Roma, 5 ago – “Iveco Indiana, sconfitta italiana”. Questo il messaggio apparso nella notte su decine di striscioni affissi in molte città da CasaPound Italia, in segno di protesta contro la vendita dello storico marchio Iveco al gruppo indiano Tata.
CPI interviene sulla cessione Iveco agli indiani
In una nota, il movimento definisce l’operazione “un’altra resa, con le tasche piene e le fabbriche vuote”, accusando le istituzioni di “silenzio complice” e denunciando “l’ennesima fuga degli Agnelli” a discapito della produzione nazionale: “La protesta di questa notte – specifica la nota – vuole denunciare la sistematica svendita dell’apparato industriale italiano. Lo Stato continua a restare a guardare, mentre a ogni cambio di proprietà ci raccontano che andrà tutto bene. Ma quando la spina dorsale produttiva del Paese finisce in mani straniere, non è un affare: è una resa.” Secondo CasaPound, la cessione rappresenta quindi “un colpo alla sovranità economica” e rischia di impoverire il tessuto produttivo italiano, trasferendo all’estero competenze e posti di lavoro. Il passaggio di proprietà, annunciato a fine luglio, prevede che Tata Motors acquisisca Iveco Group per una cifra vicina ai 6 miliardi di euro. L’operazione include i marchi Iveco, FPT Industrial e Magirus, tutti considerati strategici nei settori della mobilità. La vendita, come evidenziato anche da analisti e osservatori, solleva seri interrogativi sul futuro dei siti produttivi italiani.
Utilizzare il golden power
CasaPound rilancia la proposta di nazionalizzare le imprese strategiche e di utilizzare senza esitazioni il “Golden Power”, il potere speciale con cui il governo può bloccare acquisizioni ritenute dannose per l’interesse nazionale. “Difendere Iveco significa difendere l’Italia. Se non lo si fa ora, non lo si farà mai” – prosegue la nota. Il movimento conclude sottolineando che “Senza il controllo sulle fabbriche, le infrastrutture e le tecnologie, non c’è indipendenza, non c’è futuro, non c’è nazione” e definendo l’azione notturna “un gesto simbolico per accendere i riflettori sulla battaglia per la sovranità industriale”, ribadendo la necessità che “l’Italia torni padrona di sé stessa”.
La Redazione