Roma, 9 lug – A volte ritornano. Altre volte restano. È il curioso caso della capitana senza reggiseno Carola Rackete e dell’onorevole col martello (ma senza falce) Ilaria Salis al Parlamento europeo.
The Left saluta “Capitan rasta”
La comandante della Sea Watch, ecologa, attivista per il clima, filantropa simil-Soros e pittatrice di unghie in stile Fedez durante i salvataggi umani si è dimessa dall’incarico affidatole dall’elettorato sinistro tedesco al parlamentino di Bruxelles. “Scelta per spirito collettivo”, ha detto. Lo ha annunciato oggi il suo gruppo The Left che, salutando la capitana tutta rasta, riporta questo passaggio del commiato: “La mia candidatura e il mio mandato hanno sempre mirato a contribuire al rinnovamento del partito Die Linke, un processo che sta procedendo con successo. Come persona attiva nei movimenti sociali, io e il mio team abbiamo discusso fin dall’inizio di come dare forma collettivamente al mandato e questo spirito collettivo si sta ora concretizzando attraverso le mie dimissioni. Ringrazio tutti gli elettori e in particolare tutti i membri del partito che hanno riposto in me la loro fiducia“.
Tra i vari messaggi di saluto spicca quello della compagna (di avventure, di vedute e di parlamento) Ilaria Salis che le dà appuntamento a “rivedersi nella lotta”. Chissà se Carola si sarà augurata che l’appuntamento della Salis non sia come quello dato a elettori, simpatizzanti e follower appartenenti all’altra metà della luna che aspettavano l’“Onorevole Macete” in Ungheria, a Budapest per il gay pride, disertato all’ultimo dalla pasionaria progressista che stavolta ha pensato di tenersi bene alla larga da quella parte destra di Europa.
Carola Rackete e Ilaria Salis
Se capitan Rasta Carola Rackete era stata eletta per “cambiare l’europa dall’interno” per dirla con le parole dell’inquisito antagonista Matteo Salvini, ministro dell’interno ai tempi della vicenda della Sea Watch e del fantasioso processo imbastito ai danni del solo capo del Viminale per reati inesistenti – tanto è vero che tutti i reati fantasticati sono caduti – per Ilaria Salis altro che collettività! La sua candidatura è stato un segno di egoismo, di solipsismo, di giustizia proletaria & individuale come mai si era vista prima.
Diventare onorevole non per rappresentare il popolo, non per difendere i diritti e combattere per le idee, ma per scampare a un processo su cui la parola condanna era già quasi scritta. Che dire? Se qualcuno non è disposto a correre dei rischi per le proprie idee… Bruxelles è un porto sicuro per l’onorevole maestra. Con il decreto flussi varato dal governo italiano più che la lotta ci sarà tanto lavoro per l’esperta di trasbordi intercontinentali. Insomma, un’onorevole finalità (pol-ittica) per entrambe.
Tony Fabrizio