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Quando i servizi decidono il risultato: l’AfD e la “democrazia sorvegliata”

by Sergio Filacchioni
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Roma, 3 mag – Per decenni la sinistra europea ha costruito la propria narrazione politica su una retorica da thriller anni ’70: golpe, colonnelli, CIA, P2, Gladio, servizi deviati, democrazie sotto scacco. Ecco però che nel 2025 tutto questo armamentario da complottisti viene riposto nell’armadio della vergogna perchè intelligence e servizi sembrano molto più impegnati a tenere la democrazia sotto stretta sorveglianza, e tutto sommato alla sinistra sta bene.

Se i servizi decidono il risultato

Una narrativa – quella dei comunisti che danno tutta la colpa alle stay-behind – che, per quanto a volte fondata, ha spesso mascherato l’incapacità di fare una critica strutturale al sistema: non ci sono dei “deviati” che inquinano la purezza della democrazia, è la democrazia stessa – nella sua versione occidentale, liberale, parlamentare – che è un dispositivo che incorpora il controllo, la selezione, l’esclusione. Oggi, in Germania, assistiamo a una conferma clamorosa di questa verità. I servizi segreti interni tedeschi — il Bundesamt für Verfassungsschutzhanno messo ufficialmente sotto osservazione l’AfD, il partito identitario e nazional-popolare che in molti Länder ha ormai superato CDU e SPD. Non si parla solo di sorveglianza per motivi di sicurezza nazionale, ma di una vera e propria operazione di delegittimazione preventiva: come dire “Possono anche vincere, ma non governeranno”. La linea è chiara: chi esce dai binari dell’atlantismo e dell’ordine costituito, sarà trattato come un’anomalia da neutralizzare. Il 13 marzo scorso, infatti, il tribunale amministrativo di Münster ha confermato ufficialmente che l’AfD può essere classificato come “sospetto estremista” e quindi sottoposto a sorveglianza da parte del Verfassungsschutz. Secondo i servizi tedeschi, il partito presenterebbe “tendenze chiaramente razziste e antidemocratiche” e sarebbe quindi incompatibile con l’ordine fondamentale democratico. Ma attenzione. Non si tratta più solo di un’allerta generica (o giornalistica): l’intelligence ha ora il via libera per raccogliere dati sui membri, monitorare le comunicazioni, infiltrare informatori. Una misura che, pur formalmente “legale”, si colloca in una zona grigia che sfuma rapidamente nel controllo politico dell’opposizione.

Il silenzio della sinistra

La cosa ancor più interessante, come dicevamo all’inizio, è il silenzio totale e complice di certa sinistra “democratica”, quella che tutt’oggi ci parla del “pericolo fascista” dietro ogni angolo, che fino a poco tempo fa gridava al colpo di Stato quando si muoveva un generale in Sud America, ma che non ha nulla da ridire se in Europa centrale sono i servizi a stabilire chi ha “diritto” o meno di accedere al potere. Una sinistra che, più che opporsi al sistema, è diventata il suo servizievole amico. Attenzione: questo non è e non vuole essere un articolo di difesa aprioristica dell’AfD, partito la cui composizione interna ha certamente sane componenti militanti, ma i suoi legami internazionali e soprattutto la sua agenda sono tutt’altro che limpidi. Ma se il principio è che il popolo vota, e poi qualcun altro decide se quel voto è “ammissibile” o no, allora il problema non è l’estrema destra. Il problema è il regime democratico. Basta accorgersi come anche qui in Italia, la sinistra a guida Pd sostiene pubblicamente che ci sia una disparità di trattamento giuridico tra manifestazioni antagoniste e commemorazioni di destra, mentre la realtà dei fatti è completamente diversa: in ogni caso, la sinistra vuole essere tutelata dalle strutture statuali che un tempo aberrava, e non si fa problemi a chiedere abiure e scioglimenti legali di altri movimenti, sia vicini che lontanissimi dal cosiddetto “consenso democratico”.

L’Europa democratica fallisce

Qualcuno starà già pensando: ecco questa è l’Europa che fallisce. Si, in parte. Fallisce l’Europa “dei lumi” e della tradizione liberale e democratica. Ma in tutto questo, la vera tragedia è che la ribellione identitaria dei popoli europei viene sistematicamente incanalata verso scelte o manipolate, o destinate alla sterilità. L’AfD, con le sue ambiguità geopolitiche e l’evidente tentazione di cercare protezione a Est, potrebbe non rappresentare una risposta realmente sovrana, ma una reazione parziale e spesso strumentalizzata per ricostruire un nuovo “muro di Berlino”. Tuttavia, come avevamo scritto sul caso Georgescu, ciò non giustifica certo la sopravvivenza di queste democrazie condizionate, dove le scelte elettorali sono valide solo se compatibili con le linee guida dettate da apparati transnazionali, giudiziari e d’intelligence. Ma se un progetto d’Europa è al capolinea, non vuol dire che non ce ne sia un altro possibile, magari già “potenzialmente” in atto. L’inganno più grande è stato farci credere che Europa e democrazia parlamentare fossero sinonimi, che l’unica realtà possibile fossero banche, finanza e credito. L’Europa non ha bisogno né delle repressioni preventive del deep state né delle scorciatoie geopolitiche in cerca di un padrone alternativo. Ha bisogno di popoli liberi, radicati nella propria storia, capaci di immaginare il proprio destino insieme — anche sbagliando, anche fuori dal gioco democratico, fuori da ogni condizionamento.

Sergio Filacchioni

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