Ottava puntata della nostra inchiesta sulla crisi del sistema bancario italiano.
Le puntate precedenti:
- Bancarotta/1 Banche: la prossima grande crisi italiana?
- Bancarotta/2 La crisi delle banche? Non è proprio tutta colpa…delle banche
- Bancarotta/3 Dalla Legge Bancaria del ’36 a Draghi: nuove crisi e vecchi errori
- Bancarotta/4 Le popolari sacrificate sull’altare della deregulation
- Bancarotta/5 Altro che Mps, il grande malato si chiama Unicredit
- Bancarotta/6 Da De Benedetti a Marcegaglia: così i big della finanza hanno affossato le banche
- Bancarotta/7 Soffocare l’economia: Basilea III

Oggi anche alcuni esponenti dell’establishment se ne accorgono. Per esempio, Giuseppe Vegas. Il numero uno della Consob nel corso di un’audizione alle Commissioni Finanze di Senato e Camera si è scagliato contro il bail-in. Vegas ha sottolineato che, pur creato sulla base di un “principio condivisibile”, il bail-in ha scatenato uno shock normativo senza precedenti, a causa della sua retroattività. Inoltre il presidente della Consob ha sottolineato che: “L’effetto della retroattività si è subito rivelato un fattore di instabilità per il mercato finanziario e, in particolare, per il comparto bancario. La nuova disciplina ha mutato di colpo il profilo di rischio dei titoli in portafoglio ai risparmiatori, peggiorandone la posizione, rispetto al momento in cui i titoli sono stati sottoscritti o acquistati”. È l’eterno ritorno dello spread. Stavolta in salsa elvetica: a posto dei Bot i signori di Basilea hanno trovato un modo per svalutare i crediti delle banche. Vediamo perché.
Ritorniamo al citato caso della Banca Popolare di Vicenza. Nel marzo del 2016 la Bce così si rivolgeva ai soci e al management dell’istituto di credito vicentino: “Bpvi (Banca Popolare di Vicenza) è a un bivio: nel caso in cui uno qualsiasi degli elementi del progetto non fosse approvato e la banca non rispettasse i requisiti patrimoniali, si renderebbe necessario adottare misure di vigilanza, incluso l’esercizio dei poteri previsti dal Testo Unico Bancario ovvero appunto le procedure previste dalla direttiva sul bail-in”. Gli elementi del progetto erano tre: la trasformazione in spa, l’aumento di capitale da 1,75 miliardi di euro, nonché la quotazione a Piazza Affari. Com’è andata a finire lo sappiamo. Le prossime puntate, però, alla luce di quanto detto le possiamo prevedere.
Ad esempio sarà molto semplice per la speculazione mettere le mani sul territorio vicentino. La BpVi, infatti, raccoglie i risparmi dei cittadini ed è garante di molti prestiti o mutui da quelli per la casa agli investimenti fatti dalle imprese. Insomma, una banca anche se locale e oberata da crediti ritenuti ad alto rischio, ha un valore che non può essere liquidato con pochi euro. Le operazioni di salvataggio potrebbero creare le condizioni per una colonizzazione economica. È sufficiente fare pressing sui soci che, terrorizzati dal bail-in, sottoscriveranno un bel aumento di capitale. Ovviamente l’importo versato dai soci non basterà per tranquillizzare i controllori della Bce. Questo farà scattare un meccanismo ribassista che porterà ad una svalutazione degli asset della banca. A quel punto basteranno pochi euro per comprarsela. Quanto detto non è un’iperbole. Basta leggere le cronache di questi giorni. Ubi acquisterà tre good bank (Marche, Etruria, Chieti) al prezzo simbolico di un euro. L’istituto si è impegnato a un aumento di capitale da 400 milioni per mantenere un capitale Cet1 di oltre l’11% e colmare il fabbisogno temporaneo legato alla non piena computabilità del badwill. A fronte di questo sforzo, la banca ha ottenuto numerose protezioni dai rischi, un aumento dei clienti e della quota di mercato (che passa da 5 a 6% in Italia) e una prospettiva di ritorno dell’investimento del 25% nel 2020 (quando le tre banche avranno nelle previsioni un utile di 100 milioni). Stavolta si è trattato di una banca italiana come Ubi. In futuro, però, le cose potrebbero andare diversamente. Bisogna mantenere alta la guardia anche su ciò che si decide a Basilea, non solo a Bruxelles e Francoforte.
Salvatore Recupero