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Jung e l’alchimia, tra esoterismo e psicologia analitica

by La Redazione
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Roma, 17 ott – Nel tempo della dissoluzione, dell’oscuramento della spiritualità e dell’eclissi delle tradizioni, una scienza moderna e profana ha ripercorso un’antica via di conoscenza. Carlo Gustav Jung, psichiatra svizzero e allievo eretico di Freud, appassionato di ermetismo nel 1944 scrisse il libro “Psicologia e alchimia”, nel quale studiò i simboli alchemici come archetipi dell’inconscio.

L’inconscio collettivo

I modelli universali, simboli comuni a tutte le culture, che vivono nell’inconscio collettivo e si riflettono in quello individuale, immagini che evocano emozioni come l’Eroe, il Mago, l’Anima, l’Ombra ed influenzano il comportamento.

La teoria junghiana dell’inconscio collettivo, sistema intrapsichico universale, o anima mundi, per la quale ruppe il rapporto di discepolato con il suo mentore, ricorda la concezione tradizionale del cosmo come un ologramma. L’esistenza di questa rete è confermata dalla Sincronicità, legame tra tra fenomeni fisici e psichici senza un rapporto di causa-effetto, ma provocato dalla connessione nel Tutto.

Visione antichissima delle tradizioni sciamaniche, prime forme di spiritualità umana, che vedevano l’universo un insieme di realtà contingenti “gli strati di una cipolla”, come spiegava lo sciamano Don Juan all’allievo antropologo Carlos Castaneda.

Il linguaggio “metallurgico”

Dottrine condivise con l’Alchimia, scienza iniziatica antichissima che si sviluppò nel medioevo europeo, facendone di fatto una tradizione adatta all’uomo occidentale. In epoca di persecuzioni religiose che potevano finire in roghi, l’Arte Regia assunse un linguaggio “metallurgico”, parlando di trasmutabilità dei metalli, in realtà riferimento ai diversi stati dell’essere.

La ricerca della “Pietra Filosofale” rappresenta il raggiungimento della perfezione spirituale, tramite la rettifica della dimensione umana, con le sue scorie da purificare. L’analogia tra scorie spirituali e i contenuti rimossi dell’inconscio, gli aspetti moralmente inaccettabili dell’Ombra da integrare. L’alchimia considera l’unione tra il cosmo e l’essere umano, macrocosmo e microcosmo, una connessione tramite un’energia invisibile che avvolge in un unico Tutto.

Una rete energetica che lega gli esseri umani, percepita dagli sciamani come un fascio di fibre luminose che avvolgono i corpi fisici.

Il sodalizio intellettuale tra Jung e Pauli

Concetti antichi ed universali ripresi dalla moderna Meccanica dei quanto o Fisica Quantistica, che spiega come l’osservazione di una particella subatomica ne varia il comportamento, così come l’ascolto terapeutico di un analista provoca un cambiamento nell’analizzato. Jung ebbe un proficuo sodalizio intellettuale con il fisico premio Nobel Wolfagang Pauli, con il quale condivise la teoria del superamento del dualismo tra materia e psiche.

Se tutto è energia, cominciando dal suo aspetto più pesante, la materia, anche il pensiero lo è, nella forma più leggera ed impalpabile. Questa connessione apre infinite interpretazioni del potere della mente, territorio inesplorato, di cui secondo le neuroscienze l’utilizzo si ferma al 5% o poco più del potenziale cerebrale.

La Grande Opera alchemica

La Grande Opera alchemica ha inizio con la Nigredo, prima fase di purificazione della materia, lo sgrossamento della pietra grezza, che simboleggia il processo di dissoluzione dei contenuti dell’Ombra, serbatoio psichico dei demoni del profondo. Stadio iniziale del lavoro alchemico che porta alla realizzazione spirituale, una volta liberati dai limiti della materia, con forte analogia con l’immersione psicoanalitica nell’inconscio.

La fase di putrefazione e decomposizione, ottenuta con macerazione e cottura, rappresenta la liberazione dell’anima dai desideri materiali. La morte alla vita profana, fatta di basse pulsioni, desideri carnali, è la liberazione dalla parte animale e l’elevazione ad uno stato superiore.

L’Albedo o la purificazione, è il lavacro dell’anima che liberata dalle impurità diviene candida, il ritorno alla luce dopo l’oscurità della materia. Il fine ultimo è nella Rubedo, è la fusione tra il principio maschile lo Yang e quello femminile Yin della tradizione taoista, con la nascita dell’Androgine, le cosiddette Nozze Filosofali, dove la mente entra in armonia con l’anima e permette l’accesso alla dimensione divina rappresentata dal .

Il ritorno alle origini 

La rivoluzione sociale che abbatte le strutture corrotte ed obsolete del passato deve essere preceduta da quella che elimina le impurità dello Spirito. La riscoperta del Mos Maiorum, della Tradizione primordiale, degli antichi dèi della stirpe è l’ indispensabile energia catalizzatrice di ogni cambiamento sociale. Fare la rivoluzione letteralmente è il revolvere latino, l’indispensabile ritorno alle origini.

Roberto Giacomelli

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