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Reddito di cittadinanza in Campania: che Fico!

by Tony Fabrizio
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Roma, 30 lug – In Campania è ancora guerra aperta per il candidato a ereditare il lanciafiamme di De Luca. Almeno a sinistra. Se Vincenzino era pronto a fare carte false per potersi ricandidare “in eterno”, proprio non ci sta a cedere con piacere il “suo” scettro. A nessuno. Chiunque esso sia. Menchemeno a uno nuovo che rappresenterebbe la sintesi della vecchia alleanza di governo giallo-rossa: Roberto Fico. Napoletano, soprattutto quando parla, occupato con quella tipica arte di tirare a campare fino a quando la “sciorta” non è passata anche per lui, anima del grillismo della prima ora, mano in tasca & pugno chiuso bello alto.

Fico rispolvera il reddito di cittadinanza

Il Presidente della Camera anti-mattarelliano che nessuno ricorda, se non per la continuità dell’antifascismo con la sua precedente omologa Laura Boldrini e per essere andato il primo giorno di lavoro in tram, rigorosamente vuoto e a favore di obiettivo di fotografo. Cosciente del fatto che nessuno lo ricordi, Robertino s’è fatto subito ri-conoscere: come da indiscrezione di Stylo.24 non programmi fattibili, non idee nuove, non proposte concrete per la Campania, ma un amarcord del loro cavallo di battaglia: un bel reddito di regionalanza e vaffanculo! Una sorta di reddito di cittadinanza in chiave regionale, in quella regione che, anche se assurge agli onori di cronache e almanacchi per meriti della sua gente, deve sempre e comunque riscattarsi – chissà se qualcuno ha mai capito da cosa – e che tanto è stata criticata per il reddito di nullafacenza. Un do ut des al sapore della “pastetta” secondo Fico. Un genio: Fico della Mirandola, come lo ribattezzò Veneziani.

Il Robin Hood del Vesuvio

D’altronde chi meglio di Robertino alla guida della Campania, se non lui che si è laureato con una tesi sulla musica neomelodica, ma all’università di Trento e dopo un progetto Erasmus? Uno che dopo che è andato predicare accoglienza a Roma, dove festeggiava il 2 giugno a favore di sinti, rom e zingari, si è dimenticato persino di assicurare la sua colf. Dimentico persino di togliere le mani dalla tasca al momento dell’inno nazionale e che ora torna a Napoli per metterle le mani nelle tasche dei campani. Mettere per togliere solo a chi dice lui. Se Conte si è autoribattezzato avvocato del popolo, Fico potrà essere il Robin Hood del Vesuvio, un'”aRrobbi” nudo della pizza: tolgo a tutti i campani per dare a chi mi vota. Come slogan funzionerebbe. Anzi, lui e chi meglio di lui le canterebbe e le suonerebbe di santa ragione! Musica per i suoi orecchi. Potrebbe essere una vittoria a 5 stelle, visto che il tripartito (o partuto, in campano andato) di governo arranca per trovare un anti-De Luca altrettanto fico.

La Campania al capolinea?

Il problema è che a destra il candidato non l’hanno mai creato e ora addirittura lo debbono inventare. Allora attendono che si pronunci la sinistra, ovvero che “lo sceriffo” dia l’assenso per qualche fratacchione, per annunciare a loro volta chi sarà l’agnello da sacrificare a destra sulla strada di palazzo Santa Lucia. Visto che a livello nazionale non si capisce più chi sia a destra a chi a sinistra, come De Luca tra l’altro, a destra avrebbero potuto prendere esempio (anche stavolta) dai loro compagni e offrire uno scranno riabilitativo al napoletano Sangiuliano per ben altre riunioni di gabinetto stavolta. Ma sempre in famiglia. A Napoli c’è ancora qualcuno che se lo ricorda nelle sezioni cittadine. Dopotutto Napoli è città d’amore, diceva De Crescenzo, dove i figli so’ piezz’ ‘e core e Gennarino, figlio di Napoli, potrebbe apparire uno scarrafone ancora bell’a mamma soja. Se, però, è vero come afferma De Luca – ed è vero – che i cinque stelle non hanno mai fatto nulla in Campania e proprio a loro si vorrebbe consegnare la Campania, in nome di una fantomatica coerenza Fico garantirebbe ai campani di continuare a fare niente. Se, dunque, queste sono le premesse la Campania è al capolinea e con Fico si è arrivati veramente alla frutta.

Tony Fabrizio

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