
Il dato più emblematico mostra però che a credere nella scarsa considerazione internazionale del presidente americano non sono soltanto i repubblicani ma anche buona parte degli elettori democratici. E’ vero che nel 2007 soltanto il 21% degli americani riteneva che George Bush fosse rispettato a livello internazionale, ma allora la percezione era dovuta all’eccessiva aggressività, spesso giudicata deleteria, dell’ex presidente degli Stati Uniti. Adesso la perdita di credibilità di Obama sembra invece dovuta all’incapacità di incidere sulle spinose questioni internazionali e al fatto che gli Usa non vengono più considerati dai propri cittadini come gli unici arbitri degli equilibri geopolitici.
A partire dal braccio di ferro con la Russia di Putin sulla guerra in Siria, perso ai punti da Obama, la diplomazia americana ha iniziato a manifestare segni di debolezza mai così evidenti dai tempi del crollo dell’Unione Sovietica, che portò poi il politologo statunitense Fukuyama a teorizzare il concetto di “fine della storia” e i massimi studiosi di relazioni internazionali a parlare di unipolarismo dettato dall’egemonia americana.
Il sondaggio Gallup consolida le teorie multipolariste, che ritengono avviata la fase di “transizione uni-multipolare” dove una serie di potenze emergenti, anche se al momento solo parzialmente, sono in grado di sfidare sul piano militare e strategico gli Stati Uniti d’America.
Eugenio Palazzini