Roma, 21 ago – L’8 aprile la “Scuola Serale Marxista – Forum per la Politica e la Cultura” (Masch) di Amburgo aveva festeggiato una rara vittoria legale. Il tribunale amministrativo aveva stabilito che l’associazione non poteva essere etichettata come “estremista di sinistra” dal Verfassungsschutz, l’agenzia federale di intelligence interna. Una boccata d’ossigeno per un gruppo che da anni organizza letture de Il Capitale di Marx con incontri pubblici, spesso in collaborazione con l’università.
Marx contraddice l’ordine democratico tedesco
Ma la vittoria si è presto trasformata in un boomerang. Il testo integrale della sentenza, pubblicato il 10 luglio, ha chiarito infatti che la teoria di Karl Marx sarebbe “in linea di principio in contraddizione con l’ordine democratico-liberale”. Tradotto: leggere Marx non è più solo un passatempo intellettuale, ma un sospetto di incostituzionalità. Ed ecco il paradosso. La sinistra tedesca che da decenni esulta quando la magistratura e i servizi segreti colpiscono la destra — tra processi ai Reichsbürger, condanne ai deputati di AfD, repressione di manifestazioni e persino “sorveglianza preventiva” di un partito che raccoglie milioni di voti — oggi si indigna perché lo stesso apparato mette in discussione i suoi circoli culturali. Lo stesso Manifesto, che ha dato la notizia sul Masch con toni allarmisti, aveva pochi mesi fa rilanciato i dati del ministero dell’Interno tedesco: 60.000 reati “politici” nel 2023, di cui quasi la metà imputati all’ultradestra. E la ministra Spd Nancy Faeser aveva scandito che “l’estremismo di destra resta la più grande minaccia per i tedeschi”. Processi, condanne, multe, scioglimenti: tutto applaudito come “difesa della democrazia”. Ora però, davanti a un tribunale che scrive nero su bianco che il marxismo è incompatibile con la Costituzione, gli stessi ambienti si accorgono che qualcosa non torna e guardandosi allo specchio si scoprono d’un tratto meno democratici. Non è più la “minaccia nera” ad essere messa nel mirino di una repressione preventiva, ma una delle loro enclave intellettuali.
Quando la democrazia riconosce i suoi nemici
E qui sta il punto: il sistema tedesco non tollera il dissenso. Ma come abbiamo detto tempo fa a proposito della “democrazia sorvegliata”, qui non si tratta di “deviazioni sul percorso democratico” dai servizi o da golpisti occulti, come la narrativa marxista ha per anni raccontato evocando Gladio, la P2 o la CIA. Si tratta di un controllo strutturale, incorporato nella stessa architettura della democrazia parlamentare occidentale e perfettamente in linea con il suo sviluppo naturale. Che oggi a finire sotto osservazione siano i comunisti della Masch o i deputati dell’AfD, cambia poco. La logica è la stessa: sorvegliare, etichettare, neutralizzare chi esce dai binari dell’ordinamento democratico. E proprio qui emerge un altro paradosso della sinistra post-comunista: continuare a raccontarsi la favola di un marxismo puro, mai davvero realizzato, che quindi non avrebbe colpe per gli stermini, le repressioni e i fallimenti dei regimi socialisti e comunisti del Novecento. Una narrazione consolatoria che funziona finché si può accusare il “nemico fascista” di tutti i mali e riabilitare Marx al pensiero democratico. Ma cade rovinosamente quando è la stessa democrazia liberale, con i suoi tribunali e i suoi apparati, a scrivere nero su bianco che Marx è incompatibile con l’ordine costituzionale. E no, non ci sono generali con il fez o giudici squadristi da additare: è la Repubblica Federale a decidere quali idee sono ammissibili e quali no. Almeno i comunisti del secolo scorso avevano la lucidità di ammettere che la loro visione del mondo era totalitaria quanto, se non più, di quella fascista o capitalista. Quelli di oggi, invece, si rifugiano in un mito immacolato e astorico, salvo poi scoprire con stupore che i guardiani della democrazia non fanno sconti proprio a nessuno.
Un compromesso storico che non tollera devianza
Ma in fondo il vero paradosso è che a difendere con più zelo questa “democrazia sorvegliata” siano proprio i progressisti. Oggi scoprono con stupore che anche il marxismo può essere bollato come anti-costituzionale, ma non hanno nulla da ridire – anzi godono – quando i riflettori del Verfassungsschutz colpiscono i loro avversari a destra. La Germania contemporanea non è il terreno di confronto d’idee contrapposte, ma un sistema in cui il voto è valido solo se compatibile con una tradizione politica che dal 1989 a oggi è oscillata soltanto tra socialdemocrazia e cristianodemocrazia. Una sorta di compromesso storico permanente, non tra Dc e Pci, ma tra Cdu e Spd: ma al posto di un partito comunista c’è una socialdemocrazia blanda, simile al Pd italiano, pienamente integrata nell’establishment liberal-atlantico che non mette in discussione l’ordine costituito ma anzi lo conforma. Per questo la vera opposizione, oggi, è quella di chi denuncia un modello che presentandosi come “democratico”, riduce ogni forma di dissenso (più o meno estremo) a un problema di polizia.
Vincenzo Monti