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Londra, bandiere e identità: la marcia che accende i patrioti

by La Redazione
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Tommy Robinson marcia Londra 2025

Roma, 13 settembreDecine di migliaia di persone hanno invaso le strade della capitale britannica per rispondere all’appello di Tommy Robinson e partecipare alla marcia “Unite the Kingdom”. Una marea di Union Jack, croci di San Giorgio, vessilli scozzesi e gallesi ha colorato le strade a sud del Tamigi, con cori e slogan contro l’immigrazione di massa e in difesa della libertà di parola.

Una marcia indetta contro l’immigrazione

Il corteo è partito dall’area di Waterloo per dirigersi verso Westminster, cuore politico del Regno Unito. Accanto ai simboli nazionali, sono comparsi anche bandiere americane e i celebri cappellini rossi “MAGA” di Donald Trump. Un modo per marcare la connessione transatlantica di un movimento che, al di là dell’etichetta “estrema destra” affibbiata dai media, vuole presentarsi come internazionale patriottica. Robinson ha descritto l’evento come un momento per riaffermare i valori della libertà e per commemorare Charlie Kirk, l’attivista conservatore americano assassinato pochi giorni fa durante un intervento pubblico. «Centinaia di migliaia sono già qui per difendere le nostre libertà», ha scritto sul suo profilo X, rilanciando l’orgoglio di un popolo che si sente tradito dal sistema. Tra i cartelli più diffusi, scritte come Stop the Boats, Send them Home e We want our country back. Molti manifestanti hanno portato con sé i propri figli, segno che il raduno non è stato soltanto una dimostrazione di piazza, ma anche una trasmissione di identità. «Vogliamo il nostro Paese indietro, vogliamo che la libertà di parola torni a essere rispettata», ha dichiarato Sandra Mitchell, una delle tante donne presenti. «Noi crediamo in Tommy».

Gli antagonisti provano ad opporsi ma falliscono miseramente

L’evento ha visto un dispiegamento di forze senza precedenti: oltre 1.600 agenti schierati, di cui 500 fatti arrivare da altre contee. La Metropolitan Police, già impegnata in eventi sportivi e concerti, ha alzato il livello di sicurezza fino a blindare la città con barriere e cordoni. Il comandante Clair Haynes ha dichiarato che le forze dell’ordine agiranno “senza paura o favore”, pur ammettendo che le autorità temono episodi di “retorica anti-musulmana”. Lo stesso Haynes ha però invitato i cittadini londinesi a non modificare le proprie abitudini. Un’ammissione implicita: il governo teme la piazza patriottica, ma non può reprimerla senza mostrare apertamente la sua debolezza. Parallelamente, l’organizzazione “Stand Up To Racism” ha portato in strada alcune centinaia di attivisti. Cartelli rosa e slogan di maniera – Refugees Welcome, Oppose Tommy Robinson – hanno ribadito il copione progressista: apertura senza limiti, culto del multiculturalismo, condanna di chiunque osi rivendicare un’identità. Il confronto numerico, però, è impietoso: da una parte decine di migliaia di persone, dall’altra poche centinaia. Un dato che i media tenteranno di diluire parlando genericamente di “tensioni” e “scontri tra estremi”, ma che fotografa in realtà la crescita di un fronte patriottico popolare capace di scendere in piazza nonostante criminalizzazioni e censure.

Una marcia che allarga la linea di conflitto

Il successo della manifestazione arriva in un contesto politico teso: l’immigrazione è ormai la prima preoccupazione dell’opinione pubblica britannica, davanti perfino alla crisi economica. Solo quest’anno più di 28.000 migranti hanno attraversato la Manica su piccole imbarcazioni, un record che ha scosso il Paese e alimentato la percezione di un’invasione senza controllo. Lungo molte strade della capitale sono apparse spontaneamente croci di San Giorgio dipinte sull’asfalto o issate alle finestre: per i patrioti, un segno di rinascita; per la sinistra, un “messaggio ostile agli stranieri”. Ancora una volta, ciò che per il popolo è identità, per i progressisti è odio. La marcia di Robinson conferma che la questione identitaria non è più locale: la linea di conflitto con la sinistra si allarga in un’Europa che brucia tra sbarchi e insicurezza. La piazza rappresenta ancora una volta la distanza tra la rabbia popolare e la retorica dei media mainstream.

Vincenzo Monti

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