Roma, 26 ago – Il mondo del calcio, dicono, non è luogo per pensatori astratti. Vuoi per luoghi comuni oggettivamente duri da smentire, vuoi per le elevate dosi di praticitĂ che la disciplina richiede, pallone e intellettualitĂ possono sembrare ai piĂą due perfetti sconosciuti. A far ricredere tutti – ancora una volta – ci ha pensato un italiano. Addirittura un giovane laureato proprio in Filosofia: Francesco Farioli a sole trentaquattro primavere si è meritato la titolaritĂ di una panchina di Ligue 1, il massimo campionato francese. Ma andiamo con ordine.
Le panchine toscane
Classe 1989, poco piĂą che ventenne inizia la sua carriera da allenatore nelle vesti di vice. Il panorama è quello della sua provincia toscana – nato a Barga è originario della Valdinievole – la squadra con cui collaborerĂ per un lustro la Fortis Juventus di Borgo San Lorenzo. La prima esperienza da professionista arriva con la chiamata della Lucchese: le Pantere nella stagione 2014/15 affidano al nostro la preparazione – tecnica e atletica – dei portieri. Numeri uno e colore rossonero, un binomio che – come vedremo – ritornerĂ nella carriera di Farioli.
L’esperienza in Qatar e il ritorno in Italia
“Filosofia del gioco, estetica del calcio e ruolo del portiere” è intitolata infatti la tesi di laurea conseguita all’UniversitĂ di Firenze. Lo troviamo quindi ad insegnare – letteralmente – calcio all’Aspire, accademia qatariota costituita ad inizio millennio con lo scopo di reclutare talenti e contribuire allo sviluppo dello sport nella penisola persica. Durante il biennio mediorientale continua a studiare: una sua relazione sul Foggia sorprende Roberto De Zerbi, allora guida tecnica della compagine pugliese.
L’ex fantasista insiste per farlo tornare in Italia. Farioli curerĂ i portieri di Benevento prima (2017/18) e Sassuolo poi – dal 2018 al 2020: particolare non secondario, considerata l’importanza degli estremi difensori nel calcio contro-culturale teorizzato dall’attuale stratega del Brighton. Il quale, con la felice intuizione, si è ritrovato con un fidato, nonchĂ© decisamente preparato, collaboratore a tutto tondo.
Francesco Farioli, l’italiano più giovane
Forza di volontĂ , voglia di emergere e quella produttiva incoscienza tutta italiana che – nonostante la verdissima etĂ – l’ha spinto fin nelle terre desertiche con l’obiettivo di migliorarsi ancora. Gennaio 2021, soffia di nuovo il vento d’oriente che, per l’occasione, si materializza su un’altra penisola. L’antica Anatolia significa per il toscano – guarda caso – il rossonero del Fatih Karagumruk, societĂ neopromossa in Super Lig. A Istanbul Farioli diventa così l’allenatore italiano piĂą giovane in un campionato europeo.
La televisione turca dedica – non casualmente – al modello Sassuolo uno speciale, il nostro insieme a una nutrita truppa di connazionali (Viviano, Borini, Bertolacci) disputa un buon campionato. Dodici mesi tutto sommato convincenti non lo salvano dall’esonero, ma la disoccupazione dura davvero poco. A inizio 2022 siede giĂ sulla panchina dell’Alanyaspor Kulubu, dove in precedenza aveva svolto il ruolo di vice. Nell’anno solare in arancio-verde centra il primato di punti della societĂ : a metĂ della scorsa stagione arriva il divorzio consensuale, situazione che permetterĂ al toscano di riprendere gli studi a Coverciano.
Nella cittĂ di Garibaldi
Dopo qualche contatto – nulla piĂą – con Spezia e Salernitana, il filosofo della panchina viene accostato in estate anche a Watford, Sunderland e Braga. E’ stata Nizza però, cittĂ garibaldina, a credere fino in fondo alle fresche idee del tecnico lucchese. NonchĂ© al suo ricco bagaglio calcistico-culturale accresciuto con l’approfondimento delle “teorie” spallettiane e gasperiniane. Oltre a quelle di Bielsa o del “solito” Guardiola. In Costa Azzurra, dopo aver citato Darwin nella conferenza stampa di presentazione, ha esordito con due pareggi – contro il Lille e a Lorient (entrambi per 1-1). I primi passi di una carriera costruita – per davvero – dal basso: esattamente come il suo modo di interpretare il pallone.
Marco Battistini