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Materia e memoria: la bioedilizia per ridare vita agli edifici storici

by Redazione
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Camminare per i centri storici italiani permette di vivere un’esperienza unica. Le pietre, le crepe, gli intonaci parlano di decenni di storia. Ma questo patrimonio è fragile. Per molto tempo, nel tentativo di “metterli a nuovo”, si è intervenuti con materiali moderni che si sono rivelati nemici delle strutture antiche. Si è agito per inseguire la performance immediata, dimenticando una regola fondamentale: un edificio storico è un organismo vivo, che invecchia secondo regole proprie.

Attualmente, si comprende sempre di più che, per salvare la memoria, bisogna prima di tutto rispettare la materia. È qui che si affaccia la bioedilizia applicata al restauro: un approccio che non impone soluzioni estranee, ma ascolta l’edificio e gli fornisce materiali compatibili, sani, spesso identici a quelli usati secoli fa. Più che un ritorno al passato, è un “ritorno al futuro”: si riscoprono tecniche e materiali antichi che, alla prova dei fatti, si dimostrano sostenibili e duraturi.

L’eredità delle antiche preparazioni

Per restaurare un edificio storico non basta buona volontà, perché serve una conoscenza profonda, quasi filologica, dei materiali originari. Non è possibile applicare un intonaco standard su una muratura del Seicento che è stata realizzata con principi completamente diversi.

È proprio da questa consapevolezza che nascono realtà di eccellenza come Calchera San Giorgio, un centro di ricerca e formulazione che ha fatto dello studio delle antiche preparazioni costruttive la sua missione. Non si tratta semplicemente di produrre malte, ma di recuperare un sapere che rischiava di andare perduto.

L’azienda si occupa di materiali per il restauro storico, archeologico e monumentale, oltre che di edilizia sostenibile. L’approccio utilizzato è molto specifico, perché gli esperti di Calchera San Giorgio studiano le richieste del progetto, i modi storici del costruire e le materie prime locali che caratterizzano un edificio nello specifico.

Si vuole così creare un prodotto compatibile, sia fisicamente che culturalmente, con la struttura. Questo vuol dire scegliere materie prime naturali, che spesso derivano dal riciclo (come nel caso del cocciopesto), ed escludere qualsiasi sostanza dannosa per la salute e per l’ambiente.

Le soluzioni concrete per il patrimonio

Il lavoro di Calchera San Giorgio va oltre la formulazione, perché si punta a risolvere problemi che affliggono il patrimonio edilizio, come la mancanza di coesione strutturale, la scarsa efficienza energetica e l’umidità. Per ogni problema, esiste una soluzione che guarda molto alla tradizione delle tecniche costruttive.

Per esempio, nel caso del consolidamento strutturale, bisogna considerare che le murature storiche spesso presentano vuoti interni, dovuti alla tecnica costruttiva o a dissesti. Questi vuoti compromettono la resistenza meccanica. Invece di intervenire con applicazioni di cementi o di resine, vengono usate malte naturali molto fluide, a base di calce, che penetrano in maniera efficace nelle piccolissime cavità e ridanno coesione all’insieme.

Oppure, si pensi al restauro e al suo grande nemico: l’umidità di risalita. Basandosi su studi mirati sulle malte del passato, l’azienda ha messo a punto sistemi di deumidificazione che ripropongono in modo fedele le caratteristiche dei manufatti antichi, come gli intonaci con calce e pozzolane, che favoriscono l’evaporazione dell’acqua che si trova nel muro, senza bloccare il vapore e senza sfaldare.

Infine, l’isolamento. Come rendere un edificio storico più efficiente senza snaturarlo con un cappotto plastico? La risposta arriva ancora una volta dal passato: intonaci minerali naturali, formulati secondo preparazioni antiche, che possiedono un alto potere fonoassorbente e termoisolante.

Perché la compatibilità è essenziale

Parlare di bioedilizia nel restauro vuol dire, prima di tutto, parlare di compatibilità. Un edificio storico è tutt’altro che un sistema inerte, perché è un equilibrio dinamico tra diversi materiali e l’ambiente. Le murature antiche assorbono umidità dal terreno e, tramite un processo di evaporazione, rilasciano tutto l’ambiente. È come se fosse un processo di “respirazione” fisiologico.

I materiali della bioedilizia sono altamente traspiranti e nel muro agiscono per regolare in maniera naturale l’umidità interna. L’uso di un materiale compatibile, quindi, non è esclusivamente una scelta estetica, ma una necessità tecnica fondamentale per la sopravvivenza a lungo termine dell’edificio stesso.

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