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Karol Nawrocki presidente: la Polonia dà un segnale, ma non rompe gli equilibri

by La Redazione
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Roma, 3 giu – Con l’elezione di Karol Nawrocki alla presidenza della Repubblica, la Polonia manda un messaggio al suo elettorato conservatore. Ma chi legge questo evento come l’inizio di una riscossa sovranista, sbaglia prospettiva. Il potere, oggi, si esercita altrove. E i margini per un vero riposizionamento strategico restano stretti.

Chi è davvero Nawrocki?

Nawrocki, 41 anni, è uno storico, ex direttore dell’Istituto della Memoria Nazionale (IPN), noto per il suo attivismo nella rivalutazione del ruolo della resistenza polacca e nella denuncia dei crimini del comunismo. Sotto la sua direzione (dal 2021), l’IPN ha promosso ricerche e mostre sulla repressione sovietica, ha finanziato documentari sulla resistenza anticomunista, e ha difeso l’immagine internazionale della Polonia contro accuse di complicità nella Shoah. Ha suscitato polemiche, ad esempio, quando ha appoggiato l’iniziativa per rimuovere monumenti sovietici dalle città polacche nel 2022 — misura contestata anche da Mosca. È anche intervenuto pubblicamente nel 2023 per difendere il “carattere cristiano della nazione polacca” in un discorso alla radio pubblica, attirandosi critiche dalle ONG liberali.

Nawrocki presidente, il vero potere resta a Tusk

Il governo polacco è oggi guidato da Donald Tusk, ex presidente del Consiglio europeo e leader di Civic Coalition, una coalizione liberal-atlantista rientrata al potere nel 2023 dopo anni di dominio del PiS. Tusk ha già riattivato i fondi del PNRR europeo bloccati per problemi di stato di diritto, ha normalizzato i rapporti con la Commissione, e ha avviato una riforma del sistema giudiziario in senso più “europeista”. L’elezione di Nawrocki non cambia l’equilibrio politico: in Polonia, il presidente può porre veto sospensivo, ma il Parlamento può superarlo con una maggioranza qualificata (3/5). Tusk dispone oggi di numeri sufficienti per governare. Nawrocki potrà influire, ma non dettare l’agenda.

Il caso Kaczyński e l’illusione del controllo

Un precedente utile per leggere il presente è il decennio di Jarosław Kaczyński, leader del PiS, che dal 2015 ha dominato la scena politica. Nonostante il controllo del governo, della presidenza (con Andrzej Duda) e della Corte costituzionale, la Polonia ha subito una lunga battaglia con l’UE su temi come la riforma della giustizia e la libertà dei media. Risultato? Nel 2023, dopo anni di scontro, il PiS ha perso la maggioranza, le riforme sono state in parte bloccate dalla Commissione Europea (che ha usato lo strumento dei fondi del Recovery come leva politica), e Varsavia è rientrata nei ranghi. Nawrocki, oggi, ha ancor meno margine di quanto ne ebbe Duda nel 2015.

Il contesto geopolitico: l’Ucraina e il blocco baltico

Un’altra variabile concreta è il ruolo della Polonia nel conflitto ucraino. Varsavia ha svolto una funzione centrale nel supporto logistico alla NATO, aprendo i suoi territori al traffico militare e alle basi avanzate. Già nel 2022, secondo fonti della Defense Post, la Polonia ha ospitato oltre 10.000 soldati americani, e nel 2024 ha firmato accordi con gli USA per il rafforzamento del sistema antimissile Patriot. Qualsiasi ipotesi di ri-orientamento geopolitico deve tenere conto di questo ruolo strutturale. Il posizionamento atlantico della Polonia non è negoziabile nel breve periodo, pena l’isolamento strategico e sanzioni economiche. Nawrocki stesso, per ora, non ha dato segnali di voler rompere questo equilibrio. Il progetto dell’Intermarium, ossia una federazione di nazioni tra Baltico, Mar Nero e Adriatico, torna spesso nei discorsi di area conservatrice. Ma resta ad oggi un’idea più culturale che operativa. Dopo l’uscita di scena del governo PiS, il blocco di Visegrád si è sfilacciato: l’Ungheria è sempre più sola, la Slovacchia di Robert Fico (filo-russa) è stata colpita da un attentato, e la Repubblica Ceca è su posizioni liberali. Nawrocki potrebbe teoricamente rilanciare questo asse, ma senza governo, senza visione condivisa, e senza una spinta esterna, resta un sogno geopolitico.

Funzione simbolica ma non operativa

L’elezione di Karol Nawrocki è un segnale: la società polacca mantiene una parte consistente legata a identità, fede e memoria storica. Ma la sua funzione sarà più simbolica che operativa. Il vero potere resta nelle mani del governo Tusk, ben agganciato a Bruxelles e agli interessi NATO. Chi vuole leggere questa elezione come l’alba di una riscossa sovranista sbaglia prospettiva. È una partita interna a una nazione divisa. L’Europa delle patrie non nascerà da un presidente. Servono strategie, strutture e convergenze reali.

Vincenzo Monti

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