
Ma, ricorda Dunford, il centro storico, che segue ancora (“più di ogni altra città europea”) la traccia stradale storico dell’antica città greca di Neapolis, è, “a ragione”, patrimonio Unesco. “E’ un posto dove il culto della fortuna e della morte sopravvive ancora all’interno di chiese come quella di Santa Maria delle Anime del Purgatorio”. Un posto dove l’europea via Toledo si intreccia agli affollatissimi e pittoreschi Quartieri Spagnoli. Senza contare l’isola di Capri a poco più di mezzora di distanza, gli scavi di Pompei, la costiera amalfitana e i prezzi molto più convenienti rispetto alle mete più ambite dal turismo internazionale e non. Una descrizione dell’ex capitale del Regno delle Due Sicilie che certamente renderà orgogliosi i napoletani, consapevoli dei propri problemi, ma per una volta elogiati per le peculiarità di una città che avrebbe bisogno di amministratori che agiscono davvero per il suo bene.
Puntano invece più a nord quelli dello storico quotidiano, ora gratuito, Evening Standard, che al clima mite di Napoli, preferiscono la neve di Cortina d’Ampezzo . Anche in questo caso ad essere apprezzata è l’identità di un luogo che ha “una storia di mille anni e quindi non è una Disneyland della neve, che esiste solo per soddisfare la calca degli sciatori”. Il giornale inglese elenca ben dieci ragioni per andare a Cortina, che – sottolineano – si trova a sole un paio d’ore da Venezia. Nonostante un numero di presenze che, dai 6mila residenti, giunge alle circa 50mila persone presenti nella stagione sciistica, Cortina non è un luogo in grado di attirare soltanto vip locali e di fama internazionale, ma anche uno scenario incantato capace di far innamorare lo scrittore Ernest Hemingway, osserva Jason Collie.
Insomma, grande attenzione, come al solito, all’Italia ed alle sue bellezze da parte della stampa inglese (poco più di una settimana fa, del resto, il Sunday Times dedicava proprio all’Italia il suo inserto dedicato ai viaggi). Stentano però a crescere in termini concreti le presenze, che relegano ancora il Regno Unito al quarto posto tra i fruitori delle strutture turistiche italiane, che si aggirano intorno ad un misero 3% sul totale, più o meno sullo stesso livello dei clienti statunitensi d’oltreoceano e dei vicini francesi ma molto distanti dai tedeschi, che invece rappresentano quasi il 14% delle prenotazioni. Un prospetto che suggerisce due cose: il forte incremento potenzialmente ottenibile e, su un piano differente, la scarsa considerazione per un paese che viene apprezzato come macchietta di se stessa ma troppo spesso non è considerato all’altezza delle aspettative.
Emmanuel Raffaele