Roma, 9 ago – Noi cresciuti come bambini e ragazzi tra gli anni ’70 ed ’80 abbiamo una caratteristica. Non so nemmeno dire se sia un pregio o un difetto. Forse è semplicemente un dato di fatto: siamo “drogati” di nostalgia. Probabilmente questo è dovuto al fatto che abbiamo avuto i primi ricordi fotografici e televisivi a colori, che abbiamo iniziato a giocare con i videogame, che, grazie ai nostri genitori, godevamo di un certo benessere, che abbiamo visto l’Italia vincere il Mondiale nel 1982 e, quindi, avevamo il campionato di calcio più figo del mondo, che abbiamo iniziato a vedere i film comodamente con il videoregistratore… Insomma, ci sentivamo avanti coi tempi! Eravamo la Generation X, come il gruppo di Billy Idol, che dal punk inglese se ne andò negli States a fare ancora più successo.
In mezzo a due mondi
Poi sono arrivati gli anni 2000 e ci siamo trovati in mezzo ai due mondi. Quello a-tecnologico di chi ci aveva preceduto e quello totalmente immerso in una realtà quasi virtuale 24 ore su 24. Un po’ abbiamo iniziato a traballare, arrivando verso i 50 anni, quella che viene chiamata mezza età, come se per altro avessimo la speranza o persino la voglia di arrivarci a 100 anni!
Tutto questo per dirvi, tornando al discorso dei film, che nel 1984 uscì Per vincere domani – The Karate Kid, pellicola di John G. Avildsen, con Ralph Macchio e Pat Morita, che raccontava la storia di un ragazzino arrivato a Los Angeles ed inizialmente bullizzato. Ma grazie al karate, trova fiducia in se stesso, l’amore e vince pure il torneo scolastico. Film ben fatto e colonna sonora accattivante. Insomma, divenne una sorta di cult, con ben quattro sequel dal 1986 al 2010 e persino una serie a cartoni animati del 1989.
La Serie Cobra Kai
Tutti amavano l’eroe Daniel LaRusso. Dagli anni 2000 in poi però, nella cultura pop, si è andata affermando, all’inizio in maniera provocatoria, l’idea che invece il vero Karate Kid fosse l’antagonista della pellicola originale, vale a dire Johnny Lawrence, interpretato da William Zabka, al quel Danny ruba la fidanzata e poi lo scettro di campione, tra l’altro con una mossa palesemente irregolare (il famoso “calcio della gru”).
Se poi ci aggiungiamo che il Maestro Miyagi è un giapponese che, nella seconda guerra mondiale, ha combattuto il suo stesso popolo, beh abbiamo tutto per un deciso cambio valoriale. Scherzi a parte, la cosa venne presa sul serio dalla sitcom How I Met Your Mother, dove a più riprese il protagonista porta avanti questa teoria. Sta di fatto che, visto tutto questo rinnovato interesse, nel 2018 venne creata la serie Cobra Kai, la quale, per sei stagioni fino ad oggi (seguita pure da un nuovo film, Karate Kid: Legends), riporta in vita la rivalità tra Johnny e Daniel. Ma questa volta sfumando il bene ed il male, il giusto dallo sbagliato. E quindi ecco che il vero “eroe”, per il quale francamente viene istintivo parteggiare, è Lawrence. Ovvero un cinquantenne semi alcolizzato senza arte né parte, che parla come viene naturale parlare, che non conosce il linguaggio inclusivo ed il politicamente corretto, che ascolta il rock anni ’80, ricorda con rimpianto le vecchie conquiste femminili di un tempo (veramente divertente quando finalmente scopre l’esistenza di Facebook) e che prova a rimettere in piedi i pezzi della sua vita. Compreso un figlio che praticamente non conosce.
Viva la nostalgia!
LaRusso invece vende automobili e la sua famiglia sembra la tipica perfetta famiglia americana. E allora, come fai a prendere le parti di uno così? Eppure i due sono uno la nemesi dell’altro e si comprende benissimo quanto, in fondo, l’uno poteva diventare l’altro e viceversa. E quanti ne conosciamo di amici e conoscenti che solo il destino ha portato magari su strade diametralmente opposte? E quindi Johnny Lawrence siamo noi che ci sentiamo colpiti per le morti di Ozzy Osbourne ed Hulk Hogan, perché ci rimandano, al di là dei personaggi che loro rappresentavano, a ciò che siamo stati, che siamo e che saremo noi come persone. Noi che ci emozioniamo per un calcio che non esiste più, per un vecchio riff di chitarra o rievocando un antico bacio ormai perduto.
Cobra Kai e tutto il franchise di Karate Kid in fondo mi fanno tornare in mente il classico intramontabile western di John Ford, L’uomo che uccise Liberty Valance. Chi stabilisce chi sia il buono e chi il cattivo? La società? Il tempo? Oppure, semplicemente, il punto di vista dal quale si osserva la storia? Io posso solo rispondere viva Johnny Lawrence e viva la nostalgia!
Roberto Johnny Bresso