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Iryna, uccisa perché bianca: il ricordo (e l’impegno) militante del Blocco Studentesco

by Sergio Filacchioni
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Iryna

Roma, 17 sett – Iryna Zarutska. È morta dissanguata su un vagone della metro di Charlotte, nel North Carolina, dopo essere stata colpita tre volte alla gola da un pluripregiudicato con alle spalle quattordici arresti. Nessuno è intervenuto, nessuno l’ha soccorsa. Il killer ha dichiarato senza giri di parole di averla scelta perché bianca. Una verità che i media americani e occidentali hanno fatto di tutto per minimizzare, ma che resta lì, cruda, impossibile da censurare.

Affissioni in tutta Italia per ricordare Iryna

Risulta evidente a chiunque che l’omicidio di Iryna non è un caso isolato, ma un tassello di un mosaico più ampio: quello dell’odio anti-bianco, che attraversa le società occidentali in mille forme. Dai crimini violenti ai dibatti sulla “decostruzione della bianchezza” nelle scuole e nelle università, dalle discriminazioni sul lavoro alla propaganda mediatica. Il bianco è diventato il capro espiatorio su cui riversare sensi di colpa e frustrazioni, mentre la politica e i media fingono di non vedere, o peggio ancora giustificano: così come avvenuto da parte di tante voci “autorevoli” della cultura mainstream dopo l’omicidio Kirk. Per questo il Blocco Studentesco ha scelto di non lasciare che la vicenda di Iryna scivolasse nel dimenticatoio. Manifesti e gigantografie affissi in tutta Italia hanno riportato il suo volto negli spazi pubblici, trasformandolo in simbolo di una violenza che non è episodica ma strutturale, legata a un sistema che ha imposto l’immigrazionismo come dogma e la convivenza forzata come condanna. L’iniziativa militante rompe il silenzio e impone alla società una domanda che non può essere elusa: quanto sangue dovrà ancora scorrere prima che l’Europa si risvegli?

L’Europa è chiamata a prendere coscienza di sè

Europe wake up!” non è solo una scritta sui muri o uno slogan scandito in piazza. È un grido che interpella una generazione: la nostra. La storia di Iryna è la storia di un continente che ancora non ha costruito la sua casa comune, disperso tra stati vassalli, consumismo, globalizzazione forzata e ideologie che hanno disarmato i popoli. Difendere questo sistema fallito non è una scelta, è una condanna. L’unica via è la costruzione di una patria europea, che sappia riconoscere i suoi figli, proteggerli e proiettarli verso il futuro. Il compito che ci attende non è facile. Significa rompere con decenni di apatia e di anestesia culturale, scendere in strada, occupare spazi, strappare visibilità e agibilità politica a chi vorrebbe ridurci al silenzio. Significa scegliere il conflitto come strumento di risveglio, non come sterile provocazione, ma come necessità storica. Il Blocco Studentesco si pone come punto di riferimento per quegli studenti che non accettano di vivere da spettatori ma vogliono essere protagonisti.

Non si può vivere senza identità

Iryna ci lascia in eredità un tragico monito: vivere senza identità significa essere alla mercé di chiunque, anche di un pluripregiudicato incontrato per caso su un vagone della metro. Per noi, l’impegno per l’Europa significa invece trasformare il dolore in forza, la memoria in lotta. Non si tratta di commemorare ma di scegliere: morire occidentali o risvegliarsi come europei.

Sergio Filacchioni

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