Roma, 26 lug – Il primo luglio di quest’anno, il telescopio ATLAS in Cile ha ufficialmente scoperto il terzo oggetto interstellare confermato che attraversa il Sistema Solare dopo 1I/Oumuamua e 2I/Borisov. Questi oggetti provenienti dai meandri dell’universo, in particolare l’ultimo 3I/ATLAS, hanno portato con sé un nuovo e scottante dibattito relativo alla questione spaziale. Cosa sono e da dove vengono questi oggetti interstellari? Possono rappresentare la prova della presenza di materia esotica al di fuori del nostro Sistema? Ma soprattutto, quali conseguenze avranno sul ruolo della specie umana e sulla nostra consapevolezza esistenziale?
Cos’è 3I/ATLAS?
Già alcune osservazioni precedenti alla scoperta ufficiale, risalenti a fine giugno, avevano rilevato un oggetto con un diametro stimato tra 10 e 20km con una traiettoria fortemente iperbolica e non gravitazionalmente legato al Sole. La conferma successiva della sua natura interstellare ha dato avvio a numerose speculazioni sul luogo di provenienza: una delle ipotesi più accreditate vede provenire 3I/ATLAS dal disco galattico spesso, regione antica con composizione ricca d’acqua. Alcuni esperti affermano possa avere fino a sette miliardi di anni. La maggioranza della comunità scientifica, data la presenza di una coda e di una debole coma (la caratteristica chioma gassosa che circonda il nucleo di una cometa quando si avvicina al Sole), è incline a classificare 3I/Atlas come un oggetto naturale. Molto probabilmente si tratterebbe di una cometa dall’origine interstellare. Ma le ipotesi, anche molto più suggestive, non finiscono qui.
La teoria della “foresta oscura” e l’ipotesi aliena
A far infuocare il dibattito ci ha pensato Avi Loeb, fisico teorico del Dipartimento di Astronomia dell’Università di Harvard, il quale, negli ultimi giorni, ha paventato la possibilità che l’oggetto interstellare 3I/ATLAS possa essere tecnologia aliena. Non solo, questa nave/sonda spaziale sarebbe potenzialmente ostile. Lasciando da parte alcune motivazioni scientifiche, come il fatto che abbia sorvolato altri pianeti entro distanze insolite, che la traiettoria sia quasi parallela al piano dell’eclittica terrestre o che manchino alcuni comportamenti tipici delle comete, la tesi di Loeb richiamerebbe principalmente la teoria della “foresta oscura”.
Questa teoria, resa popolare dallo scrittore cinese Cixin Liu nella sua trilogia Il Problema dei tre corpi (dal titolo del primo romanzo), è una spiegazione proposta per il paradosso di Fermi: ovvero il fatto che, nonostante l’altissima probabilità dell’esistenza di altre civiltà nell’universo, non abbiamo ancora osservato alcun segno di vita intelligente. Il principio fondamentale della teoria afferma che l’universo è simile proprio a una foresta oscura, dove ogni civiltà si aggira silenziosamente come un cacciatore armato consapevole che dietro ogni albero, dietro a ogni rumore, possa nascondersi un altro cacciatore.
Questa teoria postula che tutte le civiltà desiderino sopravvivere e, non potendo essere certi delle intenzioni altrui, la strategia più sicura è rimanere nascosti e silenziosi, eliminando ogni possibile minaccia. Secondo Loeb, se 3I/ATLAS fosse di origine aliena, è plausibile sia ostile proprio per le regole implicite della foresta oscura. Se una civiltà venisse individuata, rappresenterebbe immediatamente una minaccia e la scelta più razionale sarebbe l’eliminazione.
Lo spazio come nuovo mito
Il fatto che la teoria della “foresta oscura” si porti dietro diverse possibili critiche, come un vizioso determinismo negativo e un presupposto antropocentrismo, oltre che a nessuna evidenza empirica, non fa venire meno la potenza del suo immaginario profondamente vitalistico. Siamo all’inizio di un passaggio epocale, e l’imperativo spaziale deve rappresentare il nuovo mito per quelle civiltà che avranno la forza di incarnarlo. Il dibattito odierno su oggetti interstellari o su qualsiasi “assolutamente altro” con il quale la nostra specie entrerà in contatto è fondamentale, oltre che fortemente pedagogico.
Lo spazio sarà la nuova arena per i popoli forti e la sua conquista un’impresa mitica, selettiva e sovrumana. Chi meglio della civiltà europea, figlia di quei popoli guerrieri che discesero verso sud, può accogliere un tale spirito pioneristico-futurista ed essere quei cacciatori che vagano, armi in pugno, nella foresta oscura dell’universo? Non c’è cooperazione moralistica, nessun umanismo globalista. L’espansione spaziale sarà il regno della lotta e dell’affermazione. Tutto questo non può che essere affrontato seguendo una logica identitaria che rifiuti l’ultimo uomo della fine della storia. Un sogno eroico di grandezza e bellezza per gli europei di domani.
Andrea Grieco