Roma, 14 ott – La Napoli preelettorale, quella senza un programma di governo se non reddito di cittadinanza e porti aperti, zingari della Repubblica, pugni chiusi e mani in tasca ci consegna la cronaca dell’ennesimo stupro. Con indifferenza, con sopportazione e abitudine, quasi fosse un male necessario: ventinovenne stuprata mentre torna a casa in centro città, in zona Porta Capuana.
Lo strupratore e le istituzioni
Non senza sorpresa, nel leggere l’articolo si scopre che lo stupratore è un nordafricano, un marocchino, senza permesso di soggiorno e senza fissa dimora. Già disagiato, ubriaco, noto alle Forze dell’Ordine, con precedenti sono le competenze che corredano il curriculum. Sintetizzando, era recidivo, ma non sembra essere stato un ostacolo, visto che era in giro a fare ciò che voleva.
Leggiamo, poi, che il Prefetto ha già convocato un tavolo e che sembra far parte del copione, dell’atto dovuto e che, per ovvie ragioni, arriva sempre dopo. Le istituzioni, però, anche quelle locali ci sono e si fanno sentire. La presidente della Municipalità Caniglia descrive il quartiere come il Bronx con gente omertosa che non vuole parlare e si appella allo Stato – come sei lei rappresentasse altro – l’unico che può fare qualcosa. Quasi un’ammissione di colpa per la resa, prima della sconfitta.
Addirittura macchiettistica la reazione del presidente della IV municipalità Michele Tortora che organizza un sit-in di protesta “per dire stop a ogni forma di violenza sulla donna”. Una semplice richiesta a cui nessuno mai aveva pensato prima quella con cui lo spirito civico del quartiere si ribella alla violenza. E lo fa portando in strada un lenzuolo bianco che i “ribelli civici” impiastricceranno con le loro mani tinte di nero perché “abbiamo tutti le mani sporche, per le violenze e per il degrado del quartiere. Nessuno è innocente, anzi, siamo tutti colpevoli!” dice a Fanpage Raffaella Guarracino assessora al welfare.
La fuffa del Comune
Una certificazione di una non meglio precisata incapacità, una partecipazione di colpa inclusiva, una colpevolizzazione globale giusto per dire qualcosa e sentire meno peso sulla coscienza. Pure il Comune, come da protocollo, esprime vicinanza alla giovane ragazza, ringrazia le Forze di Polizia che sono prontamente intervenute (che, però, dipendono dallo Stato centrale e non dal Comune) e una turista francese – che soggiornava in una struttura ricettiva del “Bronx” – che ha assistito nell’immediato la giovane napoletana stuprata e condanna ogni forma di violenza. Tutta fuffa. Parole vuote come l’impegno istituzionale che, però c’è, si è colpevoli da protocollo e da protocollo si subappalta l’emergenza allo “stato” che avrà la bacchetta magica mentre ognuno rimarrà al proprio posto.
Giovane stuprata, le reazioni dei napoletani
La realtà, la vita vera non è quella delle petalose proteste di piazza repentinamente organizzate. C’è il signor Gennaro, come riporta Il Mattino, ottantun anni di ragazzo che dalla soglia del circolo Arditi d’Italia parla e racconta con molta probabilità la verità dei fatti. Tutto fa pensare che sia stato proprio lui a riconoscere il clandestino che aveva usato violenza sulla giovane napoletana; la turista francese con le sue urla aveva richiamato l’attenzione di un gruppo di uomini che, probabilmente indirizzato dal signor Gennaro, che dallo stesso individuo in settimana aveva già subito minacce con una bottiglia di vetro rotta, lo ha riconosciuto, lo ha raggiunto e immobilizzato. All’arrivo della Polizia, il violentatore che è poi stato arrestato e condotto in carcere, ha dovuto ricorrere prima alle cure mediche presso l’ospedale Cardarelli. La donna, invece, è stata accompagnata al più vicino Pellegrini.
Remigrazione
Quello che può essere una storia da manuale di violenza, in realtà, è la cronaca di cittadini esausti che sono insorti contro le violenze e il bivacco di extracomunitari che sono divenuti padroni di interi quartieri. Proprio come a Porta Capuana. Proprio da questo luogo simbolo, infatti, è partita la campagna sulla proposta di remigrazione nel capoluogo campano, spiegando alla gente di cosa si tratta e proseguendo con volantinaggi e attacchinaggi. Una proposta che ha trovato ampio consenso e pure qualche reazione.
In attesa che nei prossimi mesi la proposta si concretizzi, dovremo ancora assistere al ricovero presso il carcere di un clandestino violento e senza fissa dimora che suona un po’ come una beffa. Visto che a garantire vitto e alloggio al delinquente sarà persino la vittima. Con l’augurio che espulsione e rimpatrio immediato diventino realtà certa, non resta che “affidare” il clandestino alle regole del carcere che sicuramente saranno più celeri di quella della giustizia. Intanto la madre ha espresso un pubblico ringraziamento a chi ha “aiutato la ragazza con grande umanità e generosità”, l’ultima speranza che resta alla razza umana per sopravvivere.
Tony Fabrizio