Roma, 11 dic – “Penso che bisogna accogliere, accogliere, accogliere”, ha dichiarato Fausto Bertinotti in merito all’emergenza sicurezza causata dagli stranieri in Italia. Affermando inoltre che “se tu disprezzi un altro, è intrinseca nel rapporto quello che tu costruisci”. Quindi, Pamela Mastropietro, Desirée Mariottini e Sharon Verzeni, solo per citare tre donne uccise da immigrati, disprezzavano i loro carnefici africani?
Al comunista in cachemire, ha fatto eco la giornalista Claudia Fusani. La quale ha asserito: “se ci fosse un minimo di accoglienza in più, probabilmente qualche caso (di violenza, ndr) riusciremmo a evitarlo”. In un’Italia ormai ostaggio delle violenze degli immigrati che rivendicano il diritto di preda, politici e giornalisti riescono ancora a giustificare questa deriva. È bene ricordare che, nel 2024, quasi una violenza sessuale su due è stata commessa dal 9 per cento della popolazione residente, gli stranieri. Questi sono anche responsabili di quasi un omicidio di donna su tre.
I numeri non mentono mai ma c’è ancora chi vorrebbe nasconderli sotto al tappeto, usando come arma l’antirazzismo. Dopo il secondo stupro in dieci giorni perpetrato da un branco di nordafricani a Roma, Valerio Nicolosi di Fanpage ha pubblicato un podcast in cui lamentava che “la destra cavalca il razzismo”. Forse il vero razzismo sistemico è perpetrato da alcune culture d’importazione che, come successe durante le Marocchinate, considerano le donne italiane come bottino di guerra.
Gli ultimi omicidi di donne ben celati dalla censura mediatica
Ormai è la norma. Quando il carnefice è straniero, le vittime vengono retrocesse alla serie B. Nessuna prima pagina dei quotidiani nazionali, nessuna apertura di telegiornale e nessuna discussione nei talk show. Il 28 ottobre scorso, a Castelnuovo del Garda, in provincia di Verona, la 33enne brasiliana Jessica Stappazzollo Custodio de Lima è stata uccisa con 27 coltellate dall’ex compagno connazionale Douglas Reis Pedroso, il quale poi ha confessato il delitto. Dal 23 aprile scorso, in seguito a una denunzia per maltrattamenti e lesioni volontarie, l’uomo era sottoposto a divieto di avvicinamento alla fidanzata e ai luoghi che lei frequentava e doveva mantenersi a una distanza di 500 metri con applicazione del braccialetto elettronico. A Pedroso, la procura aveva già contestato alcune violenze sessuali commesse a dicembre 2024 ai danni della sorella della compagna. Oltre a episodi di resistenza e minaccia ai danni dei carabinieri intervenuti.

A Monte Roberto, nella provincia di Ancona, il 3 dicembre scorso, mentre dormiva nel suo letto, la 49enne macedone Sadjide Muslija è stata uccisa di botte dal marito connazionale Nazif Muslija. Ritrovata con il volto completamente sfigurato, la donna aveva già denunciato per ripetuti maltrattamenti il marito. Arrestato, nel luglio scorso, aveva patteggiato una pena di un anno e dieci mesi con obbligo frequenza di un percorso per uomini maltrattanti della durata di un anno che avrebbe dovuto iniziare a frequentare ad aprile del 2026.

Donne cacciate come prede sessuali da immigrati
Negli ultimi giorni, sono decine le notizie di aggressioni e violenze perpetrate da immigrati. In questo paragrafo, riportiamo quelle ai danni di donne e bambine. A Cardano al Campo, in provincia di Varese, il 9 dicembre, un algerino clandestino di 35 anni strattonato una bimba di tre anni appena uscita dall’asilo, baciandola sul viso e sulla bocca sotto gli occhi terrorizzati della madre. Immediata la reazione della madre e della zia che hanno strappato la piccola dalle braccia dell’orco e chiesto aiuto. Gli agenti hanno bloccato e immobilizzato l’algerino a poca distanza dalla scuola dell’infanzia, facendo scattare l’arresto in flagranza per violenza sessuale su minore nonostante la resistenza opposta dall’uomo.
A una decina di giorni dallo stupro di gruppo ai danni di una ragazza di 18 anni perpetrato da un brando di marocchini e tunisini nel parco Tor Tre Teste, sempre a Roma, una studentessa di 23 anni è stata violentata da una banda di nordafricani. Questa volta lo stupro è avvenuto all’uscita della metro alla stazione Jonio mentre la giovane stava aspettando un autobus.
A San Mauro Pascoli, nel cesenate, mentre stava facendo jogging la mattina del 5 dicembre, una donna di 50 anni è stata aggredita, immobilizzata, trascinata in un’area appartata e violentata da un 26enne gambiano clandestino. Quest’ultimo era già destinatario di un decreto di espulsione che sarebbe stato eseguito qualche giorno dopo. Nella stessa mattinata, l’uomo aveva pure palpeggiato un’altra donna. Dieci giorni prima, il gambiano aveva tentato di violentare una signora di 70 anni che stava pregando davanti a una celletta. Aveva già abbassato i pantaloni ma fortunatamente era stato messo in fuga dall’arrivo di una coppia.
Come un bollettino di guerra
Sempre il 5 dicembre, a Trieste, un 39enne tunisino, già gravato da diversi precedenti, è stato condannato a 5 anni e 6 mesi di reclusione per violenza sessuale e lesioni. Nell’aprile scorso, intorno alle 13.30, aveva aggredito e palpeggiato una ragazzina minorenne in Porto vecchio. Per poi colpire e spintonare anche il padre intervenuto per difenderla. A Brescia, all’inizio di dicembre, una giovane donna è stata aggredita improvvisamente e colpita al volto con un violento pugno. Stava passeggiando nei pressi di una fermata della metropolitana. Le ricerche dell’aggressore sono subite scattate, individuando così un 36enne nigeriano clandestino già noto alle Forze dell’ordine per precedenti reati contro la persona. Considerata la sua pericolosità sociale, il questore di Brescia ha disposto il trasferimento del nigeriano presso il centro di permanenza per i rimpatri di Gradisca d’Isonzo, in attesa del rimpatrio con un volo diretto verso il Paese d’origine.
A Terni, due egiziani avevano trasformato due centri estetici in mattatoi. Tra la fine agosto e i primi di settembre, i due nordafricani, titolare e dipendente degli esercizi commerciali, avevano adescato con pretesti professionali, aggredito e violentato tre ragazze, tra queste una minorenne. Il dipendente era stato arrestato subito dopo i fatti e posto ai domiciliari mentre il titolare di 34 anni è stato intercettato dopo il suo ritorno dall’Egitto lo scorso 8 dicembre e trasferito in carcere.
Condanne lievi e criminali lasciati liberi sul territorio nazionale: la giustizia italiana protegge le donne dalle violenze degli stranieri?
Sono diversi i casi attuali di criminali stranieri che, nonostante i precedenti, non sono stati espulsi dal territorio nazionale. Così come sono frequenti le condanne e le misure cautelati lievi nei confronti di soggetti violenti extracomunitari. A Prato, nelle ultime settimane, un 20enne marocchino ha aggredito e picchiato in strada sette donne, tutte italiane, scelte a caso. L’ultima aggressione è avvenuta nei giorni scorsi quando ha sfregiato con un coccio di bottiglia una passante di 30 anni. “Tratto in arresto in flagranza per i reati di lesioni personali aggravate dall’odio etnico-razziale e resistenza e violenza a pubblico ufficiale”, il marocchino è stato trasferito presso il reparto di Psichiatria dell’ospedale Santo Stefano perché ritenuto non capace di intendere e di volere da un giudice. Dopo essere giunto nel nosocomio, il nordafricano è fuggito per poi essere rintracciato a casa di un parente.
I casi sardi
A Porto Torres, in pieno centro, il 7 dicembre scorso, una ragazzina di 14 anni è stata bloccata da un 26enne algerino che l’ha afferrata per i capelli, per poi palpeggiarla. La giovane fortunatamente è riuscita a divincolarsi e a fuggire. L’uomo, già gravato da precedenti legati all’uso di sostanze stupefacenti, è stato rintracciato e sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di firma con il divieto di allontanarsi dal comune turritano senza autorizzazione.
A Sassari, la settimana scorsa, una 20enne è stata sequestrata in un appartamento, frustata, picchiata e torturata per ore dal compagno, un 33enne ghanese già noto alle Forze dell’ordine. L’uomo accusava la giovane di avergli sottratto delle dosi di droga. Il video della mattanza è stato poi inviato dall’extracomunitario alla madre della giovane a scopo estorsivo. Nel settembre scorso, l’uomo era stato arrestato per spaccio di droga ma aveva patteggiato un anno di reclusione, tornando subito in libertà. Cinque anni fa, era invece finito in manette con l’accusa di tentato omicidio per l’accoltellamento di un altro straniero, in un centro di prima accoglienza di Marritza. Ma in quel procedimento era stato assolto.
Conegliano e Corridonia
A Conegliano, nel marzo del 2024, durante un incontro chiarificatore, una ragazza italiana di 25 anni era stata picchiata e violentata dall’ex fidanzato. Un 32enne nordafricano, che non aveva accettato la fine della storia. Posto ai domiciliari con braccialetto elettronico, misura poi attenuata dal solo divieto di avvicinamento, l’uomo è stato rinviato a giudizio all’inizio di dicembre. A Corridonia, nel settembre del 2019, un 34enne pakistano aveva avvicinato una giovane commessa uscita dal negozio per buttare l’immondizia. Per poi molestarla e baciarla, chiedendole di fare sesso con lui. La giovane era riuscita a mettere in fuga il maniaco mettendosi a gridare e richiamando così l’attenzione dei passanti. L’extracomunitario senza fissa dimora è stato condannato a un anno per tentata violenza sessuale con la sospensione della pena subordinata alla partecipazione ad un percorso di recupero.
Francesca Totolo