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La Germania è la regina dell’export, ma così affossa l’Europa

by Valerio Benedetti
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Berlino, 18 gen – Per il secondo anno di fila la Repubblica federale tedesca si conferma la regina mondiale delle esportazioni. Secondo i dati dell’Ifo di Monaco, il surplus commerciale ammonta a circa 287 miliardi di dollari. Un’enormità. Basti che pensare che la Cina – che notoriamente inonda il mercato di suoi prodotti «competitivi» – ha fatto meno della metà della Germania (135 miliardi), perdendo peraltro la seconda posizione in favore del Giappone (203 miliardi di dollari).
Il solito allocco potrebbe dire: «Ecco, vedi? I tedeschi sono bravi, mentre noi siamo dei lavativi». Tant’è che, a proposito del surplus commerciale, qualche mese fa la Merkel disse tutta tronfia: «Ne siamo orgogliosi, perché è il simbolo dell’efficienza tedesca». Le cose, però, non stanno affatto così. Non a caso, Stati Uniti, Fondo monetario internazionale e la stessa Unione Europea sono molto irritati con la cancelliera. Di fatti, i «virtuosi» tedeschi, che non cessano di bacchettare i «fannulloni» dell’Europa meridionale, con questo surplus hanno infranto un’importante regola dell’Ue: tenere il surplus al di sotto del 6% del Pil. Nell’anno appena trascorso è stato del 7,8, nel 2016 addirittura dell’8,3%. Chi è che non rispetta le regole comunitarie, dunque?
Ma perché tutta questa irritazione? Semplice: se c’è qualcuno che si arricchisce oltremisura, c’è chi si impoverisce. Un’altra vulgata, ad esempio, sostiene che la Germania sia forte perché opera nei mercati emergenti. Falso. Queste le parole di Christian Grimme, esperto dell’Ifo: «Il surplus tedesco è da ricondurre soprattutto al commercio (249 miliardi dei 287, i flussi di denaro giocano quindi un ruolo secondario, ndr). Il fattore trainante di questo surplus è stata la richiesta di merci tedesche da Paesi dell’Ue e dagli Usa». Bingo: altro che mercati emergenti! La Germania vende soprattutto ai suoi partner europei e negli Stati Uniti. Per questo motivo, in relazione al comparto automobilistico, al G7 di Taormina Donald Trump si lasciò scappare: «The Germans are bad».
Il fatto, però, è che la Germania non vende di più nell’eurozona perché produce merci migliori (in alcuni casi sì, questo è ovvio), ma perché lo fa a prezzi più «competitivi». Ma come ha fatto la Germania a raggiungere questi livelli di competitività? Semplice: grazie alla cosiddetta «svalutazione interna», ossia all’abbassamento del costo del lavoro, cioè dei salari: si deprime il mercato interno (se i lavoratori tedeschi guadagnano di meno, compreranno anche di meno) per far arricchire le grandi aziende esportatrici. Tutto questo ha un nome: mercantilismo. Pertanto, quando vi dicono che la Germania è la «locomotiva» d’Europa, è vero proprio il contrario: andando di questo passo, la classe politica tedesca finirà per proletarizzare tutta l’Europa, a solo vantaggio di pochi capitalisti senza scrupoli.
Valerio Benedetti

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3 comments

cenzino 18 Gennaio 2018 - 7:35

La Germania ha creato la moneta farlocca per controllare e comprimere la forza economica dei suoi maggiori competitori -come l’Italia-
chi non l’ha capito è meglio che apra gli occhi.

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Da Macron a Ue, Nato e Germania: a chi fa paura il governo gialloverde? 18 Maggio 2018 - 12:26

[…] tranquillamente i suoi comodi sforando in maniera lampante (e irritante) i parametri comunitari sul surplus commerciale. Questo, tuttavia, cozzerebbe con la bella (e falsa) favoletta che l’establishment tedesco […]

Reply
“Sovranità o barbarie”: la sinistra sovranista esiste. E va ascoltata 31 Gennaio 2020 - 3:30

[…] sovranità italiana sono l’Unione europea (con il ruolo preponderante di Francia e, soprattutto, Germania), una classe dirigente inetta e impreparata, nonché quasi tutto l’establishment […]

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