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Compagni che non sbagliano mai: la sinistra all’Europarlamento protegge Tito

by Redazione
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Roma, 9 lug – È passata quasi sotto silenzio, ma è una pagina politica che pesa come un macigno sulla credibilità della sinistra italiana in Europa. Durante la votazione su una mozione riguardante lo Stato di diritto in Slovenia, il Parlamento europeo ha approvato anche un emendamento proposto dal gruppo ECR (Conservatori e Riformisti Europei) che condanna esplicitamente i crimini del comunismo e quelli commessi dal maresciallo Tito.

La sinistra che protegge ancora Tito

Un passaggio tutt’altro che secondario, inserito in un documento ufficiale europeo su un Paese dove il passato titino è ancora largamente rimosso o mistificato. Ma a suscitare scandalo è stato il comportamento degli eurodeputati italiani del Partito Democratico e di Alleanza Verdi-Sinistra, che hanno votato contro quell’emendamento, schierandosi di fatto contro la condanna dei crimini comunisti e contro il riconoscimento delle responsabilità storiche del regime jugoslavo. «È una vergogna. Ancora una volta la sinistra si rifiuta di condannare i crimini del comunismo per non intaccare la sua identità ideologica», ha commentato l’eurodeputato Nicola Procaccini (FdI), relatore ombra del testo. E non si tratta di un episodio isolato: in più occasioni, il gruppo della sinistra europea ha votato contro documenti che mettevano sullo stesso piano i crimini del nazismo e del comunismo.

La Slovenia nel mirino

Nel caso sloveno, però, la questione ha un rilievo particolare anche per l’Italia. Il regime di Tito è responsabile diretto delle stragi delle foibe, delle deportazioni, dell’esodo forzato di oltre 300.000 italiani da Istria, Dalmazia e Venezia Giulia. Un trauma nazionale che ancora oggi fatica a essere pienamente riconosciuto a livello europeo, proprio a causa delle resistenze ideologiche della sinistra. La Slovenia, nonostante faccia parte dell’UE dal 2004, non ha mai fatto pienamente i conti con il proprio passato comunista. Restano ambiguità su simboli, toponomastica, figure storiche. L’emendamento approvato dal Parlamento europeo – e osteggiato dalla sinistra italiana – mirava proprio a richiamare il Paese balcanico a una piena assunzione di responsabilità sulla propria storia. Non è un caso che i partiti conservatori europei, Fratelli d’Italia in primis, abbiano sostenuto con forza questo passaggio. Il riconoscimento dei crimini comunisti non è una battaglia simbolica: è una questione di verità storica, di giustizia e di rispetto per le vittime. Questo episodio si inserisce perfettamente nel quadro denunciato da Il Primato Nazionale riguardo alla strumentalizzazione della memoria in ambito europeo.

L’Europa che vuole “equiparazione”

Infatti, sulla questione slovena si inserisce una doppia faccia dell’UE tutt’altro che limpida. L’Unione Europea continua a proporre il 9 maggio come festa fondativa, ignorando volutamente che in quella data si celebra anche la vittoria sovietica e, per estensione, l’inizio della lunga occupazione dell’Europa orientale da parte del comunismo. La memoria viene selezionata, filtrata, indirizzata. La tragedia delle Foibe, le persecuzioni in Slovenia, i crimini del comunismo titino non trovano spazio nei grandi racconti europei, cosi come non trova spazio il dramma dell’occupazione dell’Armata Rossa dal Baltico all’Elba. Così come non trova spazio il racconto del riscatto delle nazioni aggiogate al comunismo sovietico, dalla rivolta di Trieste a quella di Budapest e Stettino, dalla resistenza finlandese alla primavera di Praga.

Difendere Tito? Scelta consapevole

Perché in fondo è l’eredità Fascista dell’Europa ad essere sempre osteggiata, marginalizzata e criminalizzata. E in fondo ogni tentativo di “equiparazione” è pur sempre un modo per condannare quell’eredità politica. La sinistra italiana, votando contro la verità storica sulla Slovenia, conferma questa logica maledettamente coerente con sé stessa. Una logica che è nelle corde delle istituzioni europee nate, obtorto collo dal compromesso di Yalta. La sinistra italiana ha scelto consapevolmente di difendere il silenzio sul passato comunista della Slovenia, e con esso anche la rimozione di una pagina nera della nostra storia nazionale: quella delle Foibe e dell’esodo. Per chi crede nella verità storica e nella giustizia per le vittime del comunismo jugoslavo è solo l’ennesimo smacco. Il rifiuto della sinistra italiana di condannare i crimini del comunismo non è una provocazione ideologica. È un segnale preciso: certi dogmi sono ancora vivi. Alla faccia di chi parla di “logiche superate”. E c’è chi continua a considerarli, in fondo, “compagni che sbagliavano”.

Vincenzo Monti

   

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