Roma, 3 set – Alla fine nascerà, dovrà nascere per forza, ma per il momento è un parto podalico. O podolico, avrebbe detto De Mita, se fosse stato ancora vivo. Sarà accolto con tanto di baby shower, anche se tutti sanno di chi si tratta. In fondo stupire, un travaglio di nome Roberto. Fiko! Roberto Fico è il candidato grillo-comunista progressista alla Regione Campania. Nato a Napoli mezzo secolo fa, dove nel collegio periferico di Fuorigrotta ha vinto la ruota della fortuna con la Casaleggio & co. Laureato all’università di Trieste in Scienze della comunicazione con una tesi sulla musica neomelodica napoletana e master conseguito, così ha sostenuto lui, in Knowledge management (gestione del sapere) dal Politecnico di Milano, Napoli e Palermo nonostante a Napoli e a Palermo non esista alcun Politecnico.
Roberto Fico, un candidato grillo-comunista per la Campania
Di lui non si ricorda una proposta di legge, una petizione, una mozione che sia una nella sua decennale carriera da parlamentare. Nulla. Il nulla a cinque stelle. Il primo giorno andò a lavoro in autobus e fu anche l’ultimo e il solo, ma con tanto di scorta e il fotografo che lo immortalarono solitario e spaesato nel bus vuoto. Il suo merito più grande è stato quello di essere l’erede della Boldrini, anzi il suo suc-CESSO-re e di non averla fatta rimpiangere. Almeno dalla frangia antifascista.
Pugno chiuso in bella mostra oggi e sempre, cuore a sinistra, anima rossa e colf in nero. Cosi comunista e attento all’egualitarismo, strenuo difensore degli ultimi e dei lavoratori da essere condannato per non aver mai assicurato la sua collaboratrice domestica napoletana.
Fico non ha mai amministrato nulla, nemmeno il suo portafogli, eppure gli si affida la regione più importante del Mezzogiorno e la più difficile d’Italia. “Qual è la regione dove i grillini non hanno fatto nulla? La Campania. E quale regione si affida loro? La Campania!” è stato il battesimo con il lanciafiamme del governatore uscente e mai rassegnato Vincenzo De Luca. Che ha detto solo verità. Strenuo oppositore di De Luca e del deluchismo da finire per appoggiarlo in consiglio regionale, con la capa Lady Ciarambino che ha subìto una metamorfosi che avrebbe fatto sbiancare persino Kafka in persona per aver passato da essere la “chiattona” (cit. De Luca senior) a una pasionaria difenditrice del Governatore che non risparmia punzecchiamenti e sciabolate al candidato del fronte sinistro.
Vincenzo è un animale politico che si candiderebbe in eterno (citazione sempre sua!), uno di quelli che non molla lo scettro, che, se non può decidere chi vincerà la tornata elettorale, può sicuramente determinare a chi farla perdere. È uno che non molla l’osso e nemmeno la cadrega. Però ha famiglia. E se lo scettro, prima o poi, va mollato, Vincenzo lo passa in eredità. Al figlio. Vincenzo m’è padre a me! è un vecchio tormentone della commedia napoletana. Solo che stavolta non si tratta di teatro, ma di vita vera. Politica. Così è, se vi pare.
E il figlio di De Luca si prende il Pd
Fico potrà anche essere un boccone amaro, ma De Luca inghiotte tutto e tutti, fagocita ogni cosa pur di sistemare il pargoletto: Fico val bene un Pierino! Che è deputato, brillante avvocato, professore di Diritto ed emigrante a Bruxelles, indagato per bancarotta (Ifil) e assolto perché il fatto non sussiste e martire del paterdelucanesimo sulla via del Nazareno. Così, se lo scambio approvato persino dalla Schlein prevede l’appoggio – che visto l’ambiente l’atteggiamento è alquanto preoccupante – di Robertino a Palazzo Santa Lucia in cambio della leadership del Partito democratico campano affidata a Pierino, costui addirittura viene presentato come quello che si sacrifica. Che si immola per la causa e non per le cause. Un martire. Parola di papà. Per il campo largo, per il campo lungo, per il campo basso purché campi pure lui.
Dopo 20 anni di militanza, potrebbe professionalmente ambire ad altro e, invece, da eletto, da prescelto si mette a fare il segretario regionale del Partito degli indagati per eccellenza. Di certo non per gestire il sistema Salerno e controllare Fico che non correrà certo il rischio di fare. Infatti, mentre tutti parlano di lui, lui tace. E ha in programma solo di rispolverare il vecchio reddito di cittadinanza. Come in Toscana. Come altrove in Italia. Scambio che vince non si cambia. E, infatti, in Campania non cambierà assolutamente nulla. Quel fratacchione di De Luca, per il tramite di Pierino l’onorevole figlioletto, continuerà a fare il bello e il cattivo tempo che va bene a Fico che non farà niente facendo il Presidente della Campania. Mentre coloro che siedono dalla parte destra del parlamentino e che non sono pervenuti, nemmeno questa volta che provengono direttamente da Roma, sono costretti a guardare e al massimo a parlare. Male, purché ne parlino. E sperare che cada. Ma questo Fico non cadrà lontano dal Piero.
Tony Fabrizio