Roma, 17 giu – Dopo due decenni di guerra dichiarata al terrorismo islamico, culminata con invasioni, colpi di Stato e “primavere arabe” sostenute da Occidente e potenze regionali, la Siria del 2025 ci consegna un’immagine tragicamente paradossale: il Paese è oggi dominato da Hayat Tahrir al-Sham (HTS), formazione integralista nata da una costola di Al-Qaeda, oggi alla guida del cosiddetto “nuovo esercito siriano”.
Il nuovo ordine di Al-Qaeda
È il cupo epilogo di una guerra iniziata nel 2011 sotto la bandiera della democrazia, e che nel 2024 ha visto la definitiva caduta del governo di Bashar al-Assad e l’instaurazione di una “autorità di transizione” voluta dalle cancellerie occidentali e dalle potenze regionali come Stati Uniti, Turchia e Israele. Un nuovo ordine che ha presto mostrato il suo vero volto: persecuzioni settarie, giustizie sommarie, e una nuova spirale di sangue che riporta alla mente i peggiori orrori dell’Isis.
Un bilancio di sangue
Secondo un recente rapporto dell’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani (SOHR), ben 7.670 persone hanno perso la vita nel Paese dall’8 dicembre 2024 al 6 giugno 2025. Di queste, 5.784 erano civili, tra cui 306 bambini e 422 donne. Una cifra drammatica, aggravata dal fatto che oltre 2.130 delle vittime sarebbero state giustiziate in base alla loro identità religiosa o etnica. Particolarmente scioccante il massacro compiuto nel marzo scorso sulla costa siriana, dove – secondo lo stesso SOHR – 1.726 civili alawiti sarebbero stati giustiziati in un’operazione etnica passata finora sotto silenzio internazionale. Damasco ha annunciato un’indagine, ma a oggi non si registrano sviluppi concreti. L’orrore non si ferma: negli ultimi cinque giorni almeno altri 18 alawiti sono stati uccisi. L’episodio più recente risale a domenica 15 giugno, quando un civile è stato fermato a un posto di blocco tra Homs e Misyaf, interrogato sulla sua religione e poi assassinato a sangue freddo. Il suo corpo, riferisce il SOHR, è stato lasciato sulla strada per ore.
Al-Qaeda e l’opposizione moderata
L’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, oggi tra le poche fonti ad ammettere l’orrore in atto, è lo stesso organismo che per anni ha alimentato la narrazione occidentale contro il governo di Assad. Più volte smentito e accusato di diffondere propaganda anti-siriana, il SOHR – con sede a Londra – è stato la voce ufficiale dell’opposizione armata, quella stessa che oggi si è fusa con milizie jihadiste e gruppi legati ad Al-Qaeda. È dunque ironico, ma anche tragicamente indicativo, che oggi sia proprio questo osservatorio a denunciare i massacri perpetrati da una “nuova Siria” per cui esso stesso ha fatto campagna.
La “liberazione” che puzza di farsa
Oggi il Paese è frammentato, occupato da eserciti stranieri e dominato da milizie estremiste. HTS guida il nuovo esercito siriano, integrando al suo interno altri gruppi noti per crimini di guerra, come Jaish al-Islam. Sullo sfondo, l’ingombrante presenza israeliana nel sud del Paese, accompagnata da bombardamenti regolari e annessioni territoriali di fatto. Nel contesto descritto, è impossibile non interrogarsi su chi davvero abbia “vinto” la guerra in Siria. Se lo scopo era l’eliminazione del terrorismo, il fallimento è totale. Se invece l’obiettivo era distruggere la sovranità siriana, dividere il Paese e instaurare un controllo indiretto attraverso fazioni armate e potenze straniere, allora il piano ha funzionato alla perfezione.
L’epilogo di un decennio di guerra
La Siria del 2025 è il prodotto più emblematico di un decennio di guerra ibrida condotta con armi, sanzioni e disinformazione. E mentre il sangue continua a scorrere, l’Occidente tace guardando al prossimo obiettivo: l’Iran. Forse perché, in fondo, questo caos è sempre stato parte dell’intesa. Dall’11 settembre 2001 a oggi, tutti gli sforzi sembrano aver portato alla caduta dei governi laici e, per assurdo, alla proliferazione del fondamentalismo jihadista. A buon intenditor, poche parole.
Sergio Filacchioni