
La norma reintrodotta prevede la formazione di apposite “zone di transito” in prossimità delle frontiere con Serbia e Croazia, dove gli immigrati clandestini, anche richiedenti asilo, saranno detenuti in attesa che la loro domanda per ottenere lo status di rifugiati non sarà esaminata. “La libertà di movimento di queste persone sarà revocata, dovranno restare in un solo luogo appositamente scelto per loro”, spiega alla stampa il vicepremier Janos Lazar. “Questo luogo sarà il confine dello Stato, dove verranno sistemati container capaci di ospitare 200-300 persone. I migranti dovranno aspettare lì la risposta alla loro domanda di asilo”.
Per Orban la nuova misura è una “risposta ai recenti attacchi terroristici in Europa compiuti da immigrati. Siamo sotto assedio”. Ovviamente i nuovi provvedimenti adottati dall’Ungheria hanno suscitato l’immediata reazione dell’Onu, la portavoce dell’Unhcr, Cecile Pouilly, la norma “viola gli impegni dell’Ungheria nel rispetto del diritto internazionale e le norme dell’Unione Europea” e avrà terribili effetti psicologici e fisici su donne, bambini e uomini che già fuggono da grandi sofferenze”. Per tutta risposta Orban alcuni giorni fa ha dato il via alla costruzione di una seconda barriera lungo il confine con la Serbia: un nuovo “muro”alto 3 metri, attrezzato con telecamere per la visione notturna e sensori di calore e movimento. Una nuova barriera che andrà a rafforzare quella già esistente, costruita durante la crisi dei flussi migratori del 2015 e che già aveva suscitato moltissime polemiche.
Davide Romano