
Un atto di accusa molto forte, che non solo apre uno squarcio inquietante su ciò che avviene nei campi, ma mette sul banco degli imputati anche tutte quelle figure di estrazione buonista che con la scusa dell’integrazione finiscono per farsi complici dei misfatti zingari. Per il resto, il report descrive in termini piuttosto agghiaccianti la vita dei circa 20 mila minori rom che in Italia vivono in emergenza abitativa. Per loro, l’aspettativa di vita media è di circa 10 anni in meno rispetto al resto della popolazione. Dalla nascita sono esposti al rischio di malnutrizone e malattie infettive quali scabbia e tubercolosi, oltre che di infezioni virali, micotiche e veneree.
Tra gli adolescenti si registra un’elevata diffusione delle cosiddette “patologie da ghetto”, come ansia e depressione, e un consumo considerevole di alcool e stupefacenti. L’accesso all’istruzione, a partire dalla scuola dell’infanzia, è limitato e incostante. Si calcoli che, contro ogni carta dei diritti e convenzione internazionale, in Italia in un caso su 5 i minori che oggi vivono in un insediamento non inizieranno mai il percorso scolastico. Solo nell’1% dei casi avranno la possibilità di frequentare le scuole superiori e le probabilità di accedere ad un percorso universitario sono ridotte a zero. Quanto al precoce, diffusissimo e odioso avviamento alla criminalità di tali soggetti, invece, il rapporto non dice nulla. A quanto pare, il giustificazionismo in nome della “cultura rom” non ha confini.
Adriano Scianca