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Reggio Emilia e Toscana, la politica italiana in preda alla sindrome Mamdani

by Patrizio Podestà
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Roma, 13 nov – 2015-2025: sono passati dieci anni, ma l’entusiasmo della sinistra italiana per le vittorie della sinistra (estera) non cala. Qualcuno, dopo la vittoria di Alexis Tsipras alle politiche greche di due lustri fa, ebbe a ricordare ai compagni nostrani come lo stato di salute della sinistra dall’altro lato dello Ionio non fosse da associare a quello della sinistra del Bel Paese. Oggi come allora, in un momento storico in cui la sinistra italiana è forse nel peggior momento della sua storia recente – senza leader carismatici, in caduta nei consensi – dai sondaggi il fantomatico “campo largo” arriva a toccare circa il 36% delle intenzioni di voto – un nome risolleva il morale del fronte dell’opposizione italiana: Zohran Mamdani.

La Mamdanite impazza nel mondo dem

A seguito della levata di scudi di Schlein e compagni dopo la vittoria del neosindaco di New York, impazza la “Mamdanite”. E, come ogni buon progetto progressista italiano, parte dalle roccaforti. A Reggio Emilia, infatti, c’è già da tempo un assessore – la signora Marwa Mahmood – che ha radici egiziane. Nella rossa Emilia, il Pd ha già da tempo iniziato a mettere figure copertina come membri delle amministrazioni locali. Un fatto replicato in questi giorni anche in Toscana. Nell’altra fortezza rossa a guida Pd, il rieletto presidente Eugenio Giani ha nominato tal Bintou Mia Diop. Classe 2002 e consigliere comunale dem a Livorno, universitaria e vicepresidente della commissione urbanistica del capoluogo labronico. Una Schlein 2.0, hanno accusato subito i politici del centrodestra. Sottolineando come le origini senegalesi della ragazza abbiano influito più di qualsivoglia esperienza o capacità amministrativa. Poco importa a Eugenio Giani, la bandierina è servita.

Woke e decolonizzazione

Sulla scia della candidata non eletta di Toscana Rossa, Antonella Bundu, anche le due amministratrici in questione si sono lasciate andare a frasi che andrebbero forse bene in un monologo di stand-up comedy. La Mahmood a margine di un evento a Bologna, durante la presentazione del Dossier statistico immigrazione 2025, ha invitato il mondo della scuola a “decolonizzare lo sguardo”. E a promuovere una “formazione continua per superare approcci coloniali nei confronti degli studenti stranieri”.

Una vera e propria richiesta di rieducare il corpo docenti, denunciano dall’opposizione reggiana. Critiche alle parole della Mahmood sono giunte anche dal corpo docenti. Luca Manini, docente al liceo Matilde di Canossa, ha replicato: “Venga in classe a chiedere ai miei studenti se ho mai mostrato un atteggiamento coloniale. La cultura è laica e la scuola non è un laboratorio ideologico: è il luogo dove si insegna a pensare, non a recitare dogmi”. Un bel tacer…

Ellyvornese

Nemmeno la nuova vicepresidente della Toscana si è voluta trattenere dalla scia di uscite mitiche della sinistra. L’Elly Schlein livornese, Mia Diop, incarna perfettamente la nuova generazione di giovani piddini. Pro-Pal all’acqua di rose, linguaggio “decostruito”, e in scia con la leader dem, famiglia quantomeno interessante. Diop non è infatti nuova alle cronache. A novembre 2023, il suo nome era girato sui media dopo un servizio di Fuori dal Coro. Mbaye Diop, a lungo leader della comunità senegalese di Livorno e padre di Mia, infatti – pure lui ex tesserato piddino – aveva occupato per vent’anni una casa popolare a Livorno senza pagare l’affitto. Forse, anche qui, prima di richiedere sgomberi a CasaPound, la sinistra dovrebbe guardare prima in casa propria. Ma Mia Diop, clamorosamente, scelse di mollare il padre: “Ho visto il servizio, non ho rapporti con quell’uomo non mai vissuto in quella casa con mio padre“.

Sindrome Mamdani: una sinistra senza più contenuti

Dai cortei pro-Pal nati da un’accozzaglia di mondi in disaccordo all’isteria contro il fascismo, dalle nomine bandierina all’accanimento contro i morti, si palesa ormai giorno dopo giorno l’incapacità della sinistra di creare nuovi contenuti. Il Mamdanismo è solo l’ultima trovata di un mondo incapace di intraprendere battaglie politiche, e ridotto ormai a issare bandierine ideologiche seguendo un vento che gli porta solo polvere. L’americanizzazione del mondo dem italiano ha portato inevitabilmente al suo declino, con la sinistra intenta più a occuparsi di minoranze e quote, a strillare contro il sempreverde fascismo e ad esultare per le singole vittorie altrui. Lo stato di salute dei progressisti nostrani, dunque, resta precario. Forse il trentaquattrenne neosindaco di New York ne avrà scatenato gli entusiasmi, ma parafrasando un noto collettivo satirico, “siamo uomini di sinistra, ed oggi è un bel giorno per la sinistra… newyorkese.”

Patrizio Podestà

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