Roma, 19 ago – In Austria la notizia ha il sapore del precedente storico: un tribunale civile di Vienna ha convalidato un lodo arbitrale basato sulla Sharia islamica, imponendo a un uomo il pagamento di 320mila euro. Un caso che va ben oltre la somma in gioco e che apre il dibattito sul riconoscimento di un vero e proprio sistema legale parallelo nel cuore d’Europa.
L’Austria apre le porte all’arbitrato islamico
La vicenda è semplice nei fatti, ma esplosiva nelle conseguenze. Due uomini avevano deciso di affidare le loro controversie contrattuali a un arbitrato privato regolato dai principi dell’“Ahlus-Sunnah wal-Jamaah”. Il verdetto aveva condannato uno dei due al pagamento della cifra, ma questi aveva contestato la decisione sostenendo che la Sharia fosse vaga, arbitraria e incompatibile con i valori fondamentali dell’ordinamento austriaco. Il Tribunale civile di Vienna ha però respinto il ricorso, sancendo che non è compito della magistratura verificare nel dettaglio quali norme islamiche siano state applicate, ma solo accertarsi che il risultato non contrasti con i “principi fondamentali” del diritto nazionale. In sostanza, le parti possono scegliere liberamente di vincolarsi a regole religiose, purché l’esito finale non violi direttamente la legge austriaca. Un passaggio apparentemente neutrale che apre però a scenari inquietanti. Se l’arbitrato islamico diventa equiparabile a quello commerciale o canonico, si crea un corridoio legale attraverso il quale la Sharia può penetrare nel tessuto giuridico europeo. Oggi si tratta di una disputa economica, domani la stessa logica potrebbe riguardare controversie familiari, ereditarie o comunitarie, con l’effetto di legittimare pratiche e regole estranee ai nostri ordinamenti.
Una situazione che dilaga in tutta Europa
Non è un caso che giuristi e cittadini in Austria parlino già di “doppio binario della giustizia”, in cui accanto al codice civile si affianca un corpo normativo religioso, non scritto nello Stato di diritto, ma validato dalla magistratura. Un fenomeno che ricorda dinamiche già viste, dove i tribunali islamici hanno progressivamente acquisito peso nelle questioni matrimoniali e patrimoniali. In Inghilterra, ad esempio, esistono da anni decine di Sharia councils e perfino un Muslim Arbitration Tribunal ufficialmente riconosciuto dall’Arbitration Act del 1996, che permette di risolvere controversie civili sulla base della legge islamica. Il risultato è stato la proliferazione di una giustizia parallela che spesso grava soprattutto sulle donne, costrette a rivolgersi a tribunali religiosi per ottenere divorzi o regolazioni patrimoniali, con garanzie ridotte rispetto al diritto statale. Critici e giuristi denunciano da tempo il rischio che, in nome del multiculturalismo, lo Stato abdichi al proprio monopolio legale, favorendo la nascita di “enclave normative” nelle quali la legge europea viene subordinata a codici religiosi. La sentenza di Vienna, in questo senso, non rappresenta un fulmine a ciel sereno, ma il segnale che la stessa dinamica sta ormai attecchendo anche sul continente.
La Sharia è figlia di una visione del mondo espansiva
La posta in gioco non è quindi un singolo caso, ma la definizione stessa di sovranità giuridica in Europa. Se uno Stato accetta che comunità religiose applichino in autonomia le proprie regole, purché non “urtino” con i principi fondamentali, il rischio è di vedere nascere spazi indefiniti in cui la legge europea diventa solo una cornice formale. L’Austria, con questa sentenza, ha tracciato una prima linea in questa direzione. Per molti è un cedimento culturale e politico: una porta aperta alla progressiva normalizzazione della Sharia in Europa. Un precedente che, se non contrastato, rischia di trasformare il diritto occidentale in un guscio vuoto – già indebolito da anni di giurisprudenza progressista, cioè di interpretazioni giudiziarie che hanno piegato la legge a logiche ideologiche (dal diritto di famiglia all’immigrazione, fino alla libertà religiosa), riducendo di fatto l’autorità del nostro ordinamento – dentro il quale possono proliferare altri sistemi normativi, portatori di visioni del mondo radicalmente espansive.
Vincenzo Monti