Roma, 25 lug – Il 25 luglio appartiene alla storia ormai e su questa data, a seconda dei punti di vista, in base a chi (ri)scrive la storia, si sono versati fiumi di inchiostro. A torto a o ragione, questa data fa, però, parte della storia degli italiani, di tutti o di quelli che “non tradirono”, le cui conseguenziale etichette ancora fatichiamo a scrollarci di dosso o a farcele restare appiccicate.
La caduta del fascismo per democratica votazione
Strana storia quella del 25 luglio che dovrebbe essere una data fausta per tanti perché rappresenta la caduta del Fascismo e invece, negli anni, è divenuta sinonimo di tradimento. Mussolini è lo spietato dittatore che non si sottrae alla convocazione del Gran Consiglio per discutere l’ordine del giorno Grandi, il capo assoluto che aveva ordine di vita o di morte che cade per una democratica votazione, il fuggiasco imbabuccato in una divisa dell’esercito tedesco per scappare in Svizzera, ma che passa a casa a cambiarsi d’abito, poiché la Casa Reale aveva raccomandato di presentarsi alla riunione “non in abiti militari, che non si sottrae al sul destino né al suo arresto. Arrestato senza un’accusa! E perché, se era stato sfiduciato e il suo incarico poteva considerarsi cessato?
L’immagine del tradimento: Pietro Badoglio
Quel giorno di fine luglio nasce lo stereotipo del voltafaccia italiano, quello opportunista pronto a tradire e a saltare sul carro del vincitore, quello cinico e spietato che ha un solo padre: Pietro Badoglio. Colui che aveva servito due padroni e che già nella Campagna d’Africa aveva fatto l’impero per l’Italia togliendo il merito al maresciallo Graziani, vero vincitore in Africa. E che grazie al Fascismo ottenne, dopo mille sollecitazioni perché ambizioso di riconoscimenti, il titolo di Governatore della Libia e Marchese di Sabotino.
Un italiano nuovo, come mai precedentemente ne erano esistiti, come mai nessuno ne aveva conosciuti al punto che gli alleati (ma di chi?) coniarono il neologismo “to badogliate” a indicare un’azione maldestra, ambigua, pasticciata, o traditrice, spesso associata a un comportamento italiano considerato inaffidabile o furbesco.
Che siamo stati disprezzati persino dagli angloamericani ai quali a Cassibile, nel gran segreto che dura ancora oggi, abbiamo svenduto la nostra Nazione è cosa nota, ritenuto anche che il solo atto di eroico coraggio riconosciuto addirittura dai nostri nemici è rappresentato dagli eroi della Repubblica Sociale. Da coloro che non nacquero il 25 luglio, appunto. Non servivano certo gli alleati, se già Joseph Goebbels, ministro della propaganda nazista, scrisse nel suo diario: “Il vecchio Hindenburg aveva ragione quando disse che nemmeno Mussolini sarebbe mai riuscito a fare degli italiani altro che degli italiani”.
Quell’odioso marchio figlio del 25 luglio
Sono passati ottantadue anni da quel fatidico 25 luglio e gli italiani ancora si portano dietro questo odioso marchio. E oggi che, troppo tardi, si sono stancati di essere una colonia dello zio Sam al pari di come si stancarono allora di essere la Nazione in cui era nata l’Idea rivoluzionaria, presa a modello da tante altre nazioni nel mondo; oggi che guardano come modello la Russia in cui saremmo dei fuorilegge per un tatuaggio, per l’Idea o una ricerca sbagliata; oggi che ancora chiamano liberazione un passaggio di consegne in mani americane, armistizio la resa incondizionata; che si rifiutano di vedere una guerra fuori dalla porta perché il pensiero d’azione mina la loro comoda morfologia pacifinta da divano; dimentichi di quel motto oggi più valido che mai “Chi ha del ferro ha del pane” e senza aver mai avuto un’occasione concreta, che forse non è un bene, più del silenzioso esproprio della nostra Terra, ormai ridotta a una portaerei a stelle e strisce nel Mediterraneo e non per dimostrare militarmente che non siamo tutti figli di Badoglio, nel caso non remoto di un nuovo conflitto chi ci vorrebbe quale alleato? Chi sarebbe pronto a fidarsi di noi? Quali garanzie potranno mai deporre a nostro favore perché non si ripetano i cambi di campo della Seconda guerra mondiale? Badoglieremo ancora col gioco delle tre carte secondo cui siamo capo del governo quando la questione è militare e capo dell’esercito quando il punto è politico? Badoglieremo ancora da perfetti demagoghi senza attributi nel dire che “ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo.
Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza” lasciando allo sbando i soldati che non sapevano più chi fosse il loro nemico? Badoglieremo ancora da capo dell’Esercito alla volta di Brindisi, al fianco di un altro regale badogliano o potremo dimostrare che così fecero solo i figli del 25 luglio partoriti l’8 settembre in fuga e in saccheggio verso i loro monti e i loro pollai e che sono una sparuta minoranza di italiani?