligente. Non collaborano con lui, ma se lo facessero avrebbero parecchio da guadagnare».
Le voci contrarie
I riflettori sono puntati anche sulla querelle tra Trump e la super-progressista Meghan Markle, che, ferma sulle sue posizioni ferocemente anti-Trump, ha annunciato che per protesta darĂ forfait al banchetto a Buckingham Palace. Strali anche dal sindaco di Londra Sadiq Khan, che dall’Observer tuona: «Lui è uno dei migliori esempi di quella che è una minaccia globale. La destra estrema è in crescita nel mondo e minaccia i diritti e libertĂ che abbiamo conquistato con tanti sacrifici». E c’è spazio per puntare il dito anche contro altri leader populisti europei: «Viktor Orban in Ungheria, Matteo Salvini in Italia, Marine Le Pen in Francia e Nigel Farage qui in Gb usano gli stessi clichĂ© divisivi dei fascisti del ventesimo secolo per guadagnare consenso, ma con nuovi, sinistri metodi per far passare il loro messaggio».
Cristina Gauri