
Nelle 58 pagine dell’ordinanza le pm ripercorrono l’intera vicenda, a partire dall’anno 2004, analizzando ed evidenziando tutte le anomalie che hanno inquinato l’operato delle parti attive nella vicenda, a livello scientifico e istituzionale. Secondo la procura leccese non ci sarebbe alcuna prova che il batterio della Xylella Fastidiosa sia giunto dalla Costarica, così come non è mai stato dimostrato a livello scientifico che il disseccamento degli alberi sia dovuto esclusivamente alla Xylelle, né che l’eradicazione delle piante sia un sistema efficace per arginare la diffusione della “presunta” malattia. Al contrario, evidenziano gli inquirenti, appaiono alquanto evidenti le ripercussioni nocive dell’utilizzo massiccio di glifosati e pesticidi, prodotti dalla Monsanto, come disposto dal Piano Silletti al fine di impedire la proliferazione degli insetti vettori e la disinfestazione delle aree di intervento delle eradicazioni. Addirittura verbali e multe sono stati notificati a numerosi proprietari terrieri che non hanno ottemperato a tali disposizioni. In attesa delle prime reazioni e delle risposte istituzionali, in ambito regionale, nazionale e comunitario, l’ordinanza sembra restituire dignità a tutte le associazioni, ai movimenti ambientalisti e ai singoli proprietari che in questi anni hanno difeso il territorio e gli ulivi, pagando il loro operato con denunce, minacce e derisioni pubbliche. Se le pm Mignone e Licci dovessero avere ragione saranno in tanti a dover chiedere scusa e a risarcire, per quanto possibile, un patrimonio ambientale deturpato e vilipeso.
Francesco Pezzuto