Roma, 27 giu – La scuola italiana è un campo di battaglia culturale e simbolico di primissimo livello. Ma non perché lo voglia chi aspira (almeno in teoria) a una società giusta, radicata e identitaria, ma perché continua a essere utilizzata come strumento di una visione ideologica ben precisa. L’ultimo caso arriva da un liceo classico del Piemonte, dove è stato adottato un manuale di storia contemporanea che, in un capitolo dedicato alla politica europea attuale, accusa apertamente Giorgia Meloni – presidente del Consiglio in carica – di portare avanti “teorie illiberali”.
Il manuale anti-Meloni
Il testo, edito da Laterza (casa editrice da sempre vicina all’intellighenzia progressista) e curato da Alberto De Bernardi e Scipione Guarracino, accomuna Fratelli d’Italia a Vox, al Rassemblement National e a Fidesz, parlando di «una visione del mondo illiberale, fondata sul primato della nazione, la chiusura verso l’esterno, la difesa dei valori tradizionali e il rifiuto della società multiculturale». Come se la difesa della nazione fosse una colpa, la custodia dell’identità un vizio, la critica al globalismo un sintomo di malattia. Ma non è tutto: il libro sostiene che Meloni, «pur dichiarandosi post-fascista», perseguirebbe «un sistema culturale e politico che punta alla restaurazione di modelli identitari e autoritari». Non siamo davanti a una lettura storica, ma a un pamphlet politico travestito da scienza. A denunciarlo è stato il deputato di Fratelli d’Italia Riccardo Zucconi, che ha presentato un’interrogazione parlamentare al Ministero dell’Istruzione: «È inaccettabile – ha dichiarato – che si usino i libri scolastici per fare propaganda contro il governo». Davvero strana questa “dittatura meloniana”: l’unica al mondo che invece di fare propaganda attiva nelle scuole, la subisce.
Il vizio di spacciare ideologia per scienza
Eppure, il punto non è solo il contenuto del manuale, ma ciò che esso rappresenta sul piano simbolico: l’ennesima conferma del fatto che la sinistra, in Italia, non ha mai rinunciato al suo vero campo di battaglia – la cultura, e in particolare la scuola. Ma soprattutto, continua a coltivare un vizio antico: quello di scambiare la propria ideologia per “scienza”. Si vestono di neutralità, di oggettività, di accademia, per poi infilare tra le righe le solite litanie contro la destra, la tradizione, l’identità nazionale. Non è un errore ma un metodo. Un’abitudine radicata che trasforma ogni cattedra in pulpito e ogni libro in manifesto. Il problema ovviamente non è che si critichi la destra e la Meloni. Il problema è che lo si faccia impunemente nei luoghi della formazione usando come veicolo uno strumento che dovrebbe garantire una certa equidistanza dalle parti politiche. Ovvero un libro di testo. Qui siamo oltre il solito “pippone” sull’egemonia gramsciana: lo squilibrio ideologico è diventato ormai strutturale. I professori di sinistra – e i loro editori – si autorappresentano come “neutrali”, come “esperti”, come “scientifici”, e allora etichettano tutto un orizzonte valoriale (la patria, la nazione, la famiglia) come estremista, reazionario, illiberale.
La Meloni è solo l’ennesima scusa per delegittimare alcuni valori
Nel caso del manuale Laterza, non siamo dunque davanti a una “svista” editoriale o a un’opinione faziosa contro la Meloni. La Meloni viene presa a pretesto per delegittimare qualcos’altro, che già prima di lei era preso di mira. Siamo davanti a un uso ideologico della scuola per inoculare nei giovani un’antropologia progressista, anti-identitaria, anti-tradizionale e anti-nazionale. Guillaume Faye lo avrebbe chiamato “il meccanismo dell’opposizione fittizia”: i falsi oppositori al sistema che fingono spirito critico, ma in realtà non ne mettono mai in discussione le fondamenta. I manuali scolastici scritti da intellettuali progressisti, con il loro linguaggio pseudo-scientifico, si presentano come oggettivi, ma sono costruiti per legittimare il sistema e criminalizzare ogni alternativa identitaria. Scrive Faye in Perchè combattiamo: “Il meccanismo è semplice: si costruisce un’opposizione fittizia al sistema, attaccandone solo gli aspetti superficiali ma mai la base. […] I veri temi che minacciano l’Europa – colonizzazione, devirilizzazione, decadenza dei valori – sono ignorati da questi falsi resistenti che mancano di visione geopolitica e culturale”. Chi ha deciso che il liberismo è il nostro unico destino? Chi ha deciso che l'”illiberale” è il nemico della civiltà democratica? Chi ha deciso che la storia debba proseguire sempre nello stesso modo? Loro, quelli che scrivendo i libri di storia, mantengono intatta la narrazione dominante.
Opposizione fittizia e contro egemonia
Non basta, quindi, “denunciare” il manuale fazioso: bisogna organizzare una contro-egemonia che parta da una concezione organica dell’educazione come trasmissione di identità e destino. “È tempo di affermare il pensiero identitario come forma più lucida di pensiero. Tutti i fatti lo confermano. È l’unico pensiero autenticamente ribelle e dissidente”. Perchè il caso del manuale anti-Meloni non è un incidente isolato, ma una manifestazione di un sistema scolastico concepito come arma culturale. Chi crede ancora che la scuola sia un luogo neutrale ignora la realtà: l’educazione è oggi il terreno principale dello scontro metapolitico. E se la destra vuole davvero cambiare l’Italia, dovrà smettere di difendersi e iniziare a combattere la battaglia delle idee, riscrivendo i codici, i linguaggi e – soprattutto – i libri.
Sergio Filacchioni