
La fattura energetica nel 2014 è scesa del 21% a 44.2 miliardi, ai minimi dal 2005. Una boccata d’ossigeno per tutta l’economia del nostro paese, fortemente energivoro. Di questo calo, un buon 9% è dovuto al calo delle quotazioni dell’oro nero, mentre il 4% si lega alla riduzione dei consumi.
Il fisco, tuttavia, è sempre in agguato dietro l’angolo. “Il problema dell’elevato carico fiscale sui carburanti, oggi intorno al 60% del prezzo finale, si riproporrà con forza in futuro”, ha spiegato ieri Alessandro Giliotti, presidente dell’Unione Petrolifera. “Consideriamo che, tra Iva e coperture varie – ha aggiunto – sono già programmati aumenti fino al 2021 per 3 miliardi“, che possono essere quantificati in circa 12-14 centesimi al litro sia per benzina che per il gasolio. A pesare sono soprattutto le clausole di salvaguardia, che potrebbero scattare rendendo il costo del “pieno” più pesante nel portafogli.
Con la crisi si è anche modificato drasticamente il mercato della distribuzione. Dal 2007 d oggi sono 1500 le stazioni che hanno chiuso, rendendo “il mercato è più aperto e concorrenziale, ma il numero totale rimane troppo alto, gli erogati troppo bassi e i costi di gestione in molti casi insostenibili”. Ed è per questo che l’Unione ha inviato al ministero dello Sviluppo una proposta di ulteriore razionalizzazione della rete per adeguarla alle mutate esigenze.
Filippo Burla