Napoli, 13 mar – All’indomani dell’intervento di Matteo Salvini alla Mostra d’Oltremare di Napoli, la città è stata costretta a fare i conti con i danni provocati dai violenti scontri che si sono susseguiti nel pomeriggio di sabato scorso, nel quartiere Fuorigrotta, tra gli attivisti dei centri sociali e le forze dell’ordine. Migliaia di euro di danni, tra segnali stradali divelti, cassonetti incendiati, e vetri di auto e attività commerciali frantumati, 6 fermati e 34 contusi, di cui 6 manifestanti, 3 funzionari e 25 tra poliziotti e carabinieri. Questo il bilancio dei tafferugli. Sin da quando era stata annunciata la presenza del leader del Carroccio a Napoli, diverse settimane fa, le principali realtà “antagoniste” cittadine avevano minacciato di sfilare per le strade al fine di impedire a qualsiasi costo l’evento indetto da Noi Con Salvini, cartello elettorale della Lega Nord per il Sud Italia. L’evento, rimasto in dubbio fino all’ultimo, alla fine si è svolto e Matteo Salvini ha parlato di fronte ad una sala di 1200 posti, gremita di sostenitori. Occorre però fare un passo indietro.

Dichiarazioni, occupazioni simboliche, minacce e slogan gridati nelle stanze vuote non avevano tuttavia minimamente intaccato la possibilità di svolgimento dell’evento. Qualche dubbio è tuttavia sorto quando, a poche ore dall’inizio della conferenza , Giuseppe Oliviero, consigliere delegato del cda della Mostra d’Oltremare, assieme al presidente dell’Ente, Donatella Chiodo, aveva rescisso unilateralmente il contratto stipulato con Noi Con Salvini per l’affitto della sala, per poi dichiarare in una nota: «La Mostra d’Oltremare non farà alcun passo indietro sulla decisione di non far svolgere la manifestazione di Matteo Salvini, a meno di un atto ufficiale da parte della Prefettura di Napoli. In quel caso non ci resterebbe che soccombere». Gli appelli di De Magistris insomma hanno fatto presa, non solo su quelli che il giorno dopo si sarebbero trasformati in violenti manifestanti armati di bastoni, bombe-carta e molotov, ma anche sui rappresentanti dell’Ente proprietario della sala. Non ci si poteva però aspettare altro dal momento che a porre l’Architetto Oliviero e la Dott.ssa Chiodo nei rispettivi ruoli amministrativi è stato proprio il Comune di Napoli. Risulta però assurdo il fatto che determinati personaggi si prodighino attivamente per essere accondiscendenti ai capricci del sindaco, ma non lo siano altrettanto per questioni ben più importanti che riguardano proprio l’Ente che rappresentano. Possiamo a questo proposito citare il contenzioso tra la Mostra d’Oltremare e l’Associazione Sportiva Acquachiara che, irrisolto dal settembre dello scorso anno, ha portato alla chiusura al pubblico della piscina olimpionica scoperta, della piscina coperta, e della palestra.
Ad ogni modo, nonostante i colpi di testa della Mostra, è arrivata quasi immediata la replica della Prefettura di Napoli che, su ordine diretto del Ministro dell’Interno Minniti, ha accordato il permesso affinché l’incontro di Noi Con Salvini si tenesse nel luogo prefissato. Il Ministro ha infatti sottolineato che Napoli è ancora Italia – anche se forse a De Magistris non fa poi così piacere – e pertanto va tutelato anche lì il diritto, costituzionalmente espresso, di svolgere l’incontro dell’Onorevole. Il giorno dopo si è dunque svolto il corteo dei centri sociali, riuniti sotto la sigla “Mai Con Salvini”, che è partito da Piazza Sannazzaro, a diverse centinaia di metri dal luogo del meeting leghista, e che è riuscito ad arrivare fino a Piazzale Tecchio, largo limitrofo ad uno degli ingressi alla Mostra d’Oltremare. Nonostante le promesse, Luigi De Magistris non è stato tra i partecipanti alla contestazione, alla quale hanno invece preso parte la moglie, l’avvocato Mariateresa Dolce, alcuni assessori e il presidente del consiglio comunale. Figure istituzionali che hanno dunque ufficialmente legittimato la manifestazione e che si possono tranquillamente ritenere i mandanti morali della veemente guerriglia scatenata dagli aderenti.

È pertanto quanto mai evidente che coloro che si fanno promotori di valori come giustizia, legalità e uguaglianza, all’occorrenza si dimostrino essere i primi a tentare di impedire le libertà di espressione altrui. Dall’altro lato si è dimostrato ancora una volta che De Magistris non è sindaco di Napoli e dei napoletani, bensì solo di una parte, ossia di quella che, in tempo di elezioni, vi si asserve, salvo poi definirsi “ribelle” e “antagonista”. Insomma, dopo giorni e giorni di sterili polemiche l’unico risultato ottenuto da certi personaggi è stato fare un’ottima pubblicità a Matteo Salvini che, forse, solo grazie a loro, è riuscito a riscuotere tanto successo e a riempire la sala. Al termine della conferenza il leader della Lega ha poi affermato che ritornerà nuovamente a Napoli, e la prossima volta, parlerà ai suoi da Piazza del Plebiscito. Gli “antagonisti” riusciranno a fargli riempire anche quella?
Alessandro Autiero
4 comments
tutto giusto, tranne che a rimettere nei ranghi l’architetto Oliviero e la dottoressa Chiodo non è stato il comune di napoli, bensì la PREFETTURA su ordine del Ministro Minniti
Tutto giusto, tranne che a rimettere nei ranghi l’architetto Oliviero e la dottoressa Chiodo non è stato il comune di napoli, ma la Prefettura su ordine del Ministro Minniti
ennesima dimostrazione della democrazia a senso unico. se non la pensi come me sei un razzista e fascista. la dimostrazione: due persone fermate per un giorno e poi rilasciate, e tutti gli altri? chi paga i danni? vergognatevi stalinisti
va ricordato che De Magistris si comporta come un leader politico e non appunto da sindaco ma soprattutto, come pochi sottolineano, che egli ha avuto sì il 66% ma sul 35% dei votanti il che significa che solo il 23 % dei napoletani lo ha votato ( molti dei quali pur di non votare Lettieri ). Del resto la sua politica tutta tesa a favorire gli okkupanti che lo hanno votato (sinistramente presenti in massa fuori ai seggi in tenuta verde militare) parla chiaro.