
Il racconto è parte integrante di un progetto contro l’omofobia: suo obiettivo sarebbe cominciare a trattare argomenti sensibili a partire dall’età di 3 anni. Ma veniamo alla storia de “Il segreto di papà”: racconta la vicenda di Giulia e Carlo, 2 bambini con genitori separati. Ad un anno dalla separazione la mamma ha invitato a stare con lei il nuovo compagno: Ale. Ma di Ale poco interessa agli estentori della fiaba, meglio concentrarci su papà. Papà è sempre misterioso e sembra abbia qualcosa da nascondere. I bambini sono in apprensione. Ma un giorno finalmente presenta a Giulia e Carlo il suo “segreto“: si chiama Luca.
Giulia sembra felice, mentre Carlo appare preoccupato perché nella sua scuola la parola gay non è ben vista. Ma entra in campo la sua maestra a risolvere la situazione, spiegando agli alunni che gay significa “allegro“.
Tutto sembra volgere al meglio ma un velo di tristezza attraversa la storia: il papà confessa ai bimbi che lui e Luca si vogliono bene e “se potessero si sposerebbero“. Insomma, è solo colpa dell’oscurantista Italia se la fiaba non può avere un completo lieto fine.
Intanto, anche centinaia di genitori dei bambini degli asili umbri stanno contribuendo a rovinare la magia della “fiaba gay” minacciando di ritirare i loro figli dalle scuole se non interromperanno l’attività, per la quale oltretutto non è prevista un’esenzione ma che viene effettuata nelle ore obbligatorie per tutti i piccoli alunni.
Cristiano Coccanari
